Tradotto da Eros R.F. il 18 novembre 2024, da Valdai Club.
Siamo probabilmente al punto di partenza di una crisi in atto, e non vicini alla sua fine, scrive il direttore del programma del Valdai Club Andreij Sushentsov.
Perché le relazioni russo-ucraine preoccupano tutti i russi e gli ucraini? In un certo senso, quello che sta accadendo è una guerra civile a scoppio ritardato, che sarebbe potuta accadere all’inizio degli anni ’90 con il crollo dell’URSS, quando la prima generazione di leader russi e ucraini si vantava di aver evitato un divorzio sanguinoso come quello della Jugoslavia. In Russia, una persona su due ha parenti nel Paese confinante e ciò che accade è più che altro una questione di politica interna. Ad esempio, se il governo ucraino chiude le Chiese ortodosse russe o mette al bando un partito politico dell’opposizione filorussa, la notizia viene immediatamente ripresa dalla TV di Stato e i politici russi rilasciano dichiarazioni.
Tutti i Paesi post-sovietici hanno ottenuto l’indipendenza lo stesso giorno e ognuno di questi Stati è in qualche modo un esperimento di costruzione dello Stato, di definizione di strategie politiche estere e interne. La peculiarità dell’esperimento statale ucraino è sottolineata dal seguente dilemma: “come è possibile conciliare i due pilastri della statualità ucraina – l’Ucraina galiziana e la comunità russa orientale”? A un certo punto, i rappresentanti delle regioni occidentali hanno avuto “un bastone in mano” e hanno iniziato a usarlo nel dialogo con i rappresentanti dell’est: ecco perché l’ultimo Maidan ha vinto.
Il percorso lungo il quale si è sviluppato l’esperimento ucraino riflette una graduale riduzione della presenza e degli interessi dell’identità russa.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel tentativo di raccogliere consensi nell’est del Paese durante le elezioni, ha promesso che non avrebbe mai vietato l’insegnamento del russo a scuola, che avrebbe garantito lo status di lingua russa nelle comunicazioni con le agenzie governative e che avrebbe protetto la memoria della Grande Guerra Patriottica. Non appena è salito al potere, è apparso chiaro che le sue intenzioni erano di fare l’esatto contrario.
Ora, osservando ciò che sta accadendo nei media occidentali, possiamo vedere tutto ritratto come se la grande e forte Russia attaccasse la piccola Ucraina. Dal punto di vista dell’equilibrio strategico del potere, tuttavia, la situazione non è così ovvia. L’Ucraina è il secondo Paese in Europa per dimensioni fisiche dopo la Russia. La popolazione dell’Ucraina è di circa quaranta milioni di persone – un numero elevato per gli standard europei. L’esercito ucraino è il terzo più grande d’Europa dopo quelli di Russia e Turchia – 220-240 mila persone. La quota di spesa militare nel PIL ucraino è quasi del 6% (al livello di israele), le forze armate sono state modernizzate e Kiev ha acquistato moderni sistemi armati dall’Occidente. Il Segretario Generale della NATO Stoltenberg ha sottolineato direttamente che gli istruttori occidentali hanno addestrato decine di migliaia di soldati ucraini. Riempiendo l’Ucraina di armi, l’occidente ha cercato di creare un contrappeso alla Russia, affrontandola in un modo che avrebbe assorbito completamente la sua attenzione e le sue risorse – come il confronto del Pakistan con l’India.
Qualche settimana fa, alcuni burloni russi hanno chiamato il Segretario alla Difesa del Regno Unito e, a nome del Primo Ministro ucraino, hanno chiesto come avrebbe reagito la Gran Bretagna se avesse pianificato la creazione di armi nucleari in Ucraina. Il Ministro della Difesa ha risposto che il Regno Unito avrebbe sempre sostenuto gli amici ucraini. A molti sembra che l’occidente non permetterebbe mai all’Ucraina di ottenere le sue armi nucleari, ma è molto probabile che l’occidente reagisca come nel caso di israele: formalmente, il Paese non possiede armi di distruzione di massa, ma, come ha detto un leader israeliano, “se necessario, le useremo”.
Metaforicamente parlando, possiamo dire che gli americani hanno messo un giubbotto antiproiettile agli ucraini, dando loro un elmetto e spingendoli verso la Russia: “È un successo, amico”.
In definitiva, tutto questo ha portato a un rapporto di dipendenza unilaterale. L’Ucraina dipende fortemente dall’occidente, ma quest’ultimo non ha intenzione di sostenerla sistematicamente per sempre.
Come si comporterebbero gli americani se la Russia rispondesse con una minaccia analoga? In una delle audizioni al Senato degli Stati Uniti, l’ammiraglio americano Kurt W. Tidd ha dichiarato che “la Russia sta espandendo la sua presenza nella regione in diretta competizione con gli Stati Uniti per l’influenza nel nostro emisfero”. Immaginate se la Russia iniziasse a interagire con il Messico nello stesso modo in cui l’occidente si sta comportando con l’Ucraina: Inaspettatamente per gli americani, il Messico inizia a militarizzarsi rapidamente, pensa a un proprio programma missilistico, alle armi nucleari. I messicani ricordano le rimostranze del XIX secolo, quando il Texas non faceva ancora parte degli Stati Uniti [e questi invasero lo stesso il Messico per “difendere” il neonato Stato texano; nota di Katéchon]. Cosa farebbero gli Stati Uniti, viste le recentissime fughe di notizie sul desiderio dell’ex presidente Trump di invadere il Venezuela “a causa di una minaccia alla sicurezza regionale”?
Probabilmente siamo al punto di partenza di una crisi in atto, e non prossimi alla sua conclusione. La prima proposta diplomatica avanzata dalla Russia all’inizio della crisi è stata quella di mantenere l’Ucraina neutrale, di riconoscere la Crimea come territorio russo e di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche del Donbass. In risposta a queste richieste, l’Ucraina ha avanzato le proprie: il completo rimpatrio del territorio precedente al 2014 e nessun passo verso la Russia. La massimizzazione delle richieste ucraine significa che non è stato ancora trovato un punto di equilibrio nella campagna militare in corso. Tuttavia, essa ha le sue opzioni di sviluppo.
Nel primo scenario, l’attuale governo ucraino e la Russia stipulano un accordo che tiene conto delle richieste russe, e questi accordi vengono riconosciuti dall’occidente come parte di un pacchetto di sicurezza europeo. La crisi russo-ucraina lascerebbe il posto a un confronto politico-militare russo-occidentale, simile a quello della Guerra fredda.
Il secondo scenario ipotizza lo sviluppo degli eventi sotto l’influenza della situazione militare sul terreno. Di conseguenza, o si trova inevitabilmente un equilibrio o una delle parti prevale. In questo caso, c’è il rischio che l’occidente non riconosca i risultati dell’accordo e che nasca un nuovo governo ucraino, contrastato dal governo in esilio. Da parte dell’occidente si creerà un sistema di sostegno alla clandestinità ucraina, simile a quello che esisteva nella parte occidentale dell’Ucraina negli anni Cinquanta.
Il terzo scenario prevede una forte escalation della tensione tra Russia e occidente. È possibile che la crisi si estenda ai Paesi della NATO o che segua un’escalation della guerra delle sanzioni contro la Russia, nella speranza di scuotere le fondamenta della statualità russa. In questo caso, i rischi di una collisione nucleare aumenteranno. Tuttavia, fino ad ora, vediamo che i leader occidentali stanno prendendo le distanze da tali piani e affermano che non invieranno forze NATO in questo conflitto. Tuttavia, abbiamo visto più volte come l’occidente oltrepassi le proprie “linee rosse”: può davvero accadere di nuovo.