Il breve periodo di libertà in Siria tra la caduta dell’Impero ottomano ed il mandato francese

Da Intersezionale.

Dopo aver parlato delle origini storiche dell’intero Medio Oriente, entriamo ora a fondo nel contesto siriano, attraversandone le fasi storiche più importanti, durante le quali è nato il senso di appartenenza alla Siria in quanto nazione.

Ne seguiremo i passi che si sono iniziati a muovere nella recente era dell’occupazione ottomana, rappresentati dagli sforzi dei fondatori per creare una patria siriana, lottando contro l’impero, poco prima della grande rivoluzione araba del primo Novecento.

In questo articolo vedremo i loro tentativi di inseguire l’aspirazione allo stato nazionale, fino alla data dell’inizio mandato francese, segnato dalla battaglia di Maysalun. 

L’impero ottomano ha imposto uno stato di caos sociale e politico che durò per 400 anni, e ciò ha annullato ogni possibilità di costruire uno stato basato sulla cittadinanza. Gli ottomani hanno dato il potere alle minoranze del paese e questo è un elemento importante per comprendere le divisioni presenti in Siria ancora oggi e serve a noi siriani per ragionare su come creare unità vera tra i cittadini e le cittadine della Siria del futuro.

Infatti, l’identità siriana è molto debole, in quanto è invece molto radicato e decisamente prevalente il senso di appartenenza a tribù ed etnie.

Si parla spesso del mosaico siriano come punto di forza per il paese, ma gli aspetti negativi, come la tendenza al settarismo, sono da tenere in considerazione.

Allo stesso tempo, non si deve incorrere nel pericolo del becero nazionalismo: come siriano credo che le nostre diversità debbano essere rispettate e valorizzate, per creare uno stato che sia davvero la casa di ognuno e ognuna di noi.

Tornando alla storia, prima della Prima Guerra Mondiale, con il nome di Siria si intendeva l’intera regione che abbraccia l’attuale Siria, il Libano, la Palestina e la Giordania orientale. L’area era di 338.600 km² (nel 1915) con una popolazione di 4.008.000 abitanti.

La fine dell’uomo malato (l’Impero ottomano)

Alla fine dell’Impero ottomano, dopo l’ascesa della tendenza nazionalista turca rappresentata dal movimento dei giovani turchi del 1908, ha preso piede il movimento di liberazione in Siria, rappresentato da intellettuali che chiedevano indipendenza e riforme, tra cui Abdul Rahman Al-Kawakbi e Najib Azouri. 

L’associazione dei giovani turchi voleva la fine dell’impero mantenendo però l’occupazione dei paesi arabi, contro di loro si schierarono quindi associazioni siriane che invocavano il risveglio dei popoli arabi, l’unità, la libertà e l’autonomia. Tra i suoi fondatori più importanti c’è Abdul Hamid Al Zahrawi.

Nel 1914, i turchi sono entrati nella Prima Guerra Mondiale a causa della loro alleanza con i tedeschi. Dopo la guerra, in Siria si è verificato un cambiamento radicale, e nel 1915 l’impero aveva nominato ministro della marina Jamal Basha, conosciuto come ‘il delinquente del levante’, dotandolo di poteri infiniti validi per tutta la regione.

È proprio Basha a reprimere nel sangue i movimenti di indipendenza siriani, a partire dal 6 maggio 1916, tale data è ancora ricordata come il giorno dei martiri.

Tra di loro c’erano il principe Omar al-Jazaeri, nipote del principe algerino Abdul Qader, lo scrittore Rushdi al-Shomaa, il poeta e scrittore Shafik Beck Muayyad al-Azam, il poeta Rafiq Rizq Silom, pensatore e giornalista Abdul Hamid Al-Zahrawi, molte scuole e strade sono ancora chiamate i loro nomi.

La nuova consapevolezza araba da un lato ed i crimini ottomani dall’altro, sono stati le cause principali della grande rivoluzione araba.

Altre ragioni possono essere individuate questo nella crescente forza degli indipendentisti arabi, e ile promesse di sostegno che la Gran Bretagna gli ha fatto, illudendoli di supportare il processo di liberazione degli arabi. La rivoluzione ha avuto inizio il 10/6/1916, e gli arabi entrarono alleati della Gran Bretagna nella Prima Guerra Mondiale per combattere l’impero ottomano.

Gli alleati inglesi e francesi tradirono presto le loro promesse e divisero l’area secondo quanto stabilito dall’accordo segreto Sykes-Picot, per trattenere i neonati paesi sotto il loro mandato. Questo accordo è stato poi modificato nella conferenza di Sanremo ed il Levante diviso in quattro paesi: Siria, Libano, Palestina e Giordania orientale, Siria e Libano sotto il mandato francese e Palestina e Giordania orientale erano sotto il mandato inglese con l’Iraq.

All’inizio del XX secolo, i giovani turchi erano intenzionati a cambiare il sistema dell’impero da feudale a borghese attraverso un colpo di stato militare. Si sono, così, avvicinati ai rappresentati delle componenti non turche e tra questi agli arabi, i quali hanno approfittato delle apparenti aperture nei loro confronti.

Gli arabi formarono a quel tempo un certo numero di associazioni, le più importanti delle quali furono quelle che adottarono programmi politici, e le attività della società segreta al-Fatāh (la Giovane) a Parigi, e i cui membri intrapresero il compito di unificare gli sforzi delle fazioni arabe per fare pressione sul governo turco, riuscendo a tenere una conferenza nel giugno 1913 a Parigi. Ventiquattro delegati includevano 19 Siria, Libano, 2 Iraq e 3 comunità arabe negli Stati Uniti.

Dalla conferenza sono emerse rivendicazioni di diritti nazionali arabi e di autonomia degli stati, rimarcando il grande contributo dato dagli arabi all’amministrazione centrale turca. 

Faisal, che diventerà il re di Siria, ha continuato segretamente a comunicare con i nazionalisti siriani nel 1915, come parte dei preparativi per intervenire nella Prima Guerra Mondiale al fianco di inglesi e francesi. Durante la sua visita a Damasco, fece un accordo con i membri delle associazioni arabe: queste sarebbero state al suo fianco in cambio del riconoscimento, da parte inglese, dell’indipendenza degli stati del levante.

Intanto, però, l’accordo di Sykes-Picot assegnava la regione a Francia e Inghilterra.

Il 30 settembre 1918, un giorno prima dell’arrivo dell’esercito britannico, le forze arabe entrarono a Damasco sotto la guida di Faysal, che annunciò l’istituzione del Regno siriano. Le truppe britanniche entrarono a Beirut, Aleppo e nel resto delle città siriane.

Così, per la prima volta in quattro decenni, le forze turche lasciarono la Siria e, il 30 ottobre 1918, furono costrette a firmare una resa e un armistizio, in accordo al quale cedettero Siria, Libano, Palestina, Iraq, Hijaz e Yemen.

In risposta alla dichiarazione dell’istituzione di uno Stato siriano, la Gran Bretagna e la Francia convennero di porre la Siria e il Libano sotto il mandato francese, l’Iraq sotto il mandato inglese, come la Palestina e la Giordania orientale, impegnandosi a mettere in atto la dichiarazione Balfour e a dar vita a uno “stato degli ebrei in Palestina”, attraverso la risoluzione di Sanremo del 1920.

Difronte alla protesta dei siriani contro quanto sancito a Sanremo, re Faysal chiese di tenere un Congresso Nazionale siriano con rappresentanti delle città e delle regioni del Paese. Alcuni dei suoi membri furono eletti, laddove possibile, altri giunsero a Damasco con un’autorizzazione scritta da parte dei notabili della loro regione di provenienza. Vi parteciparono in totale 85 delegati.

Difronte alla protesta dei siriani contro quanto sancito a Sanremo, re Faysal chiese di tenere un Congresso Nazionale siriano con rappresentanti delle città e delle regioni del Paese. Alcuni dei suoi membri furono eletti, laddove possibile, altri giunsero a Damasco con un’autorizzazione scritta da parte dei notabili della loro regione di provenienza. Vi parteciparono in totale 85 delegati.

re Faysal

Il congresso ebbe luogo in tre sessioni eccezionali nel Club Arabo di Damasco, tra il giugno 1919 e il luglio 1920.

1. Nella prima sessione si indisse un referendum, tenutosi il 7 giugno 1919 per dar voce alla volontà dei siriani. La sessione condusse al cosiddetto “Programma di Damasco”, che comprendeva:

• totale indipendenza della Siria, e la designazione del principe Faysal come suo re.

• istituzione di una monarchia costituzionale centralizzata in cui i diritti di tutte le comunità sono garantiti, con accento sull’unità araba.

• rifiuto della tutela francese.

La seconda sessione, tenutasi nel novembre 1919, fu chiamata “Corso di difesa”. Il Congresso siriano si oppose al processo di sostituzione della guarnigione francese in Siria con quella britannica, mantenendo l’accordo Sykes-Picot, considerando un tale atto il preludio alla separazione del Libano e del resto delle aree costiere e assegnò il governo siriano Resistere all’operazione.

La terza sessione, fu denominata “ciclo dell’indipendenza”. A causa delle decisioni unilaterali di Francia e Gran Bretagna dopo la caduta dell’Impero ottomano, fu proclamata l’indipendenza della Siria e Faysal fu nominato re costituzionale l’8 marzo 1920.

Regno di Siria, regno meno di 4 mesi

Chi è Re Faysal? Cos’è il Regno Arabo Siriano?

È anche conosciuto come Faisal I, un arabo la cui stirpe risale ad Ali Bin Abi Taleb, il cugino del profeta Muhammad. Faisal era il terzo figlio di Sharif Hussein, il sovrano di Hijaz.

Dopo aver dichiarato l’indipendenza, si formò un nuovo governo che ottenne la fiducia del Congresso Nazionale come primo governo costituzionale siriano. La conferenza iniziò a stendere la costituzione e il governo, dal canto suo, diede incarichi amministrativi ad alti funzionari statali e al Palazzo Reale, introdusse la prima valuta del Paese, il “dinaro siriano”. Prese corpo, poi, l’idea di istituire un esercito nazionale.

Yousef Al-athmaa

L’esecutivo includeva figure come Yousef Al-Omeh, Ministro della Difesa, e Abdul Rahman Al-Shahbandar. Il nuovo ministro affermò nella sua dichiarazione che il fulcro della sua azione era da individuarsi nel sostegno alla completa indipendenza dello Stato, nel diritto di rappresentanza esterna e nell’insistenza sull’unità siriana nei suoi confini naturali.

Tra le caratteristiche più importanti della Costituzione del 1920, Legge fondamentale, del Regno siriano è possibile ricordare:

• il nome dello Stato: il Regno arabo siriano, una monarchia civile rappresentativa la cui fede è l’Islam.

• l’unità politica della Siria: il Paese è indivisibile, ma è riconosciuta l’indipendenza amministrativa delle province.

• l’arabo è la lingua ufficiale, un individuo del Regno arabo siriano si chiama siriano.

• L’istruzione e l’educazione nelle scuole pubbliche e private: si basano su principi nazionali in tutte le province siriane.

La terza sessione fu la più importante del Congresso Nazionale, che da congresso politico-rappresentativo divenne Consiglio legislativo e fungeva da assemblea costituente (per redigere la prima costituzione del Paese dotato di un governo autonomo) e Consiglio rappresentativo (per monitorare il governo) nel contempo. Rimase in sessione fino a luglio, quando la Francia entrò a Damasco.

Così la potenza europea pose rapidamente fine al nascente Stato siriano, espulse re Faysal dall’area del levante e attuò i suoi piani per controllare la regione, in linea con l’idea, promossa dalle autorità francesi, del controllo sulla “mentalità caotica del popolo siriano” e sulla volontà di incrementare le divisioni etniche dello stato, al fine di poterlo governare più agilmente. Dunque, optarono per la strategia di affidare il potere a gruppi religiosi ed etnici minoritari:

  • I Cristiani in Libano.
  • Gli Alawiti sulla costa.
  • I Drusi del sud.

La Francia fece affidamento sulla sua conoscenza preliminare della natura delle relazioni interne di questi gruppi e dei conflitti esistenti tra clan e famiglie, e tra le leadership interne ad essi. La potenza europea è, così, riuscita a stabilire una serie di entità politiche, i cui affari sono gestiti da consigli locali di notabili affiliati a una “autorità centrale”, rappresentata dal mandato francese.

La Francia è stata in grado di attuare il suo piano di un’amministrazione siriana suddivisa come voleva, impedendo la creazione di uno Stato unificato sul suo territorio, composto da una popolazione per lo più araba sunnita.

Da siriano, ritengo che le implicazioni di tali politiche imposte dalla Francia, siano emerse in modo molto chiaro negli ultimi dieci anni di guerra. Ritrovo, cioè, ai giorni nostri, ancora presenti le condizioni con cui la Francia ha plasmato lentamente nel tempo l’ordine politico e della sociale in Siria, processo culminato con la sconfitta araba nella battaglia di Maysalun il 24 luglio 1920, data di inizio dell’occupazione francese. 

“Non stiamo combattendo solo per la vittoria, vale la pena lottare anche per l’onore”

È così che il ministro della Difesa Yousef Al-athmaa ha iniziato la famosa battaglia nella valle di Mayslun, sapeva di stare andando incontro alla morte e sapeva che i siriani lo avrebbero ricordato – insieme a chi era con lui – nel novero degli immortali. Maysalun si trova a ovest della capitale Damasco, sulla vecchia strada che la collega a Beirut. Io conosco bene il posto, avendo svolto lì la leva militare obbligatoria. È una bassa pianura circondata da alture montuose su tutti i lati.

La battaglia durò solo 8 ore ed a scontrarsi furono un esercito francese di 9.000 soldati, una macchina militare completa di aerei, carri armati e cannoni, ed un esercito siriano che contava circa 3.000 soldati, compresi i volontari. Di essi 400 persero la vita e 1000 restarono feriti, mentre gli occupanti francesi registrarono appena 45 morti e 150 feriti. Le truppe vincitrici entrarono a Damasco il giorno seguente per dichiarare una nuova era: l’era del mandato francese.

Se è vero che i siriani persero questa battaglia, è vero anche che grazie ad essa iniziarono poi la ribellione contro l’occupazione francese.

D’altra parte: Se i siriani avessero trionfato sui francesi in quella battaglia, che corso avrebbe preso la Storia? Avremmo mai sofferto ciò che stiamo soffrendo oggi?

Faccio questa domanda a me stesso e non ad altri, perché so che nessuno conosce la risposta.

Indice