Dal Centro studi Domenico Losurdo.
Mao, riprendendo gli studi di Marx ed Engels e di Lenin sul materialismo dialettico, sviluppa e approfondisce l’analisi della contraddizione.
In particolare sviluppa i concetti di contraddizione principale e contraddizioni secondarie e, sul concetto di principale, tra i due opposti di una contraddizione.
Categorie, queste, che non fissano una volta per tutte, in modo permanente e statico le caratteristiche di una contraddizione, ma sono anzi destinate a mutarsi ed anche a capovolgersi nel corso del tempo ed in base allo svilupparsi della contraddizione.
Una contraddizione che in un dato momento è la principale, in una situazione che è cambiata può diventare secondaria, mentre una che era secondaria può diventare principale in una fase successiva.
Secondo il pensiero di Mao, fare una analisi corretta ed adeguata alla situazione del momento delle contraddizioni che sono in campo è fondamentale per arrivare ad una comprensione e ad una azione adeguata sulla situazione stessa.
Questo metodo è, per Mao, la giusta applicazione del materialismo dialettico ad ogni campo della realtà, dalla scienza alla politica, in particolare in quest’ultimo campo è l’unico modo per evitare di cadere nell’opportunismo di destra o nel dogmatismo settario di “sinistra”.
Mao fa molti esempi di come questi concetti si applicano, in particolare in campo politico, ma non solo; ne cito uno: “Per esempio, nella società capitalistica le due forze in contraddizione, il proletariato e la borghesia, formano la contraddizione principale. Le altre contraddizioni, quali ad esempio la contraddizione fra la classe feudale e la rimanente borghesia, la contraddizione fra la piccola borghesia contadina e la borghesia, la contraddizione tra il proletariato e la piccola borghesia contadina, la contraddizione tra la borghesia non monopolistica e quella monopolistica, la contraddizione tra la democrazia borghese ed il fascismo borghese, la contraddizione tra i paesi capitalistici, la contraddizione tra l’imperialismo e le colonie ecc., sono tutte determinate, influenzate dalla contraddizione principale.
Nei paesi semicoloniali, come la Cina […] quando l’imperialismo scatena una guerra di aggressione, contro un paese di questo tipo, le diverse classi di tale paese, eccetto un pugno di traditori, possono temporaneamente unirsi per condurre una guerra nazionale contro l’imperialismo.
La contraddizione tra l’imperialismo e quel paese diventa la contraddizione principale di quella fase, mentre tutte le contraddizioni tra le diverse classi all’interno del paese (compresa quella che è principale in quella fase storica, quella tra il regime feudale e le masse popolari) sono relegate temporaneamente in secondo piano e assumono una posizione subordinata.
Così accadde in Cina durante la guerra dell’oppio del 1840, durante la guerra cino-giapponese del 1894, durante la guerra dello Yi Ho Tuan nel 1900, e cosi accade oggi nella guerra cino-giapponese.
[…] Ma allorché una guerra civile rivoluzionaria assume in un paese proporzioni tali da minacciare il dominio dell’imperialismo e quello della reazione interna, allora l’imperialismo, per mantenere il suo dominio, fa spesso ricorso ad altri metodi: o cerca di spezzare il fronte rivoluzionario, o invia le sue truppe in sostegno alla reazione interna.
In questi casi l’imperialismo straniero e la reazione interna che si pongono in modo assolutamente aperto a un polo, e le masse popolari che si trovano all’altro polo, costituiscono la contraddizione principale che determina o influenza lo sviluppo delle altre contraddizioni.
L’aiuto dato da diversi paesi capitalistici ai reazionari russi dopo la Rivoluzione d’Ottobre è un esempio di intervento armato. Il tradimento di Chiang Kai -shek nel 1927 è un esempio di rottura del fronte rivoluzionario.”
Conclude Mao “In ogni caso, è assolutamente certo che in ciascuna delle diverse fasi di sviluppo del processo, esiste solo una contraddizione principale che svolge la funzione determinante.
[…] È quindi necessario, nello studio di ogni processo, che sia complesso e contenga più di due contraddizioni fare ogni sforzo per individuare la contraddizione principale”.
Dato che il “nuovismo” che gli intellettuali organici al pensiero dominante hanno tentato di imporre dopo la caduta dell’URSS ha fatto breccia anche tra intellettuali che si definiscono marxisti, per cui alcuni di essi liquidano con eccessiva fretta e superficialità molte categorie e concetti elaborati dai grandi pensatori e dirigenti marxisti del ’900, e dato che lo scritto di Mao citato sopra risale a circa 90 anni fa, proviamo ad applicare quei concetti alla realtà di oggi.
Proviamo ad applicarli alla attuale guerra tra la Russia e l’imperialismo USA e NATO.
Premessa: la Russia non è un paese semicoloniale come la Cina dell’esempio di Mao, l’esperienza sovietica l’ha resa una potenza, sul piano economico e militare, ma il tentativo, ormai palese, dell’imperialismo è di ridurla ad uno Stato semicoloniale.
Per ottenere questo scopo, però, la Russia va disgregata, frazionata, in modo che ogni singolo pezzo possa essere integrato nel sistema imperialistico mondiale ad un livello basso della sua gerarchia (ad un livello totalmente servile se non proprio semicoloniale).
È quanto è avvenuto con le varie parti dell’ex URSS che sono già entrate nella NATO.
La borghesia nazionale russa ha tentato la strada dell’integrazione nel sistema capitalistico/imperialistico mondiale, lo stesso Putin ha appena dichiarato, e ce lo ricordiamo, che fece richiesta di entrare nella NATO, ma l’ingresso della Russia nei due ambiti (NATO e UE) avrebbe completamente sconvolto gli assetti dell’attuale gerarchia imperialista, e ricevette un netto rifiuto.
A questo punto, di fronte ai tentativi sempre più pressanti di USA e NATO di disgregazione della Russia, condotti sui piani politico, economico e militare, la grande borghesia di quel paese ha reagito come Mao ha descritto nel suo esempio, una parte dei cosiddetti oligarchi si è schierata con l’Occidente disposta ad accettare la distruzione della Russia pur di mantenere la propria ricchezza mentre l’altra parte della borghesia nazionale ha capito che solo combattendo contro il progetto dell’imperialismo poteva difendere l’indipendenza e l’identità nazionale della Russia, la sua cultura e la sua storia.
Ed il Partito Comunista della federazione Russa ha mostrato di aver ben capito quale sia la contraddizione principale in campo oggi in Russia, per cui assieme alla borghesia nazionale non asservita sostiene la lotta contro l’intervento imperialista.
Ciò non toglie che se la Russia riuscirà a sconfiggere l’attuale progetto imperialista della sua disgregazione, come affermava Mao nel suo esempio, la contraddizione tra la sua borghesia nazionale ed il proletariato tornerà ad essere la contraddizione principale in atto in quel paese ed anche la politica del PCFR dovrà adeguarsi alla nuova situazione.
Questo esempio dimostra che capire, nella situazione di oggi in ogni paese, quale sia la contraddizione principale e quali siano secondarie, capire quando l’ordine di queste contraddizioni cambia è fondamentale per comprendere ed agire in modo efficace sulla realtà in cui si opera e può permettere di evitare errori che possono comportare gravi conseguenze.
Quei concetti e quella teoria che Mao ha elaborato decine di anni fa è, quindi, tuttora valida e può servire a capire ed agire nella realtà attuale.
Sono questi concetti che i trotskisti non hanno mai capito nella loro storia e che li hanno portati, anche in anni recenti ad assumere posizioni “neutrali” (né di qua né di la) in occasione di varie guerre di aggressione dell’imperialismo, come quella degli USA e della NATO contro la nuova Jugoslavia di Milosevic, o quella contro l’Iraq o più recentemente quella contro la Siria.
Ma questa concezione Maoista è importante anche perché ci permette di capire la complessità della realtà in cui viviamo, e come questa complessità si modifichi ed evolva nel tempo, non a caso Mao esprime più volte critiche molto dure sia contro l’opportunismo che contro il dogmatismo settario, entrambi i quali non capiscono e non sanno applicare la dialettica delle contraddizioni, ricadendo in errori che appaiono opposti ma conducono ambedue alla sconfitta.
Dice Mao: “Nello studio di qualsiasi problema bisogna evitare di essere soggettivi, unilaterali e superficiali. Essere soggettivi significa non saper considerare i problemi oggettivamente, ossia dal punto di vista del materialismo. Di questo ho già parlato nel mio articolo sulla pratica. Essere unilaterali significa non saper considerare i problemi sotto tutti i loro aspetti. […]
In altre parole, significa vedere la parte e non il tutto […].
In questo modo è impossibile trovare i metodi per risolvere le contraddizioni, è impossibile portare a termine i compiti rivoluzionari, eseguire bene il lavoro affidatoci, sviluppare bene la lotta ideologica in seno al partito.
Lo studio dei diversi stati di ineguaglianza nelle contraddizioni, lo studio della contraddizione principale e delle contraddizioni secondarie, dell’aspetto principale e di quello secondario di una contraddizione è uno dei metodi essenziali grazie al quale un partito rivoluzionario determina correttamente la sua strategia e la sua tattica in campo politico e militare: questo metodo deve essere oggetto di attenzione da parte di tutti i comunisti.”
Ed aggiunge: “I dogmatici non tengono presente le caratteristiche della contraddizione nel suo insieme e neppure le caratteristiche di ogni suo aspetto, essi considerano unilateralmente la contraddizione propria di ogni cosa, guardano soltanto ai suoi tratti generali e tentano di risolverla immediatamente.
Sia il dogmatismo che l’empirismo portano a commettere gravi errori di soggettivismo.”
Dall’altro lato assistiamo da diversi anni, in particolare Italia, al fenomeno dei cosiddetti “innovatori” del marxismo che a fronte dei cambiamenti che avvengono nella realtà non analizzano questi cambiamenti usando lo strumento dello studio delle contraddizioni, per capirli ed agire in modo corretto su di essi, ma si affrettano a liquidare gli strumenti elaborati nello sviluppo del pensiero marxista come ormai inadeguati ai tempi, senza riuscire, però, ad elaborarne di nuovi e più efficaci e, per questo motivo, limitandosi, in definitiva, a quell’atteggiamento superficiale, che anche Mao condannava, che guarda alla forma esteriore dei fenomeni, e non alla loro reale natura interiore, ai loro meccanismi fondamentali.
Per chiarire meglio questo aspetto citiamo ancora Mao: “… in Cina esiste la contraddizione tra le diverse classi oppresse della società cinese e l’imperialismo, la contraddizione tra le masse popolari e il regime feudale, la contraddizione fra il proletariato e la borghesia, la contraddizione tra i contadini e la piccola borghesia urbana da una parte e la borghesia dall’altra, le contraddizioni tra i diversi gruppi dominanti ecc.
La situazione è estremamente complessa… A questo pensava Lenin quando affermava che la sostanza stessa, l’anima vivente del marxismo, è l’analisi concreta della situazione concreta.”
Continua Mao: “Marx ed Engels sono stati i primi a darci magnifici esempi di questo genere di analisi concreta.
Quando Marx ed Engels applicarono allo studio del processo della storia della società la legge della contraddizione… essi scoprirono la contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione, la contraddizione tra la classe degli sfruttatori e la classe degli sfruttati e quella che da essa scaturiva, la contraddizione tra la base economica e la sovrastruttura (politica, ideologia ecc.); essi scoprirono come queste contraddizioni generino inevitabilmente nelle diverse società divise in classi rivoluzioni sociali di carattere diverso.
Tuttavia dopo aver messo in luce il carattere particolare di tutte le contraddizioni della società capitalistica, Marx illustrò in modo ancor più approfondito, più esauriente e più completo l’universalità della contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione nella società divisa in classi in generale.”
Un altro aspetto importante nella elaborazione di Mao riguardo alle contraddizioni sta nel tema del carattere di una contraddizione, in particolare alla questione dell’antagonismo.
A questo riguardo afferma: “Che cosa è l’antagonismo? Tale questione sorge dal problema della lotta degli opposti (in una contraddizione). Rispondiamo: l’antagonismo è una delle forme della lotta degli opposti ma non la sua unica forma.
La storia dell’umanità conosce l’antagonismo tra le classi, che costituisce una manifestazione della lotta degli opposti. Se si parla della contraddizione tra la classe degli sfruttatori e quella degli sfruttati, sia nella società schiavistica che in quella feudale o capitalistica” … questa contraddizione è antagonistica.
Mentre se prendiamo la contraddizione tra il proletariato ed i contadini questa contraddizione non è necessariamente antagonistica, se trattata in modo corretto rimane una “contraddizione in seno al popolo” che va trattata in modo diverso da una contraddizione antagonistica, mentre se trattata in modo errato si può trasformare in una contraddizione antagonistica.
Dice Mao: “le contraddizioni e la lotta sono universali, assolute, ma i metodi per risolvere le contraddizioni, ossia le forme di lotta, sono diversi a seconda del diverso carattere delle contraddizioni. Alcune contraddizioni sono caratterizzate da un aperto antagonismo, altre no.
In conformità con lo sviluppo concreto delle cose, alcune contraddizioni, inizialmente non antagonistiche si sviluppano in contraddizioni antagonistiche, mentre altre, inizialmente antagonistiche si sviluppano in contraddizioni non antagonistiche.
… finché esistono le classi, le contraddizioni tra le idee giuste e quelle errate in seno al Partito Comunista sono il riflesso nel partito delle contraddizioni di classe.
Nel periodo iniziale, o in singole questioni, queste contraddizioni non sempre si manifestano come antagonistiche; ma con lo sviluppo della lotta di classe esse possono diventare antagonistiche. […]
Attualmente le contraddizioni tra le concezioni giuste e quelle errate nel nostro Partito non presentano forma antagonistica, e se i compagni che hanno commesso errori sapranno correggerli, queste contraddizioni non diverranno antagonistiche.
Perciò il Partito deve, da un lato, condurre una lotta seria contro le concezioni errate e, dall’altro, dare ai compagni che hanno commesso degli errori, la piena possibilità di prenderne coscienza.
In queste circostanze una lotta spinta all’eccesso non è certamente appropriata. Ma se coloro che hanno commesso degli errori vi persisteranno e li aggraveranno, queste contraddizioni potranno diventare antagonistiche”.
Ma le contraddizioni non antagonistiche non sono solo nel partito.
Applicando il materialismo dialettico e il materialismo storico allo studio della vita sociale e politica e dei problemi della costruzione del socialismo in Cina Mao perviene ad una comprensione scientifica del ruolo dell’antagonismo nella contraddizione, alla distinzione delle contraddizioni sociali e politiche in antagonistiche (“contraddizioni tra il nemico e noi”) e non antagonistiche (“contraddizioni in seno al popolo”) e alla formulazione della teoria sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo.
Dice Mao: “In circostanze normali le contraddizioni in seno al popolo non sono antagonistiche, ma se non sono trattate nel modo giusto, o allentiamo la vigilanza, … può sorgere un antagonismo.
Abbiamo sempre sostenuto che sotto il regime della dittatura democratica popolare bisogna adottare metodi differenti, la dittatura e la democrazia, per risolvere due tipi di contraddizioni differenti per loro natura, ossia le contraddizioni tra il nemico e noi e le contraddizioni in seno al popolo.
Ogni questione controversa in seno al popolo non può essere risolta con procedimenti amministrativi o con la coercizione, ma deve essere risolta con il metodo della discussione, della critica, della educazione e della persuasione”.
Per la soluzione delle contraddizioni in seno al popolo si deve usare, quindi, il metodo democratico, che è riassunto nella formula unità-critica-unità. Senza il desiderio di unità la critica tende ad essere distruttiva, mentre senza la lotta (critica) è impossibile raggiungere una nuova unità.
Per chiarire ancora di più questo aspetto Mao afferma: “Molti ritengono che l’impiego di metodi democratici per risolvere le contraddizioni in seno al popolo costituisca un nuovo problema.
In realtà non è così. I marxisti hanno sempre ritenuto che il proletariato può compiere la sua opera soltanto appoggiandosi alle masse popolari. I comunisti quando agiscono tra i lavoratori debbono impiegare i metodi democratici di persuasione e di educazione è assolutamente vietato il ricorso all’autoritarismo e alla costrizione.”
E continua: “Risolvere le contraddizioni con metodi differenti è un principio che i marxisti leninisti devono rigorosamente osservare. I dogmatici non osservano questo principio, non afferrano la diversità delle condizioni in cui le diverse rivoluzioni avvengono e non comprendono quindi che contraddizioni diverse debbono essere risolte con metodi diversi. Essi adottano invariabilmente ciò che credono una formula immutabile e l’applicano meccanicamente dappertutto: questo può solo provocare gravi danni alla rivoluzione o compromettere ciò che avrebbe potuto essere condotto a buon fine.”
Questi concetti della differenza tra contraddizioni antagonistiche e non antagonistiche, di contraddizioni in seno al popolo e contraddizioni tra il nemico e noi, che si sono radicate nella cultura del PCC hanno permesso di gestire la transizione socialista in Cina con modalità meno conflittuali che in altre esperienze.
Chiarisco subito, per evitare equivoci, che non penso siano stati solo fattori soggettivi che hanno caratterizzato in modo diverso le esperienze della rivoluzione cinese e di quella russa.
L’Unione Sovietica nel 1917, e fino al 1946, era il solo Stato socialista esistente, completamente isolato a livello internazionale, dopo la tragica guerra mondiale ha subito una guerra civile che è durata fino al 1925 e dopo soli 14 anni si è trovata ad affrontare gli eserciti nazi-fascisti non solo tedeschi ed italiani ma di mezza Europa, i 4/5 delle forze degli eserciti nazi-fascisti d’Europa furono impiegati sul fronte russo.
Al momento della rivoluzione d’Ottobre la Russia era un paese arretrato, in particolare sul piano dello sviluppo industriale, e dovette procedere contando solo sulle proprie forze, esasperando conseguentemente, per necessità, le contraddizioni interne generate da un rapido processo di industrializzazione; dopo la vittoria della rivoluzione in Cina essa poté avvalersi dell’aiuto dell’URSS e delle repubbliche socialiste dell’est Europa, almeno fino alla rottura con Kruscev.
Inoltre la Cina iniziando il suo processo di transizione socialista 25 anni dopo l’Unione Sovietica ha potuto far tesoro delle esperienze già fatte, sia quelle positive che negative.
Infatti i comunisti cinesi che non condivisero e non accettarono le posizioni espresse da Kruscev, nel loro bilancio su Stalin, nel quale gli riconoscevano molti più meriti che errori (70 e 30%) una delle critiche che espressero fu proprio che Stalin, in alcuni passaggi, aveva gestito delle contraddizioni in seno al popolo come contraddizioni con il nemico e anziché risolverle in positivo le aveva trasformate in contraddizioni antagonistiche.
Ma, detto questo, anche il fattore soggettivo ha avuto una forte importanza, assieme alle particolarità della millenaria cultura cinese (Mao spesso, oltre ad altri, cita Sun Tzu), l’elaborazione di Mao, in particolare su quanto abbiamo visto riguardo alle contraddizioni è certamente stata di fondamentale importanza e non solo nel periodo “maoista” ma, come vedremo tra poco anche dopo la sua morte.
Mi riferisco alla vicenda della “Tienanmen”, che come ben sappiamo ed abbiamo visto anche in vicende successive, fu un tentativo di cosiddetta “rivoluzione colorata”, cioè dello schema che gli Stati Uniti ed i loro alleati hanno più volte utilizzato per sovvertire Stati socialisti o, comunque, non conformi ai loro interessi.
All’inizio il gruppo dirigente del PCC cercò di trattare la contraddizione come in seno al popolo, mandò dei reparti dell’esercito che si lasciarono addirittura disarmare dai manifestanti che si impossessarono delle loro armi, poi rendendosi conto che vi erano forze esterne che cercavano di coinvolgere parti dell’esercito popolare a sostegno dei manifestanti ed anche parti dello stesso gruppo dirigente del Partito, comprendendo che si trattava di una contraddizione antagonistica sono ricorsi alla repressione, salvando la Repubblica Popolare Cinese da una restaurazione che abbiamo visto realizzarsi in URSS e nei paesi socialisti dell’est Europa.
Ben diversa fu la capacità del gruppo dirigente del PCC di analizzare e comprendere la situazione in atto rispetto, per esempio, a quelle dei gruppi dirigenti dell’URSS e dei paesi dell’allora patto di Varsavia, per lo meno di quella parte che intendeva difendere il socialismo, che troppo tardi comprese la natura e gli sviluppi dei processi in atto e rimase paralizzata di fronte a manifestazioni che, se pure consistenti, rappresentavano minoranze, c’era appena stato un referendum sul mantenimento dell’Unione Sovietica che aveva visto il consenso di una larghissima maggioranza della popolazione, che i gruppi dirigenti non venduti all’imperialismo, non tentarono neppure di mobilitare in difesa dell’URSS.
Ma, per concludere, lo strumento potente di analisi delle contraddizioni in campo elaborato da Mao nella metà degli anni ’30 è anche quello che ha consentito poi al gruppo dirigente cinese di comprendere le contraddizioni in atto sul piano internazionale e dare vita a quel soggetto, i BRICS, che sta prendendo sempre più piede a livello internazionale, e che prospetta la possibilità di una profonda rimessa in discussione degli assetti internazionali, e in particolare, in essi, del dominio incontrastato dell’imperialismo.
Il contributo allo sviluppo del marxismo di Mao non è stato solo su questi aspetti relativi alle contraddizioni, per esempio anche lo scritto sulla pratica, contemporaneo a quello sulla contraddizione, è ricco di elementi importanti che ritengo possano esserci molto utili anche nella realtà attuale.
I testi di Mao sono tratti da Mao Tse-tung, Opere Scelte, Casa editrice in lingue estere, Pechino 1969