A cura di Eros R.F., dalla guida Dessalines
I socialisti considerano la democrazia sotto il capitalismo un’utopia irrealistica, meglio definita come democrazia borghese, o democrazia per i ricchi, che i socialisti contrappongono alla democrazia proletaria. Nel capitalismo, i partiti politici, i rappresentanti, le infrastrutture e i mezzi di comunicazione sono controllati dai capitalisti, che impongono restrizioni alle scelte dei lavoratori, limitano le opzioni di rappresentanza a fantocci capitalisti controllati e limitano la portata del dibattito pubblico alle opinioni pro-capitaliste (la cosiddetta “finestra di Overton”, o “comfort zone“).
Le democrazie borghesi sono in realtà delle dittature capitaliste, che producono leggi favorevoli ai ricchi, indipendentemente dalle reali preferenze della popolazione. Lo studio di Princeton, condotto negli Stati Uniti nel 2014, ha rilevato ad esempio che le preferenze del cittadino medio americano (cittadino del cosiddetto Paese più libero e democratico al mondo) esercitano un’influenza quasi nulla sulla legislazione, rendendo il sistema statunitense di elezioni e campagne elettorali poco più che un teatro politico. La “democrazia” multipartitica, parlamentare/rappresentativa ha dimostrato di essere il guscio più sicuro per il governo capitalista, indipendentemente dai metodi di voto o dalle diverse strutture politiche, in Paesi diversi come Australia, Giappone, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti, Corea del Sud o Brasile.
I filosofi greci antichi, come Platone e Aristotele, definivano la democrazia come, inevitabilmente, il governo dei poveri e consideravano gli Stati basati sulle elezioni come aristocrazie antidemocratiche, poiché solo le famiglie ricche e dominanti hanno le risorse per finanziare le elezioni. A ciò si contrapponevano la selezione casuale e le assemblee dei cittadini, che erano caratteristiche della democrazia, entrambe inesistenti nei Paesi sopra elencati. Oggi le “democrazie” liberali/parlamentari sono dominate da candidati ricchi e da famiglie politiche radicate, con i capitalisti al di sopra del potere politico.
Esempi di restrizioni sono il monopolio dei media e dei notiziari, il gerrymandering, i limiti di mandato a lungo termine senza possibilità di revocare i rappresentanti impopolari, le restrizioni create per escludere gli elettori poveri e le minoranze, le proposte di legge elaborate direttamente dai lobbisti e dai legislatori borghesi, la soppressione degli elettori, i brogli elettorali, i sistemi di voto elettronici chiusi e non verificabili, il finanziamento capitalista delle campagne elettorali, il basso rapporto tra elettori e rappresentanti, i luoghi e gli orari di voto scomodi e, soprattutto, l’accatastamento dei candidati. La maggior parte delle elezioni si svolge prima di arrivare alla cabina elettorale. In breve, la democrazia politica non può esistere senza la democrazia economica. Come diceva Rousseau ne “Il Contratto sociale“, il padre intellettuale della democrazia reale: affinché ci siano le condizioni per un sistema giusto, occorre “che nessun cittadino deve essere abbastanza ricco da poterne comprare un altro, e nessuno tanto povero da esser costretto a vendersi“.
L’impossibilità della democrazia capitalista di passare alla democrazia della classe operaia è dimostrata al meglio dalla frase: I capitalisti non vi permetteranno di votare via la loro ricchezza. Il pacifismo e le elezioni non sono mai stati un mezzo efficace per esautorare la classe dominante.
I comunisti propongono di costruire alternative accanto alla democrazia borghese, con l’obiettivo di sostituirla con la democrazia proletaria. Le misure potrebbero includere:
- Sostituzione degli organi parlamentari borghesi con organizzazioni operaie ampiamente inclusive, come sindacati, consigli e comuni.
- Il sequestro della terra, delle strutture produttive e delle abitazioni sfitte (inutilizzate) e la loro messa sotto controllo democratico.
- Eliminazione di tutti i debiti, soppressione di tutte le banche private e dei mercati azionari.
- Democrazia diretta nel maggior numero possibile di decisioni, spesso associata al cosiddetto “cybercomunismo”.
- Un’economia pianificata democraticamente per i bisogni umani, con una partecipazione aperta.
- Democrazia dal basso anche sul posto di lavoro.
- Eliminazione dell’esercito permanente e sua sostituzione con lavoratori armati.
- Enfasi sull’istruzione universale, sulla sanità, sull’assistenza all’infanzia, agli anziani e sul benessere umano, pagati socialmente.
- Aumento della tecnologia produttiva.
- Bassi livelli di disuguaglianza di reddito, spesso guidati da un sistema di “buoni lavoro” per la retribuzione.
- Esperti (se esistono) eletti dalla classe operaia a suffragio universale.
- Tutti i rappresentanti e i funzionari (compresa la polizia) sono revocabili in qualsiasi momento.
- I funzionari pubblici sono retribuiti come il lavoratore medio.
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