Georg Simmel

Georg Simmel (Berlino, 1º marzo 1858 – Strasburgo, 28 settembre 1918) è stato un filosofo e sociologo tedesco, figura centrale nel panorama intellettuale europeo a cavallo tra XIX e XX secolo. Considerato uno dei padri fondatori della sociologia moderna, si distinse per la sua capacità di analizzare le dinamiche sociali e culturali della vita urbana, con un’attenzione particolare alle forme delle interazioni umane e alle contraddizioni della modernità. Nonostante il suo lavoro sia stato spesso emarginato dall’accademia ufficiale, Simmel influenzò profondamente pensatori come Max Weber, Georg Lukács, oltre a gettare le basi per la sociologia contemporanea.

Pagina a cura di Eros Rossi Fomìn

Bibliografia

Libri
Raccolte

Vita

Nato a Berlino nel 1858, Georg Simmel crebbe in una famiglia ebraica assimilata, un contesto che segnò profondamente la sua esistenza. Ultimo di sette figli, il padre, commerciante convertitosi al protestantesimo, rappresentò per lui un esempio di integrazione nella società tedesca, seppur fragile. Questa duplice identità – ebreo per origine, tedesco per cultura – lo accompagnò come un’ombra, soprattutto in un’epoca in cui l’antisemitismo si faceva strada persino negli ambienti intellettuali.

La sua formazione avvenne all’Università di Berlino, dove tra il 1876 e il 1881 studiò filosofia e storia sotto maestri come Theodor Mommsen e Wilhelm Dilthey. La tesi su Kant, con cui si laureò, rivelò già il suo approccio anticonvenzionale: anziché limitarsi all’esegesi, cercava di collegare la filosofia alla vita concreta. Berlino, in piena seconda rivoluzione industriale, gli offrì un osservatorio unico sulla modernità: le folle anonime, il denaro come linguaggio universale, l’alienazione metropolitana. Temi che diventeranno centrali nelle sue opere.1

Nonostante il successo delle sue lezioni – frequentate da figure del calibro di Max Weber, Georg Lukács e persino futuri esponenti della Scuola di Chicago – la carriera accademica di Simmel fu un calvario. Dal 1885 lavorò come Privatdozent, un docente libero senza stipendio fisso, ruolo che mantenne per 15 anni. Le ragioni? Un mix di antisemitismo strisciante, diffidenza verso il suo stile brillante e “troppo letterario” (criticato come non scientifico), e il rifiuto di aderire a scuole di pensiero dominanti. Anche quando, nel 1901, ottenne il titolo di professore straordinario, continuò a essere escluso dalle cattedre ufficiali.

In questo periodo, pubblicò opere fondamentali come Filosofia del denaro (1900), in cui analizzava il capitalismo non solo come sistema economico, ma come forza che plasmava relazioni sociali, arte e persino la psicologia individuale. Nel 1908, con Sociologia, definì l’oggetto della disciplina come lo studio delle “forme” delle interazioni umane – dal conflitto alla moda –, influenzando generazioni di studiosi. Eppure, l’accademia tedesca continuò a emarginarlo, relegandolo a una posizione di “outsider” rispettato ma non integrato.

La svolta arrivò solo nel 1914, quando ottenne una cattedra ordinaria all’Università di Strasburgo, allora territorio tedesco. Ma l’entusiasmo fu breve: lo scoppio della Prima guerra mondiale paralizzò la vita accademica, e Simmel, già malato di cancro al fegato, trascorse gli ultimi anni in relativo isolamento. Morì nel 1918, a 60 anni, poco prima della fine del conflitto, senza vedere il crollo dell’impero guglielmino che aveva tanto criticato.2

La sua vita riflette le tensioni di un’epoca: ebreo assimilato in un mondo di nazionalismi crescenti, filosofo della modernità che amava la cultura francese e italiana, intellettuale libero rifiutato sia dai conservatori che dai socialisti (perché ritenuto “apolitico”). Simmel rimane, oggi, una figura cruciale per chi studia le contraddizioni della società capitalistica – un pensatore che seppe trasformare la propria marginalità in uno strumento di analisi radicale.

Pensiero

La modernità come esperienza contraddittoria

Simmel è il filosofo della vita metropolitana. Nelle sue opere, come Die Großstädte und das Geistesleben (Le metropoli e la vita dello spirito, 1903), descrive la città moderna come un laboratorio di stimoli intensi ma superficiali. L’individuo, bombardato da immagini, suoni e incontri fugaci, sviluppa un intelletto calcolatore per difendersi dall’overdose sensoriale. Questo processo, però, genera un paradosso: più la razionalità si affina, più l’emotività si atrofizza.

La modernità, per Simmel, è anche l’epoca in cui il denaro diventa il simbolo assoluto. Nel saggio Filosofia del denaro (1900), lo analizza come “livellatore universale”: trasforma qualunque valore (arte, relazioni, tempo) in quantità misurabili, promuovendo libertà (es. emancipazione dai legami feudali) ma anche alienazione. «Il denaro», scrive, «è la porta girevole della cultura moderna: ti apre ogni possibilità, ma ti priva di un luogo dove fermarti».

Sociologia delle interazioni: forme vs contenuti

Simmel fonda la sociologia formale, concentrandosi non sui “cosa” (contenuti storici), ma sui “come” (forme universali delle relazioni). Esempi:

  • La moda: meccanismo che unisce imitazione (desiderio di appartenenza) e differenziazione (bisogno di distinguersi).
  • Il conflitto: non è patologia sociale, ma forma di interazione che rafforza i legami (es. lotte sindacali che ridefiniscono rapporti di classe).
  • Lo straniero: figura ambivalente, fisicamente vicina ma socialmente lontana, che incarna la tensione tra inclusione ed esclusione.

Queste forme, secondo Simmel, sono “geometrie sociali” che si ripetono in epoche diverse, dal feudalesimo al capitalismo.

Alienazione e la “tragedia della cultura”

Il pensiero di Simmel anticipa temi cari alla Scuola di Francoforte. Nella tragedia della cultura, teorizza che la cultura oggettiva (opere d’arte, istituzioni, tecnologia) si autonomizza dalla cultura soggettiva (la capacità degli individui di assimilarla). Più la società produce conoscenza, più l’individuo si sente schiacciato da un mondo che non può comprendere o controllare.

Esempio: un operaio che usa macchinari complessi senza capirne il funzionamento, o un cittadino che naviga in una metropolo senza sentirla “sua”. Qui l’alienazione non è solo economica (Marx), ma esistenziale: è il distacco tra l’io e un mondo che ha creato ma non gli appartiene più.

Eredità
  • La Scuola di Francoforte (Adorno, Lukács) riprende la sua critica alla razionalità strumentale.
  • La sociologia contemporanea (Erving Goffman, Zygmunt Bauman) deve a Simmel l’attenzione alle micro-interazioni.

Galleria

Foto
Arte
  1. David Frisby, Georg Simmel (1984), biografia standard con focus sul contesto berlinese.[]
  2. Lewis A. Coser, Masters of Sociological Thought (1977), capitolo su Simmel e l’emarginazione accademica.[]
Indice