Le responsabilità dell’occidente nella mattanza in corso a Gaza, il ruolo della diplomazia internazionale e la posizione dell’Italia nelle attuali crisi.
Questi i temi principali della nostra intervista per “Egemonia” a Elena Basile, ex ambasciatrice in Svezia, scrittrice e divulgatrice che, prima con lo pseudonimo Ipazia sul Fatto Quotidiano e poi in prima persona in TV, ha messo in campo coraggio e competenza per squarciare il velo di immensa ipocrisia e censura sui temi di politica internazionale.
Sull’astensione dell’Italia all’Assemblea delle Nazioni Unite, i toni dell’Ambasciatrice sono durissimi. “Questo Governo di estrema destra-centro si è reso complice dei crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati a Gaza dal terrorismo di Stato di Israele. Distaccandosi da Paesi mediterranei come Francia e Spagna che hanno sottoscritto la risoluzione almeno per una tregua umanitaria, ha perso ogni credibilità nei confronti dei Paesi arabi ed è surrealistico pensi di poter divenire protagonista di un fantomatico piano Mattei per la cooperazione con la sponda sud del Mediterraneo”.
Non è il tempo dei toni pacati e l’Ambasciatrice è molto chiara nelle sue affermazioni a l’AntiDiplomatico. “Gli Stati uniti e i suoi vassalli europei sono complici della guerra genocida a Gaza”. Sull’Ucraina prima e sul genocidio israeliano a Gaza poi, del resto, il progetto di integrazione europea ha scelto la via della lenta eutanasia dei suoi popoli per seguire le politiche bellicistiche e di potenza degli Stati Uniti e di Israele. Sul cosa dovrebbe fare ora l’Unione Europea per redimere parzialmente la sua coscienza, Basile ci dichiara: “L’Europa dovrebbe chiedere il cessate il fuoco immediato, procedere al riconoscimento simbolico dello Stato di Palestina e premere per una conferenza di pace inclusiva di tutti gli attori internazionali, compresi Russia, Cina , Iran, e Hamas che dovrebbe rinunciare in questo modo alla lotta armata”.
Ma il recente Consiglio europeo del 16 dicembre ha avuto come unici focus il Patto di Stabilità e l’apertura dei negoziati con Ucraina e Moldavia, dimostrando, forse definitivamente, come l’Unione Europea oggi non solo sia un elemento di pace e diplomazia, ma di ulteriore pericolosa destabilizzazione in questa fase drammatica delle relazioni internazionali. “L’apertura di questi negoziati sono la conferma che l’Europa federale, l’Europa politica, progetto dei Paesi fondatori sarà definitivamente messa da parte.” E’, prosegue Basile, il trionfo dell’Europa come area di libero scambio e la fine di ogni possibile progetto di comunità con istituzioni federali. “E’ il trionfo dell’Europa degli anglosasssoni.”
E il genocidio a Gaza prosegue, nella complice indifferenza e diretta responsabilità dell’Unione Europea che arma le mani piene di sangue dello Stato di Israele. Genocidio, un termine che va ponderato e impiegato con cautela, certamente. Tuttavia è quello che viene utilizzato sempre più di frequente da funzionari delle Nazioni Unite e le immagini, raccapriccianti, che arrivano dalla striscia lasciano davvero pochi dubbi. Dinanzi a tutto questo, le opinioni pubbliche europee, italiana in particolare, appaiono come addormentate e la pressione ai governi responsabili diretti del massacro resta sterile, quasi impercettibile. “La politica statunitense ha leve ricattatorie nei confronti delle classi dirigenti europee che non possono non essere ascoltate. Ricordatevi di Moro e di Craxi. Non hanno fatto una bella fine”, sottolinea con magistrale sintesi e efficacia Basile.
Del resto, gli obiettivi di pulizia etnica di Israele sono alla luce del sole. “Lo hanno detto esplicitamente i dirigenti di questo Governo di estrema destra”, sottolinea Basile. “Vogliono provocare una seconda NAKBA e rendere Gaza un luogo non più abitabile”. E, attraverso il colonialismo di insediamento, Israele ha spazzato via di fatto la quasi totalità dei territori palestinesi, umiliando le Nazioni Unite, il diritto internazionale e rendendo la locuzione dei “due popoli due stati” come una vuota retorica di chi vuole ripulirsi la coscienza. Con abile accuratezza l’Ambasciatrice ci delinea quale sia il vero problema che impedisce una soluzione negoziale e diplomatica della questione palestinese. “Uno stato laico e democratico oppure la soluzione dei due Stati sarebbero possibili se ci fosse una volontà politica israeliana e statunitense di realizzarli. Non mi sembra sia il caso. Da anni sarebbe stato possibile lavorare a questa ipotesi. Non è stato mosso un dito dopo il 2000. Dal 2007 l’impunità per l’atroce blocco di Gaza e gli insediamenti illegali nella Cisgiordania è stata assicurata. L’occidente democratico di fronte all’apartheid praticato da Israele e alle ricorrenti punizioni collettive a Gaza ha pronunciato buone parole e realizzato qualche spettacolo strappa lacrime, rendendosi nei fatti complice della barbarie”.
L’obiettivo minimo oggi è il cessate il fuoco che possa impedire il perpetrarsi di un massacro che si avvicina alla cifra raccapricciante di 20 mila vittime (la maggior parte donne e bambini). Molto dipenderà da quanto gli Stati Uniti permetteranno all’alleato israeliano nel perpetrare questi crimini e con l’inizio della campagna elettorale che incombe sono sempre più le voci insofferenti che si levano dagli Usa. Ma per l’Ambasciatrice Basile non conviene farsi troppe illusioni. “Non credo che gli Usa rivedranno la loro posizione. La lobby di Israele che come spiega il noto studioso statunitense Mersheimer non è una lobby ebraica e non parla a nome della comunità ebraica non lo permetterebbe…” Meglio aggrapparsi allora alle posizioni di Cina, Sud Africa (che ha formalmente chiesto alla CPI un mandato di arresto per i responsabili israeliani) e in generale del nuovo mondo multipolare che su Gaza hanno mostrato il loro definitivo allontanamento dal mondo perpetrato da Usa e UE. “L’Occidente è isolato. Il sud Globale ci considera poveri demograficamente, in declino economico, ipocriti sui diritti umani e pieni di doppi standards, con una arroganza culturale e un potere che non poggia più sulle basi economiche del passato, tenuto in vita solo militarmente. L’Italia è l’ultima pedina del carro”, la conclusione di Basile.