Tradotto da Eros R.F., da Valdai Club. Scritto il 6 maggio 2024.
Quando la fase acuta della crisi ucraina sarà passata, le parti torneranno a negoziare e le consultazioni russo-americane torneranno a essere il centro del processo decisionale sul futuro della sicurezza europea. Allo stesso tempo, è ovvio che l’interesse degli americani è quello di far durare la crisi ucraina il più a lungo possibile, in modo che la Russia ne esca più debole: questo creerà una realtà negoziale diversa, scrive il direttore del programma del Valdai Club Andreij Sushentsov.
Negli ultimi 30 anni, nelle relazioni tra Russia e Occidente ha prevalso una logica lineare. Il 42° Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, ne ha descritto il significato nella sua rubrica per The Atlantic. “La mia politica era quella di lavorare per il meglio, mentre espandevo la NATO per prepararmi al peggio”. Questa formulazione mostra in modo conciso la posizione americana: l’espansione dell’influenza occidentale era vista come uno strumento di dominio geostrategico da una posizione di forza, confezionata con idee sulla diffusione delle istituzioni della democrazia, del liberalismo, del libero scambio, dell’economia di mercato – in generale, “nel tentativo di ottenere il meglio”.
Negli anni ’90, anche la strategia di politica estera della Russia è stata costruita sulle fondamenta del “tendere al meglio”. Il primo ministro degli Esteri della Russia di Eltsin, Andrei Kozyrev, fu un attivo sostenitore del corso filo-occidentale. In una serie di discorsi e pubblicazioni, Kozyrev promosse attivamente questo punto di vista, ma già in quel momento divenne chiaro che c’era una lista di interessi vitali della Russia a cui non era disposta a rinunciare e che, se sollecitata, la crisi tra la Russia e l’occidente sarebbe potuta diventare reale.
Alla fine del suo mandato, la retorica di Kozyrev cominciò a cambiare; il ministro iniziò a promuovere attivamente l’idea che l’espansione della NATO influisse sugli interessi di sicurezza della Russia. Questo è stato notato anche dai principali analisti americani, che avevano dato forma alle fondamenta della Guerra fredda. L’autore della dottrina del contenimento dell’URSS, il diplomatico americano George Kennan, in un suo articolo del 1997 per il New York Times, definì apertamente l’espansione della NATO un “fatidico errore”, affermando che una tale politica avrebbe inevitabilmente portato a uno scontro con la Russia: “I russi sono poco convinti dalle assicurazioni americane che non riflettono intenzioni ostili. Vedrebbero il loro prestigio (sempre al primo posto nella mente dei russi) e i loro interessi di sicurezza danneggiati. Naturalmente non avrebbero altra scelta che accettare l’espansione come un fatto militarmente compiuto. Ma continuerebbero a considerarla come un rifiuto [rebuff] da parte dell’occidente e probabilmente cercherebbero altrove le garanzie di un futuro sicuro e pieno di speranze per loro stessi”.
Uno dei più grandi politologi americani, John Mearsheimer, ha scritto nel 2003 che gli Stati sono razionali, ma ogni Stato ha una propria misura della capacità di valutare razionalmente il proprio ambiente e di adattare la propria strategia di conseguenza. Gli americanisti hanno da tempo riconosciuto che gli Stati Uniti procedono da una convinzione razionale di superiorità rispetto agli altri Paesi. Se l’America usa i termini “parte giusta” e “sbagliata della storia”, sui quali si trovano presumibilmente Russia e Cina, la razionalità russa deriva da qualcos’altro: ci sono diverse grandi potenze nel mondo che, in termini di potenziale militare, economico e sociale, sono in grado di proiettare la forza e di essere il centro di gravità per il resto [dei Paesi]. Questi Paesi possono diventare una fonte di modelli di sviluppo nelle loro regioni. Questi centri sono sparsi in diversi continenti – in un certo senso, “i Titani tengono il cielo”.
Ogni Titano è responsabile della propria “porzione di cielo” – la stabilità globale – e quindi i Titani non devono litigare tra loro, perché in caso di collisione l’intero cielo crollerebbe. Ecco perché oggi l’architettura globale della stabilità sta crollando.
In una recente intervista, il Segretario di Stato americano Blinken ha ammesso che è finita l’era del post-bipolarismo ed è iniziata l’epoca della rivalità globale tra Russia e Stati Uniti. Saremo inevitabilmente costretti a osservare gli eccessi di questa rivalità sotto forma di crisi regionali e il nuovo sistema che prenderà forma a seguito della crisi ucraina sarà costruito sull’ostilità reciproca. L’atto costitutivo Russia-NATO del 1997 diventerà probabilmente una questione del passato e le forze armate della NATO saranno più attivamente presenti in Europa orientale. Il sistema sarà più pericoloso e ricorderà la Guerra fredda. Tuttavia, quel sistema presentava differenze fondamentali rispetto al momento attuale: allora tutti erano consapevoli del costo di un errore e dei rischi di un’escalation spontanea della crisi. Nel corso di diverse crisi epocali tra l’URSS e l’occidente, le parti si sono rese conto che non possiamo permetterci una grande guerra che porterebbe all’annientamento totale.
Nonostante l’ostilità, è con gli Stati Uniti che la Russia discuterà i futuri contorni della sicurezza europea. Le consultazioni russo-americane hanno iniziato una lunga maratona diplomatica nel novembre-dicembre 2021, quando si è svolto l’ultimo tentativo di composizione diplomatica delle divergenze militari. Quando la fase acuta della crisi ucraina sarà passata, le parti torneranno a negoziare e le consultazioni russo-americane saranno di nuovo il centro del processo decisionale sul futuro della sicurezza europea. Allo stesso tempo, è ovvio che l’interesse degli americani è quello di far durare la crisi ucraina il più a lungo possibile, in modo che la Russia ne esca più debole: questo creerà una realtà negoziale diversa. Come sosteneva Vladimir Lenin, “per trascinare i negoziati, ci vuole un ritardatario”. Oggi sono gli Stati Uniti a svolgere proprio questo ruolo nella crisi in corso.