Tradotto da Eros R.F., da Valdai Club. Scritto il 1 marzo 2022.
Per fermare lo scivolamento dell’Europa in una grave crisi militare, sono necessari sforzi vigorosi per raggiungere un accordo politico tra la Russia e la NATO. Una base importante per tali negoziati dovrebbe essere una rinnovata qualità della formazione dei diplomatici, in grado di condurre un’analisi approfondita delle posizioni dei partner e un’empatia costruttiva, scrive il direttore del programma del Valdai Club Andreij Sushentsov.
Fino a poco tempo fa credevamo che nel 2015 il confronto russo-americano avesse raggiunto il suo apice. Durante il dibattito sul bilancio della difesa al Senato, il senatore democratico Jack Reed, con grande fastidio, ha affermato che i fondi americani per lo studio della politica russa si erano pericolosamente ridotti. Il senatore ha affermato che gli Stati Uniti o fraintendono le azioni della Russia, o non riescono a interpretare mosse che non dovrebbero essere sorprendenti e misteriose per l’America. È urgente investire di più in questo settore.
Dopo sette anni, dobbiamo ammettere che la politica russa viene interpretata in occidente in modo molto primitivo. La narrazione occidentale è che la leadership russa stia cercando di ricreare l’Unione Sovietica e veda la necessità di una costante espansione. Un’interpretazione distorta delle motivazioni della politica estera russa ha fatto sì che in Europa si sia creato il terreno per una crisi sistemica. Gli Stati Uniti hanno visto come obiettivo principale della loro politica europea il sostegno alle richieste massimaliste degli Stati baltici, dell’Ucraina e della Polonia contro la Russia. Gli interessi politico-militari di Francia, Germania o, ad esempio, Portogallo si sono rivelati meno significativi delle lamentele di Estonia e Lituania nei confronti di Mosca.
Tuttavia, è possibile creare un sistema di sicurezza stabile basato sulle esigenze di piccoli Paesi con richieste massimaliste? Cosa accadrà se la Russia risponderà con un’argomentazione simmetrica? Ad esempio: “Cuba è la nostra più importante priorità di politica estera. Finché non sarà garantita la sicurezza di Cuba, non discuteremo di altre questioni con gli Stati Uniti”. Questo è esattamente ciò che gli Stati Uniti stanno facendo ora nei confronti della Russia. Mosca concorda sul fatto che gli interessi di sicurezza dei piccoli Paesi sono importanti, ma è altrettanto importante considerare gli interessi di sicurezza di tutti i partecipanti al sistema, compresi quelli più grandi. La storia della Guerra fredda dimostra chiaramente che questo sistema stabile di gestione del confronto e di risoluzione dei conflitti è possibile.
Più volte le proposte russe di creare un sistema di sicurezza inclusivo in Europa sono state disattese. Una delle ragioni dell’incapacità di ascoltare le proposte russe è che, dal punto di vista della geopolitica, il tempo è strutturato in modo diverso per la Russia e per l’occidente. In occidente è legato ai cicli elettorali nazionali. L’attuale amministrazione di Washington non si sente vincolata alle promesse della precedente. Il cambiamento ciclico degli interessi nazionali a Washington è esacerbato dalla lotta tra i partiti: i limiti di un’interazione ragionevole con Mosca per un partito possono essere assolutamente inaccettabili per un altro. Al contrario, per la Russia il tempo geopolitico si misura in epoche, il cui inizio coincide con i principali eventi storici – guerre, accordi di pace, sconvolgimenti politici, ecc.
L’era successiva alla Seconda Guerra Mondiale si è basata su diversi accordi formali e informali, come la divisione delle sfere di influenza in Europa. Alcuni di essi sono stati concordati oralmente e non sono mai stati messi su carta. Questa è la fonte della delusione di Mosca per il ripudio della promessa della NATO di non espandersi verso est: per la Russia, il significato degli accordi verbali della fine degli anni ’80 e dell’inizio degli anni ’90 era ovvio, anche se le élite occidentali fanno riferimento alla natura straordinaria di quegli eventi, riferendosi al rapido collasso dell’ordine mondiale bipolare. In occidente, ciò che è accaduto nei primi anni Novanta è visto come un periodo in cui le parole non avevano molto peso, perché l’occidente aveva “vinto la Guerra fredda”.
Le dichiarazioni del nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz, secondo cui il sistema di sicurezza in Europa non può essere rivolto contro la Russia, sono giuste e corrette. Purtroppo, negli ultimi decenni, gli eventi hanno preso la direzione opposta. Per fermare lo scivolamento dell’Europa in una grave crisi militare, sono necessari sforzi vigorosi per raggiungere un accordo politico tra la Russia e la NATO. Una base importante per tali negoziati dovrebbe essere una rinnovata qualità della formazione di diplomatici in grado di condurre un’analisi approfondita delle posizioni dei partner e un’empatia costruttiva. Naturalmente, questi negoziati dovrebbero svolgersi in condizioni in cui le parti hanno lo stesso interesse a raggiungere un risultato. Non è più possibile rimandare alle generazioni future la soluzione del problema principale della sicurezza europea.