La sudditanza totale dell’Europa agli Stati Uniti e la politica di ostilità dichiarata contro la Russia, che arriva al coinvolgimento sempre più pesante dei paesi europei nella guerra in Ucraina, non porta vantaggi all’economia ed al prestigio di tali paesi ma solo guai, crisi energetica, affossamento economico ed isolamento dallo sviluppo del promettente continente euroasiatico, il più dinamico a livelo mondiale.
Una delle conseguenze è quella che, per effetto della cortina di ferro voluta dagli USA fra Europa e Russia, il potenziale di interscambio fra il vecchio continente e il promettente mercato asiatico si va riducendo e ridimensionando. Non è un caso che il volume del traffico merci dall’Europa verso l’Asia centrale sia sostanzialmente diminuito anche per la difficoltà di trovare nuovi corridoi di transito per le merci, una volta che quelli che attraversano la Russia, sono stati chiusi. L’Asia centrale è una regione del tutto remota per le rotte di traffico che partono dall’Europa, visto che questa regione si trova chiusa tra Cina, Russia e Iran ed è assolutamente impossibile creare delle rotte di transito o dei punti d’appoggio se non si ottiene il passaggio attraverso la Russia o l’Iran.
Anche le rotte verso l’India (un paese/continente di un mliardo e 400mila persone), che potrebbe essere molto importante come mercato di destinazione dei prodotti europei e per l’interscambio commerciale, diventa sempre più ostico e meno disponibile per gli investimenti europei e sempre più vincolato nel circuito di Russia e Cina che hanno lo status di fornitori favoriti con un rapporto di cooperazione consolidato, essendo l’India uno dei paesi più importanti del gruppo BRICS.
Mentre il crollo delle posizioni dell’Europa nel commercio e nella politica internazionale sembra sempre più irreversibile, i rappresentanti di Bruxelles cercano in ogni modo di rimanere nel campo visivo del resto del mondo, se non con i fatti, almeno con dichiarazioni roboanti espresse ad alta voce. In particolare, in questa veste, il diplomatico spagnolo dall’aspetto antiquato, Josep Borrel, è divenuto famoso dopo le sue ultime dichiarazioni. Borrel, oltre a ricoprire il ruolo di alto rappresentante della UE, è anche il portavoce pubblico dell’Unione Europea e questi ha ripetutamente attirato l’attenzione con dichiarazioni che possono sembrare quanto meno paradossali se non intrise di un fondo di razzismo e di complesso di superiorità mal celato. Così, per esempio, qualche settimana fa ha accontentato tutti paragonando l’Europa a uno “splendido giardino” attorno al quale si estende la giungla pericolosa del mondo circostante, nel sottinteso popolato da barbari. Questa affermazione ha provocato una reazione molto vivace della comunità mondiale e ha richiesto chiarimenti da parte dello staff dello stesso funzionario europeo.
Un tale discorso fatto da Borrel si può intendere che è nettamente ideologico e rivela, al di là di ogni altra argomentazione, che ci troviamo di fronte ad una visione occidentale che dimostra la volontà della oligarchia europea di fare da megafono alla visione anglosassone del mondo, una implicazione con cui l’occidente (a guida USA) cerca di giustificare la sua indole di sopraffazione, considerandosi dalla parte del giusto e della ragione rispetto agli altri, ai popoli diversi che non accettano le regole e il modello occidentale.
La reazione a queste dichiarazioni è stata in primo luogo di umorismo, nella consapevolezza che tali discorsi roboanti di questo personaggio spagnolo sono finalizzati esclusivamente alla necessità di giustificare il costo dei viaggi di Borrell lungo il perimetro dei confini russi.
In secondo luogo, si capisce che l’Europa sta pensando a come costruire una cooperazione nei trasporti e nella logistica in Eurasia, per evitare di rimanere isolati nella corsa verso i nuovi mercati dell’Asia, considerando il comportamento non costruttivo dell’Occidente.
Ancora una volta risulta evidente come l’impostazione super atlantista dell’Unione Europea favorisce di fatto gli interessi degli Stati Uniti e delle multinazionali USA che riescono a sostituirsi alle forniture russe di energia a basso costo, con forniture di gas scisto che sono di sei sette volte a costo maggiore e di effetto inquinante. Nello stesso tempo gli Stati Uniti riescono a diventare il mercato di riferimento per le delocalizzazioni di industrie europee, in particolare dalla Germania, che non sono più in grado di produrre con i costi dell’energia schizzati alle stelle. Senza parlare degli enormi profitti dell’apparato industriale militare USA per effetto delle mastodontiche forniture militari fatte in occasione del conflitto in Ucraina e per l’aumento del budget della NATO dei paesi europei, in concomitanza con le richieste dei vertici dell’organizzazione.
Già da questi fatti si può facilmente capire chi sia ad avvantaggiarsi della guerra in Ucraina e che sia invece destinato rovinosamente a perdere. Basterebbe tale constatazione ad indurre il sospetto della “mano sporca” di Washington nella istigazione del conflitto per perseguire i propri interessi ma gli euroburocrati della UE, lautamente pagati per sostenere le tesi di Washington, mai si azzarderebbero ad aprire una inchiesta seria su questi argomenti, vista la loro convenienza a mantenere poltrone e carriere.
Meglio dilettarsi nel parlare di “splendido giardino” e di barbarie del mondo che li circonda. Un discorso molto adatto per i malati ricoverati nelle confortevoli cliniche psichiatriche, sempre circondate da rigogliosi giardini, ma meno adatto per i rappresentanti della diplomazia del vecchio (ma sfortuanto) continente.