A cura di Eros Rossi Fomìn.
Una delle tesi che più vengono utilizzate per sminuire le accuse al blocco commerciale posto dagli USA a Cuba è che solamente le attività americane siano interdette dal commerciare con Cuba, e che gli aiuti umanitari siano esenti dall’embargo.
Utilizzeremo come riferimento principale il paper “The impact of the economic crisis and the US embargo on health in Cuba” pubblicato sul PMC. La La ricerca non è recente ma ci fornisce un quadro chiaro sugli effetti economici e umanitari dell’embargo a cavallo tra anni ‘80 e ‘90 e ci permette di comprenderne gli strascichi odierni.
Indice
L’impatto economico e sociale dell’embargo
Citiamo qui punti fondamentali espressi nel paper pubblicato da Richard Garfield e Sarah Santana, qui di seguito disponibile in lingua originale: Pdf da PMC.
«Dal 1965 al 1975, l’economia ha avuto una crescita annua di circa il 2%.
A partire dal 1975, l’embargo è stato modificato per consentire il commercio con le imprese controllate dagli Stati Uniti in altri Paesi durante il periodo di distensione della guerra fredda. Dal 1975 al 1989, l’economia è cresciuta a un tasso annuo del circa il 4%. [A dimostrazione del fatto che l’embargo abbia una forte influenza sull’andamento economico]
La dissoluzione dell’Unione Sovietica e del COMECON (Comunità per la Cooperazione Economica) nel 1989 ha indebolito notevolmente l’economia cubana. Le esportazioni del blocco sovietico verso Cuba sono diminuite di circa il 70% dal 1989 al 1993, il PNL è diminuito del 35%, e il valore delle importazioni da tutte le fonti è sceso da 8 miliardi di dollari a 1,7 miliardi [quindi del 78,8%].»
[Le fonti dei rispettivi dati sono citati nel paper]
«Nel 1992 l’embargo statunitense è stato reso più severo con l’approvazione della “Cuban demcoracy act”. Da allora è stato proibito tutto il commercio delle sussidiarie statunitensi, compreso il commercio di cibo e medicinali. Le navi di altri Paesi non sono autorizzate ad attraccare nei porti statunitensi per i 6 mesi successivi ad un eventuale attracco a Cuba, anche se il loro carico è costituito da merci umanitarie. Si stanno esercitando pressioni su altri Paesi affinché smettano di commerciare con o di fornire beni umanitari a Cuba.
Sebbene la legislazione sull’embargo dalla Seconda Guerra Mondiale abbia solitamente incluso esenzioni per i beni umanitari, su Cuba non consente la vendita di prodotti alimentari e richiede una “verifica in loco” senza precedenti per la donazione di forniture mediche. La legislazione non afferma che Cuba non può acquistare farmaci da aziende statunitensi o dalle loro filiali estere; tuttavia, tali richieste di licenza sono state negate.
Secondo la Commissione Interamericana per i Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani, questi regolamenti violano gli accordi internazionali sui diritti umani, tra cui la Dichiarazione Americana dei Diritti e dei Doveri dell’Uomo, la Carta dell’Organizzazione degli Stati Americani e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, di cui gli Stati Uniti sono firmatari.
Gli embarghi delle Nazioni Unite nei confronti di Rhodesia meridionale, Sudafrica, Iraq, Libia, Haiti e l’ex Jugoslavia, e gli embarghi degli Stati Uniti contro Cina, Corea del Nord, Vietnam, Cambogia, Uganda, Iran e Nicaragua, [a differenza dell’embargo contro Cuba] hanno contenuto disposizioni per l’accesso ai beni umanitari di base.»
[Le fonti dei rispettivi dati sono citati nel paper]
Si trova ulteriore conferma della tesi in altri documenti sulla questione.
Per quanto Cuba sembri chiusa in una bolla statica, in realtà per questioni storiche e geografiche la sua fortuna è strettamente legata a quella del suo vicino americano.
Si considerino i dati ivi presenti [Pdf di un paper di Rose Caraway, Università del Texas]: «Soprattutto tra il 1954 e il 1958, il commercio ha raggiunto i massimi livelli: le esportazioni di Cuba verso il suo vicino settentrionale costituivano il 65% delle esportazioni totali, mentre le importazioni negli Stati Uniti ammontavano al 74% degli acquisti internazionali.»
In risposta all’embargo di Kennedy fu necessario sostituire questi indici con transazioni dal e verso il COMECON, e l’operazione per ovvi motivi non fu semplice: l’isola, de facto colonizzata imperialisticamente dal vicino nordamericano sin dalla fine del 1800 a seguito del fallimento della lotta per l’indipendenza di José Martí, era indissolubilmente legata e dipendente al commercio con gli Usa, finendo così per non svilupparsi nella produzione e nella sovranità produttiva. Alla caduta del blocco orientale, la crisi che ne seguì era inevitabile, non avendo più assolutamente nessuno con cui commerciare.
Per dimostrare come l’embargo faccia la fortuna o meno di Cuba: le sanzioni sono state alleviate da Obama principalmente in materia di spostamenti civili. Obama varò una serie di decreti per terminare le restrizioni economiche più dure, ma non le sanzioni in generale (in quanto necessitante di approvazione dal Congresso ai sensi del Helms-Burton Act). E infatti, anche quel periodo di distensione delle relazioni diplomatiche con gli USA, similmente a quello avvenuto nel ’75, portò ad un visibile miglioramento del PIL, [grafico 1: Fonte], oltre a quello pro capite in aumento negli anni precedenti [grafico 2: Fonte]. Nel 2016 diminuì e poi riaumentò nel 2017, per poi cadere di più con le nuove restrizioni di Trump.
Tutto è soggetto ad embargo
Riguardo il punto delle «sussidiarie americane», viene chiarito il significato all’interno di un altro articolo, pubblicato su WFW, un prestigioso «studio legale internazionale che fornisce consulenza su transazioni e controversie complesse», nel link seguente: Articolo di WFW.
Viene spiegato inoltre come vengano vietate al commercio con Cuba tutte le compagnie straniere col «10% di prodotti e brevetti di origine americana», che dunque non possono esportare tali beni o tale atto ricadrebbe nella legge americana sul commercio con Cuba. Nel mondo odierno globalizzato, gran parte, se non tutti i prodotti tecnici e tecnologici, dalle auto alle macchine per il caffé, dai telefonini ai ventilatori ospedalieri, sono composti da vari pezzi, insomma da brevetti provenienti da molteplici Paesi sviluppati del mondo, in particolar modo statunitensi, data la forte spinta industriale che ha avuto nel XIX e XX secolo e il boom dell’high tech nel XXI secolo.
«Gli Stati Uniti mantengono un embargo su Cuba, che vieta in generale l’esportazione a Cuba di merci provenienti dagli Stati Uniti e la riesportazione da altri Paesi di articoli di origine statunitense. A tal fine, i prodotti di origine non statunitense con un contenuto di origine statunitense superiore alla soglia minima sono trattati come prodotti di origine statunitense. Storicamente, la soglia de minimis era del 25%, superiore alla soglia del 10% applicabile a molti altri programmi. Tuttavia, nell’ottobre 2019, il Presidente Trump ha abbassato la soglia de minimis di origine statunitense al 10%. Come per altre sanzioni, il commercio limitato di alcuni beni di origine statunitense a Cuba è consentito in base a licenze generali (che si applicano a tutte le parti) o a licenze specifiche (che una parte specifica può richiedere). Tuttavia, per la maggior parte dei prodotti, il Bureau of Industry and Security (BIS), che fa parte del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, mantiene una politica generale di rifiuto delle richieste di licenza.» [Viene quindi confermata l’affermazione che abbiamo trovato nel paper precedente]
«Filiali di persone statunitensi – Le sanzioni su Cuba si applicano integralmente alle entità non statunitensi possedute o controllate da persone statunitensi. Ciò riguarda generalmente sia le filiali che le joint venture al 50% tra un soggetto statunitense e uno non statunitense. Questa regola ha portato a diversi esempi di non conformità accidentale. Poiché la maggior parte degli altri Paesi tratta Cuba alla stregua di qualsiasi altro Paese non sottoposto a sanzioni, una filiale o una joint venture non statunitense gestita localmente da un soggetto statunitense può rendersi conto che il suo commercio con Cuba costituisce una violazione solo quando è troppo tardi.»
Insomma oltre a sussidiarie dirette le sanzioni abbracciano anche transazioni tra Cuba e società cogestite con capitale di cittadini americani.
Approfondimenti
Articoli
- “The impact of the economic crisis and the US embargo on health in Cuba” di Richard Garfield e Sarah Santana, pubblicato sul PMC (in inglese).
- “Post-embargo Cuba: Economic Implications and the Future of Socialism” di Rose Caraway, Università del Texas (in inglese).
- “US sanctions: spotlight on Cuba” dello studio legale internazionale Watson Farley & Williams (in inglese).