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Pagina a cura di Eros Rossi Fomìn
Bibliografia
Libri
Raccolte
Vita
Le origini e formazione
Karl Liebknecht nacque il 13 agosto 1871 a Lipsia, in una famiglia profondamente radicata nel socialismo. Suo padre, Wilhelm Liebknecht, fu cofondatore del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) e stretto collaboratore di Marx ed Engels. Questo ambiente plasmò il giovane Karl, che assorbì fin dall’infanzia gli ideali anticapitalisti e internazionalisti.
Dopo gli studi in legge a Berlino e Lipsia, divenne avvocato nel 1899, dedicandosi alla difesa di operai e militanti socialisti perseguitati, incluso il sostegno a rivoluzionari russi accusati di contrabbandare letteratura sovversiva.
L’attivismo politico e la grande guerra
Entrato nell’SPD nel 1900, Liebknecht si distinse per posizioni radicali, critiche verso il riformismo della leadership. Nel 1907 pubblicò Militarismus und Antimilitarismus, un saggio che denunciava il legame tra capitalismo e guerra, portandolo a 18 mesi di carcere per “alto tradimento”.
Eletto al Reichstag nel 1912, divenne una voce scomoda: al congresso di Brema (1904) definì il militarismo «il fondamento del capitalismo», anticipando la sua opposizione alla Prima guerra mondiale.
Il 4 agosto 1914, per disciplina di partito, votò a favore dei crediti di guerra, ma il 2 dicembre 1914 compì un gesto storico: fu l’unico deputato a votare contro, denunciando il conflitto come «guerra imperialista per il dominio del mercato mondiale».
Scrisse allora il pamphlet Der Hauptfeind steht im eigenen Land! (Il nemico principale è in casa nostra!), in cui accusava la borghesia tedesca di sfruttare il patriottismo per mascherare gli interessi di classe. Arrestato nel 1916 per aver gridato «Abbasso la guerra! Abbasso il governo!» durante una manifestazione, fu condannato a quattro anni di carcere
La Lega di Spartaco e il martirio
Nel 1916, insieme a Rosa Luxemburg, fondò la Spartakusbund (Lega di Spartaco), gruppo rivoluzionario che promuoveva la fine della guerra e l’instaurazione di un regime socialista 111. Liberato nell’ottobre 1918, durante i moti rivoluzionari che portarono alla caduta dell’impero, il 9 novembre 1918 proclamò la Repubblica Socialista Tedesca dal balcone del Castello di Berlino, in diretta contrapposizione alla Repubblica borghese annunciata da Philipp Scheidemann.
Il governo socialdemocratico di Friedrich Ebert, alleato con i Freikorps (milizie paramilitari di destra), represse brutalmente la sollevazione spartachista del gennaio 1919. Liebknecht e Luxemburg, braccati come “traditori”, furono catturati il 15 gennaio 1919. Portati all’Hotel Eden di Berlino, furono torturati e uccisi. Il corpo di Liebknecht fu abbandonato come “anonimo” in una fossa comune, simbolo del terrore bianco contro i rivoluzionari
Pensiero
Antimilitarismo radicale
Liebknecht elaborò una critica sistematica al militarismo, definendolo non solo strumento di oppressione imperialista, ma “fondamento del capitalismo“. Nel saggio Militarismus und Antimilitarismus (1907), sostenne che gli eserciti moderni servono a proteggere gli interessi della borghesia, reprimendo sia i “nemici esterni” (altri Stati) sia quelli “interni” (il proletariato). Per lui, il militarismo era una forma di “violenza organizzata del capitale“, indispensabile per mantenere lo sfruttamento di classe e l’espansione coloniale.
Il suo gesto più celebre, il voto solitario contro i crediti di guerra nel dicembre 1914, fu accompagnato da un discorso al Reichstag in cui denunciò il conflitto come “guerra imperialista per il dominio del mercato mondiale“, orchestrata dalle élite economiche e mascherata da patriottismo. Questo atto, unito al pamphlet Der Hauptfeind steht im eigenen Land! (1915), lo rese un simbolo della resistenza internazionalista, contrapposto al tradimento della SPD, che aveva appoggiato lo sforzo bellico.
La guerra imperialista come “bagno di giovinezza” del capitalismo
Liebknecht analizzò l’imperialismo come fase inevitabile del capitalismo, in cui la competizione per risorse e mercati sfocia in conflitti armati. Riprendendo Lenin, ma con una prospettiva autonoma, descrisse le guerre come “soluzioni temporanee” alle crisi di sovrapproduzione, utili al sistema per distruggere capitale in eccesso e ripristinare profitti.
In un discorso del 1913, anticipò che l’”industria degli armamenti” avrebbe trascinato l’Europa in un conflitto globale, evidenziando come i trust militari alimentassero tensioni artificiali per arricchirsi. La sua opposizione alla guerra non era pacifista, ma rivoluzionaria: sosteneva che solo il rovesciamento del capitalismo poteva garantire pace duratura, trasformando i “soldati in proletari coscienti”.
Marxismo eterodosso: Rivoluzione come “metamorfosi sociale”
Pur dichiarandosi marxista, Liebknecht sviluppò un approccio originale. Nei Studi sulle leggi del movimento dello sviluppo sociale (1916-18), paragonò la rivoluzione a un “atto di nascita” biologico, un salto qualitativo che emerge dall’evoluzione storica, anziché dalla semplice lotta di classe. Questa visione, influenzata dal positivismo, lo portò a divergere da Marx su punti chiave, come la priorità della “coscienza rivoluzionaria” rispetto all’inevitabilità economica, seppure rimanga una figura distante dalle tesi più passive come quella bordighista.
Criticò inoltre la SPD per il suo riformismo, insistendo sull’uso dello sciopero di massa come arma politica, ispirandosi alla Rivoluzione russa del 1905. Tuttavia, alcuni studiosi marxisti lo accusarono di “astrattezza teorica”, sottolineando una frattura tra le sue riflessioni filosofiche e l’azione concreta.
Internazionalismo e autodeterminazione dei popoli
Per Liebknecht, l’internazionalismo non era un ideale vago, ma una strategia concreta. Durante la Prima guerra mondiale, sostenne che i proletari avrebbero dovuto “voltare i fucili contro i propri governi“, rifiutando di combattere fratelli di classe. Allo stesso tempo, difese il diritto all’autodeterminazione delle nazioni, purché non strumentalizzato dalla borghesia: «La Patria socialista non può essere difesa da eserciti capitalisti».
Questa posizione lo avvicinò ai bolscevichi, ma con una differenza: mentre Lenin vedeva nella guerra un acceleratore rivoluzionario, Liebknecht la considerava una “trappola” per dividere il proletariato.
Il ruolo del Partito e l’eredità controversa
Con Rosa Luxemburg, fondò la Lega di Spartaco (1916), poi trasformatasi nel Partito Comunista Tedesco (KPD). Liebknecht immaginava un partito radicato nelle masse, capace di guidare una rivoluzione “dal basso”, contrariamente al centralismo leninista. Tuttavia, la repressione della rivolta spartachista (1919) e il suo assassinio per mano dei Freikorps, con la complicità della SPD, segnarono una sconfitta per questa visione.
La sua eredità è ambivalente: se da un lato è celebrato come martire antimilitarista, dall’altro la sua “frammentarietà teorica” e l’idealismo rivoluzionario sono stati criticati da correnti marxiste più ortodosse.