Tradotto in italiano da Eros R.F., da Geopolitika.ru.
Alla vigilia della visita del Presidente cinese Xi Jinpin in Russia, il 19 marzo, sono stato intervistato da Russia Today e mi è stato chiesto come vedevo le pesanti sanzioni occidentali contro la Russia; ho risposto che la Russia è stata isolata dall’Occidente e l’Occidente è stato isolato dagli altri. Il motivo è semplice: sebbene l’operazione militare della Russia in Ucraina sia controversa, uno degli obiettivi professati dalla Russia è quello di cambiare l’ordine mondiale unipolare guidato dagli Stati Uniti in un ordine mondiale multipolare, e questo obiettivo è ampiamente sostenuto o almeno compreso dal mondo non occidentale.
Il sostegno o la comprensione di questo obiettivo sono rafforzati dal fatto che ora le principali potenze non occidentali, come Cina, Russia, India e Iran, si definiscono apertamente Stati-Civiltà. Possono divergere su come definire esattamente il termine Stato-Civiltà, ma sembrano concordare su almeno tre temi: primo, sono tutti rispettivamente una Civiltà unica, secondo, sono stufi dell’imposizione dei valori occidentali su di loro in nome dei “valori universali” e terzo, resistono all’interferenza occidentale nei loro affari interni.
Questi Stati-Civiltà in ascesa stanno effettivamente sfidando il cosiddetto ordine mondiale unipolare liberale e il mondo sta quindi assistendo a uno spostamento dell’ordine globale da [un lineamento] verticale, in cui l’Occidente è al di sopra degli altri, a [un lineamento] orizzontale, in cui l’Occidente e gli altri sono alla pari in termini di ricchezza, potere e idee. Per non parlare di altre potenze non occidentali, negli ultimi dieci anni la Cina da sola ha contribuito alla crescita economica mondiale più di tutti i Paesi del G7 messi insieme (38% contro 25%). L’uso del dollaro da parte degli Stati Uniti nelle sanzioni contro la Russia non ha fatto altro che spingere un numero sempre maggiore di Paesi non occidentali ad abbandonare l’uso del dollaro nel loro commercio internazionale; un duro colpo per l’ordine economico unipolare esistente. L’anno scorso, il 70% del commercio sino-russo è stato effettuato nelle rispettive valute locali, e India, Brasile, Iran, Turchia, Indonesia e altri importanti Paesi non occidentali stanno tutti promuovendo il commercio nelle loro valute locali.
È anche vero che, nelle relazioni internazionali, le potenze occidentali hanno a lungo perseguito una strategia di “divide et impera“, fin dall’epoca coloniale. Al contrario, le principali potenze non occidentali, in particolare la Cina, seguendo la sua tradizione di Stato-Civiltà, perseguono [una strategia] proprio opposta, cioè “unire e prosperare“, come dimostra la sua massiccia Belt and Road Initiative (BRI), che si dimostra popolare con la maggior parte dei Paesi, e la Cina ritiene che questo ideale di unire e prosperare rappresenti i migliori interessi dei cinesi e della maggior parte degli altri popoli.
Con il rapido declino del potere politico e dell’autorità morale di Washington sia in patria che all’estero, è naturale che i Paesi non occidentali traggano ispirazione dalle proprie culture e Civiltà per distinguersi dallo screditato modello liberale americano e dalla sua egemonia unipolare.
È interessante notare che l’idea di Stato-Civiltà è attraente anche per molti nel mondo occidentale. Per esempio, di fronte alle scoraggianti sfide della “ri-nazionalizzazione” dell’Europa, il presidente francese Macron ha quasi apertamente ammirato l’ideale di Stato-Civiltà quando ha citato Cina, Russia e India come esempi di questo tipo e ha dichiarato che il destino storico della Francia è quello di guidare l’Europa verso un rinnovamento “civile”.
Per la destra occidentale, il modello di Stato-Civiltà è un modo per difendere i valori tradizionali e resistere all’eccesso di ultra-liberismo e alla degenerazione culturale ampiamente percepita; per la sinistra, il modello mostra il dovuto rispetto per le culture e le tradizioni indigene come un modo per respingere l’imperialismo occidentale e l’eccesso di neo-liberismo.
In effetti, i nascenti Stati-Civiltà dell’Eurasia si definiscono soprattutto contro l’Occidente liberale, mentre l’Occidente sta ora lottando per definire la propria identità, il che sembra [una missione] più difficile rispetto [a quanto possa esserlo] per la Cina o la Russia. Da un lato, i liberali hanno a lungo predicato valori universali al di là dei confini nazionali o di Civiltà e ritengono che i loro valori siano universali – né occidentali, né europei, né giudaico-cristiani –, eppure, come sostiene il politologo europeo Bruno Maçães, l’“Occidente” liberale è ormai morto, riflettendo la sua simpatia per “una rivolta contro la mancanza di radici globali“.
Tuttavia, l’Occidente può esistere come Civiltà indipendente? Lo studioso britannico Christoph Coker osserva che “né i greci né gli europei del XVI secolo… si consideravano “occidentali”, un termine che risale solo alla fine del XVIII secolo“. Alcuni liberali occidentali sostengono un ritorno all’Illuminismo europeo, ma è ovvio che il liberalismo illuminista, con le sue tendenze universalizzanti, ha portato l’Occidente al suo attuale dilemma, che ha separato l’Occidente, e l’Europa in particolare, dalle proprie radici culturali, come nota Macaes: “Le società occidentali hanno sacrificato le loro culture specifiche per il bene di un progetto universale“. In effetti, un Occidente culturalmente, socialmente e politicamente diviso, come quello di oggi, ha ancora una battaglia in salita prima di dare forma a un’identità di Civiltà comune, se esiste.
In una prospettiva di medio-lungo termine, man mano che l’ordine mondiale diventa sempre più “orizzontale” che “verticale”, e [man mano] che l’Occidente e gli altri paesi sono più simili tra loro in termini di ricchezza, potere e idee, è probabile che assisteremo all’ascesa di più Comunità o Stati-Civiltà – autoproclamati o autentici –, tra i quali potrebbe affermarsi una Comunità civile occidentale di pari dignità alle altre [Civiltà già formate]. Si spera che i “valori universali” definiti unilateralmente dall’Occidente vengano gradualmente sostituiti da alcuni valori comuni approvati dall’intera Comunità internazionale, come la pace, l’umanità, la solidarietà internazionale e un’unica Comunità umana.