Articolo scritto per “Tribuna de Debates” del VI Congresso del PCB, firmato con lo pseudonimo: C. Menezes. Pubblicato il 15 ottobre 1966.
Tradotto da Danilo Silvestri.
Ogni Partito proletario che ha progredito e conseguito vittorie — e persino conquistato il potere — ha attraversato un processo più o meno acuto di lotta interna. Ciò è accaduto in URSS, Cina, Cuba e altri paesi.
La stessa esperienza storica brasiliana mostra, a sua volta, che per l’avanguardia del proletariato ogni passo in avanti nelle questioni di orientamento o correzione degli errori è sempre stato accompagnato da un’intensa lotta interna.
È ciò che è avvenuto nel periodo 1942-1945 (durante lo Stato Nuovo) e nel 1956-1958 (il periodo della discussione sul culto della personalità). Ed è ciò che accade proprio ora, nel periodo della sconfitta inflitta al nostro popolo dal colpo di stato militare fascista del 1º aprile 1964.
Ma cos’è la lotta interna, come e perché si verifica nel partito marxista del proletariato?
La lotta interna è lo scontro che avviene all’interno del Partito quando si confrontano idee contrapposte relative alla pratica dei suoi militanti.
La dialettica marxista si incarica di spiegare il meccanismo della lotta interna e la sua natura intrinseca, cioè la sua natura propria e peculiare.
La dialettica marxista mostra che, nel mondo, tutto è interconnesso, tutto si sviluppa, sia nella natura, nella società umana o nel pensiero. L’avanguardia del proletariato brasiliano, in quanto organismo sociale che rappresenta gli interessi politici e ideologici di una determinata classe, non sfugge ai principi della dialettica marxista. Ciò che accade nell’avanguardia del proletariato obbedisce alle leggi fondamentali della dialettica marxista. L’ideologia del Partito è un’ideologia specifica, cioè è l’ideologia del proletariato. Su di essa, però, l’ideologia borghese esercita una grande influenza dall’esterno.
Lo scontro è inevitabile, soprattutto durante le sconfitte, quando l’ideologia borghese penetra più profondamente approfittando delle brecce all’interno del partito d’avanguardia.
La sconfitta del partito marxista del proletariato è, di regola, conseguenza di errori che derivano da un processo di insufficiente accumulazione ideologica, o dall’eccessiva influenza dell’ideologia borghese. Possono esserci altre ragioni, ma la causa fondamentale è di natura ideologica.
A causa, dunque, del ruolo attivo delle idee nella società e nel partito marxista del proletariato, la lotta interna deve necessariamente essere trattata come lotta ideologica, non potendo essere condotta con esiti positivi se non obbedisce alle leggi della dialettica materialista e ai principi della filosofia marxista.
Dal punto di vista dei principi, la prima regola nella lotta interna è non considerarla una lotta tra nemici.
Il Partito nel suo insieme lotta contro i nemici di classe. La sua finalità è assicurare la giusta direzione alla lotta di classe dei lavoratori — e, di conseguenza, la giusta direzione della lotta di tutto il popolo per la sua liberazione, la pace, il progresso, il socialismo.
La lotta, nel partito marxista del proletariato, è definita “interna” esattamente per differenziarla dalla lotta che esso conduce e dirige all’esterno, in nome degli interessi politici e ideologici del proletariato e di tutto il popolo, contro i nemici della classe operaia e della nazione brasiliana, contro l’imperialismo, contro i latifondisti, contro le classi sfruttatrici, contro tutto ciò che ostacola il progresso e lo sviluppo.
La lotta interna non è un mero riflesso della lotta di classe né la stessa lotta di classe all’interno del Partito. Ciò non esiste all’interno del Partito, perché il Partito non è un’organizzazione composta da classi antagoniste.
I membri del Partito lottano per gli obiettivi di classe del proletariato e si sforzano affinché la loro coscienza sia una sola: la coscienza del proletariato.
I conflitti che sorgono nel Partito non provengono da scontri tra classi differenti operanti internamente, ma da influenze ideologiche esterne di classi ostili allo sviluppo della coscienza di classe del proletariato e del suo Partito.
Coloro che dissentono all’interno del Partito non sono nemici di classe. Le divergenze sono una contingenza dialettica dello sviluppo della coscienza e devono essere tollerate e ammesse normalmente. Nella lotta interna non si tratta di eliminare quadri, né di applicare misure coercitive.
Quando la lotta interna è vista alla stregua della lotta di classe, siamo di fronte a una deviazione, a uno snaturamento del marxismo e della sua filosofia.
Considerare la lotta interna come lotta di classe (o una forma di lotta di classe) è un procedimento che stimola la prepotenza, favorisce il clima del culto della personalità, alimenta il potere individuale e la lotta tra fazioni.
È ugualmente errato considerare la lotta interna come una lotta disordinata, mirante a disprezzare il centralismo democratico, principio direttivo della struttura e del funzionamento del Partito, dove l’unità e la disciplina ne costituiscono sempre e necessariamente le fondamenta.
Diffondere l’intolleranza, esercitare qualsiasi tipo di coercizione, eliminare quadri, frazionare, minare l’unità e la disciplina, sono metodi condannabili e condannati nella lotta interna.
Non trattandosi di una lotta tra nemici, la lotta interna deve necessariamente svolgersi un metodo capace di far avanzare il partito marxista del proletariato, senza distruggerlo internamente e senza indebolire la sua unità o indebolirlo di fronte al nemico di classe.
All’interno del Partito non si può evitare la lotta interna. Coloro che pensano di impedire o fermare la lotta interna (o che di fronte ad essa si astengono) ignorano l’ineluttabilità delle leggi che presiedono allo sviluppo sociale.
La lotta interna, come qualsiasi altra lotta che riguarda le relazioni tra gli uomini, non è scatenata da forze cieche e spontanee. Al contrario, la lotta interna, così come qualsiasi altra legge obiettiva dello sviluppo sociale, si manifesta attraverso l’azione degli individui. Questi, all’inizio, possono essere sorpresi dalla manifestazione delle leggi oggettive, o possono essere portati a esagerazioni o minimizzazioni nell’interpretarle.
Tutte le leggi obiettive, però, in quanto conoscibili, possono essere conosciute, e gli uomini possono imparare a utilizzarle correttamente nella loro attività pratica.
In questo modo, una volta iniziata, la lotta interna si sviluppa attraverso l’azione delle persone, l’attività e la consapevolezza dei membri della direzione. Gli individui sono esseri coscienti, che si pongono obiettivi specifici e si impegnano a raggiungerli.
Il marxismo è quanto di più opposto e contrario allo spontaneismo e alla rinuncia al dominio delle leggi sociali. Invece di lasciare che le leggi obiettive si manifestino, il materialismo storico cerca di conoscerle e utilizzarle come guida a favore dell’azione del proletariato.
Ne consegue che esiste un solo metodo corretto da applicare nella lotta interna, un unico metodo capace di far avanzare il Partito nel corso di tale lotta, ed è il metodo dialettico-materialista.
Secondo questo punto di vista, la lotta interna costituisce al contempo una lotta ideologica e teorica.
La teoria da sola non può modificare la realtà: non ha le condizioni per farlo. Ma senza la teoria è impossibile conoscere e dominare le leggi oggettive, poiché la conoscenza non è altro che l’attività teorica dell’uomo.
In quanto lotta teorico-ideologica, la lotta interna esige che si sappia generalizzare l’esperienza della realtà brasiliana, l’esperienza concreta della nostra rivoluzione e del nostro Partito. E ciò non si può ottenere senza la padronanza della teoria.
L’obiettivo della lotta interna — nel suo aspetto teorico-ideologico — è riuscire a provocare cambiamenti nella mente degli uomini, nella coscienza dei militanti dell’avanguardia.
In questo modo si possono ottenere trasformazioni interne (dal punto di vista ideologico) tali da facilitare la comprensione e l’attuazione della linea politica. Tutto sta nel progredire nell’accumulazione ideologica, nel migliorare la condizione ideologica del Partito a favore del proletariato.
La lotta ideologica, inoltre, così come la lotta teorico-ideologica, non può essere una lotta astratta. Essa ha valore solo finché è interconnessa con la lotta politica, tenendo conto che, se le cose non sono viste dal punto di vista dell’ideologia di classe del proletariato, non si otterrà nulla nel campo della politica.
Ad esempio, sotto il governo Goulart, la linea politica è stata condotta a una sconfitta (quella del 1º aprile) a causa delle carenti condizioni ideologiche. Cioè, da parte nostra, l’esistenza di profonde illusioni sul conto borghesia, insieme a una palese subalternità alla politica del governo, allora impegnato nella lotta per le riforme di base.
Tutti i partiti e gli uomini (teorici o pratici) che hanno avanzato nel cammino della rivoluzione marxista lo hanno fatto rinnovando la loro ideologia nel corso di lotte interne. Anche Marx ed Engels — fondatori del socialismo scientifico — prima di diventare marxisti erano hegeliani di sinistra e, in un certo momento, feuerbachiani, come hanno confessato. Non avrebbero superato le loro posizioni di democratici radicali se non avessero adottato il punto di vista del proletariato.
Il caso di Cuba è un altro esempio. Lì, riforme ideologiche sono state attuate durante la lotta interna e gradualmente è stato applicato, nella pratica, l’uso della critica e dell’autocritica.
È per questo che la critica e l’autocritica costituiscono una parte indispensabile nella pratica della lotta interna. È necessario non dimenticare, in questo caso, che l’impiego della critica e dell’autocritica esige come punto di partenza l’assumere una posizione di classe (la posizione di classe del proletariato) nell’esame degli errori commessi. Esaminati questi errori da tale punto di vista, non è difficile giungere alla conclusione che il fondamentale nella lotta interna e nel metodo per indirizzarla è arrivare a una riforma ideologica.
Con ciò si intende che occorre rinunciare alle posizioni ideologiche false e arrivare alle posizioni ideologiche proprie della classe operaia.
Quali sono le posizioni false, quali quelle che corrispondono agli interessi del proletariato?
La lotta interna può rispondere a queste questioni — nel caso brasiliano — quando si confrontano le idee riguardo all’egemonia della rivoluzione, alla questione agraria, all’alleanza operaio-contadina, al problema del potere, alla costituzione del fronte unico, ai percorsi della rivoluzione (pacifico o armato), alla tattica elettorale, alle forme di lotta, al ruolo del Partito, alla sua indipendenza di classe o alla subalternità alla borghesia, e ad altre questioni.