Tradotto da Eros R.F., da Valdai Club.
Alcuni esperti paragonano le relazioni tra Mosca e Kiev a quelle tra gli Stati Uniti e Cuba. Cuba, da un lato, cercava di essere in prima linea nella lotta contro il capitalismo mondiale e, dall’altro, era strettamente intrecciata alla vita socio-politica americana. Tuttavia, ci sono fattori che fanno sembrare le contraddizioni russo-ucraine diverse dalla relazione antagonista tra Washington e L’Avana, scrive il direttore del programma del Valdai Club Andreij Sushentsov.
Negli ultimi tre decenni, la logica delle relazioni tra la Russia e l’occidente si è basata sull’assunto di base che Mosca avrebbe accettato qualsiasi mossa della NATO per cambiare l’equilibrio di potere in Europa. In effetti, la Russia si è trovata spesso sulla difensiva, il che ha gradualmente peggiorato le sue posizioni strategiche non solo sul continente, ma anche nella cintura di nazioni lungo i suoi immediati confini.
Questo è stato vero fino al momento in cui l’occidente ha scommesso sull’ingresso dell’Ucraina nella comunità transatlantica, perché i governi di Kiev per molti anni hanno costruito il loro progetto nazionale come avversari della Russia. Alcuni esperti paragonano le relazioni tra Mosca e Kiev a quelle tra Stati Uniti e Cuba. Cuba, da un lato, cercava di essere in prima linea nella lotta contro il capitalismo mondiale e, dall’altro, era strettamente intrecciata alla vita socio-politica americana. Questo Paese ha contribuito al dispiegamento delle armi nucleari sovietiche per fronteggiare gli Stati Uniti, pur non avendo capacità militari proprie per combattere Washington. Tuttavia, ci sono fattori che fanno apparire le contraddizioni russo-ucraine diverse dalla relazione antagonista tra Washington e L’Avana.
In primo luogo, a differenza di Cuba, l’Ucraina ha avviato un’intensa militarizzazione e ha iniziato a trasformarsi in un attore militare significativo nell’Europa orientale. L’Unione Sovietica aveva potenti capacità militari e Kiev divenne uno dei maggiori eredi del potenziale militare sovietico. In seguito, la NATO ha contribuito a trasformare le Forze Armate dell’Ucraina in un esercito qualitativamente migliore. Secondo varie fonti, le dimensioni di questo esercito hanno raggiunto i 250.000 effettivi, pari a solo un quarto delle forze armate russe. Se a questa cifra si aggiungono i riservisti e i dipendenti delle altre forze dell’ordine ucraine, il numero potrebbe raggiungere il milione, che è paragonabile alle dimensioni dell’esercito russo. Oggi tutta questa potenza è schierata al fronte.
In secondo luogo, in Ucraina esiste un conflitto socio-culturale irrisolto tra le persone con un’identità filorussa e quelle che associano la loro visione del mondo all’idea nazionale ucraina occidentale [Galizia e Volinia; nota di Katéchon]. La posizione di potere di questi ultimi ha predeterminato il conflitto armato civile con l’Est del Paese. Negli otto anni trascorsi dal 2014, la regione del Donbass è stata costantemente sotto la pressione militare di Kiev. Questo conflitto ha predeterminato sia la radicalizzazione delle persone con identità russa nel Donbass, sia le persone con orientamento filo-occidentale, che hanno iniziato a percepire la Russia come un’eterna minaccia esistenziale. Questi ultimi hanno iniziato a vedere nella vittoria sulla Russia lo scopo del proprio destino, ritenendo che ciò avrebbe contribuito alla risoluzione del conflitto civile nell’Est del Paese.
Un simile insieme di contraddizioni è piuttosto paragonabile al dilemma India-Pakistan; queste nazioni sono in guerra da più di mezzo secolo per il Jammu e Kashmir. Entrambi i Paesi sono sorti nello stesso momento, quando l’India britannica è crollata. Per il Pakistan, la nascita dello Stato è direttamente collegata all’opposizione contro l’India. Entrambi gli Stati hanno creato contemporaneamente forze armate significative, che ora includono armi nucleari. Il Pakistan ha iniziato a costruire legami di politica estera con Stati ostili all’India, cercando di bilanciare la minaccia proveniente da Delhi.
Mosca ha percepito l’Ucraina come un antagonista di questo tipo, rendendosi conto che nel giro di pochi anni avrebbe potuto ricevere dai Paesi della NATO un consistente armamento, sufficiente a causare danni sproporzionati sia alla regione del Donbass che alla Russia stessa.
La Russia si è trovata di fronte a una doppia sfida strategica: mentre l’orizzonte temporale dei negoziati per la Russia si stava restringendo fino a quando l’Ucraina non avrebbe finalmente acquisito il potenziale militare per risolvere la questione a est, il sentimento anti-russo stava rapidamente crescendo nella stessa Ucraina.
La combinazione di questi fattori spiega perché la Russia abbia reagito con calma alla decisione di Svezia e Finlandia di aderire alla NATO. Se confrontiamo il potenziale militare di questi Stati, risulta evidente che sono significativamente inferiori all’Ucraina da questo punto di vista. Inoltre, tra la Russia e i Paesi nordici non ci sono contraddizioni socio-culturali, come nel caso dell’Ucraina, che potrebbero portare immediatamente a un’escalation del conflitto militare.
Nonostante questo conflitto rimanga un confronto armato tra i due Paesi, esso influenzerà l’intera architettura dell’ordine mondiale e cambierà i contorni della strategia di politica estera della Russia. Ecco alcune delle incognite della nuova equazione globale. Non è ancora chiaro cosa ne sarà delle Nazioni Unite e quale sarà il posto della Russia al loro interno. Come funzioneranno l’economia e la logistica globali? Come e dove verranno esportate le risorse energetiche russe? L’Unione Europea rimarrà economicamente stabile e duratura, come lo era con le risorse russe a basso costo?
È evidente che le relazioni della Russia con l’Occidente stanno cambiando qualitativamente. La costante più comprensibile di questa metamorfosi è che la Russia e i Paesi della NATO saranno ora avversari nello spirito della seconda metà degli anni Quaranta, l’epoca dell’emergente bipolarismo duro. Tuttavia, sono visibili anche i contorni del cambiamento delle relazioni tra Stati Uniti ed Europa. Ora gli europei non avranno più la possibilità di scegliere tra i partner, essendo costretti a concentrarsi solo sugli Stati Uniti. A causa della mancanza di diversificazione strategica, saranno costretti a sottostare alla disciplina della NATO. Non potendo collaborare con la Russia, saranno costretti ad affidarsi alla protezione militare americana, che costerà loro molto di più. In questo senso, l’Europa perderà la sua autonomia strategica, che sarà probabilmente una delle principali conseguenze della crisi in corso.