Tradotto dalla Redazione di Katéchon, da Geopolitika.ru.
Esiste la decolonizzazione e l’“anticolonialismo”. L’Occidente ha deciso di ricorrere al discorso anticoloniale per attaccare la Russia e dividerla in piccoli Paesi sostenendo le forze “anticolonialiste”. Tutto ciò non è una sorpresa: basta guardare i programmi televisivi indiani che invitano “ucraini” con passaporto britannico e americano a sostenere che l’attuale guerra della Russia contro l’Ucraina fa parte dell’immemorabile “colonialismo russo” contro il quale gli ucraini hanno sempre lottato! Che cosa possiamo dire a questo proposito? Innanzitutto che i media manipolano il linguaggio confondendo concetti come “impero”, “imperialismo”, “colonia” e “provincia”.
Cominciamo ad analizzare i termini impero e imperialismo: un impero è innanzitutto un’unità statale che unisce molti popoli preservando le loro tradizioni politiche e culturali in nome di una missione universale, considerata sacra dalla maggior parte dei suoi membri. L’imperialismo, invece, è stato un sistema politico imposto dai Paesi europei nati dalla Modernità per stabilire il loro controllo diretto o indiretto su varie aree del pianeta al fine di sfruttarle economicamente a favore del “sistema capitalista”, come viene analizzato dal discorso marxista e semi-marxista. In breve, l’imperialismo è la politica perseguita dai Paesi “centrali” al servizio del capitalismo, mentre gli imperi esistono nella periferia e nella semiperiferia.
L’impero è molto più antico dell’imperialismo. Entrambi condividono il desiderio di controllare grandi spazi, ma gli obiettivi e le finalità sono molto diversi: l’impero è tradizionale e l’imperialismo è una creazione della Modernità; l’impero è sacro e l’imperialismo è secolarista; l’impero si basa sull’onore e l’imperialismo sulla ricerca della ricchezza; gli imperi sono potenze militari telluriche, mentre l’imperialismo è una caratteristica delle potenze marittime e commerciali.
Impero e imperialismo sono destinati a essere contrapposti, come nella lotta tra l’Impero abissino e l’Italia del primo Novecento o tra le potenze europee e l’Impero Qing nel XIX secolo. Tuttavia, all’“imperialismo” non basta sfruttare i “selvaggi”, perché ciò che cerca veramente di fare è aprire mercati relativamente sviluppati e ricchi per commerciare i prodotti dei popoli “civilizzati”. Questi mercati possono essere forniti solo dagli “imperi” che esistono al di fuori dei confini dei territori controllati dall’“imperialismo”. Inoltre, gli imperi controllano grandi e importanti tratti di risorse necessarie all’imperialismo. Naturalmente, le potenze imperialiste si scontrano tra loro per il controllo dei diversi territori.
In origine la Russia era un impero, ma tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha iniziato a comportarsi come una potenza imperialista (soprattutto nei confronti di Iran e Cina) a causa dell’influenza occidentale su di essa. D’altra parte, le potenze imperialiste hanno sempre avuto l’ambizione di impadronirsi dei territori russi con lo slogan di “liberare” questi territori dal dispotismo orientale, chiamandola “lotta al colonialismo russo”. Il problema di tutto ciò è che il colonialismo russo non è mai esistito.
Una colonia è innanzitutto un territorio d’oltremare dominato da una metropoli, e anche se la colonia può essere popolata da una “razza” simile a quella della madrepatria, è sempre considerata inferiore. Ad esempio, la popolazione delle colonie americane non era rappresentata nel Parlamento inglese, ma pagava le tasse e obbediva a tutte le leggi approvate dal Parlamento, il che fu una delle cause della Rivoluzione americana. In una colonia la popolazione è sempre oppressa a vantaggio della metropoli, e un maragià indiano non potrebbe mai aspirare a diventare primo ministro della Gran Bretagna. Al contrario, nell’impero russo un armeno e un malorusso potevano occupare una posizione importante (come è successo con Loris-Melikov e Bezborodko). Negli imperi non esistono differenze giuridiche tra le diverse province che lo compongono, né un regime di disuguaglianza tra i “signori bianchi” e gli “indigeni di colore”.
La prima Duma di Stato russa era composta da rappresentanti di tutte le province e confessioni dell’impero che la componevano (tranne l’Asia centrale, l’unica regione su cui si potrebbe discutere se fosse o meno una colonia in senso europeo). È un caso molto diverso da quello della Francia che, dopo la Seconda guerra mondiale, dovette scegliere se disfarsi delle sue colonie africane o trasformarle in province facenti parte del suo territorio: Parigi scelse la prima e rifiutò la seconda. È noto che il generale De Gaulle fece di tutto per evitare che l’élite del Gabon cercasse di trasformare il suo territorio in una “provincia” della Francia e di cessare di essere una “colonia” (nel senso giuridico del termine) per mantenere lo status quo di sempre.
L’Africa è l’esempio per eccellenza dell’imperialismo: i francesi avevano bisogno delle loro colonie africane solo per sfruttarle e preferivano che diventassero Paesi “indipendenti” piuttosto che “province” di un grande impero. La “Franafique”, che ha sostituito il controllo diretto di Parigi sulle sue ex colonie dell’Africa occidentale, è una forma di neocolonialismo mascherata da processo di “decolonizzazione”, perché una vera decolonizzazione dell’Africa avrebbe comportato la trasformazione di tutte le ex colonie in dipartimenti al pari dei territori europei o la creazione di Stati africani indipendenti non controllati da Parigi, ma che avrebbero unificato un “grande spazio” sovrano (un impero africano) controllato dai francesi.
Possiamo concludere dicendo che un impero è un’organizzazione politica costituita da un vasto territorio che ha una missione storica particolare, è autarchico o almeno parzialmente semi-indipendente. Gli imperi saranno sempre nemici dell’imperialismo e del colonialismo (“neocolonialismo”), poiché una potenza che domina così tanti territori e che ragiona in modo diverso, potendo mantenere una sovranità reale e non formale, dovrà essere frammentata per essere meglio controllata.