Differenze tra sovranità popolare e sovranismo

Da GiovineItalia

In questo periodo, si sente parlare molto del ”’sovranismo”. Questa terminologia molto ammaliante per certi, sta emergendo simultaneamente un po’ ovunque ai ritmi di Tupac e merita di essere concettualizzata. Per poter capire cos è precisamente il sovranismo, occorre fare dell’archeologia verbale, analizzare la genesi storica di quel termine e il pensiero che ingloba.

Il sovranismo nasce come neologismo recente e deriva dal sostantivo ”sovrano” che a sua volta è mutuato in ”souveraineté” (sovranità in francese). La nozione di ”sovranità popolare” non nasce oggi, ma ha origini remote in Francia sin dalla fine XVIII secolo.

La sovranità popolare e statuale, dinanzi ad un potere egemone sempre più oppressivo, monolitico e assolutista (che privilegiava una monoclasse e viveva nell’opulenza più adiposa, mantenendo il resto della popolazione nell’indigenza) scaturì tra le masse. La Rivoluzione francese che riuscì a rovesciare il regime reazionario monarchico ebbe come scopo di raggiungere questa linea ”sovrana” tanto plebiscitata dal popolo che le masse partivano dal princìpio che solo il ”demos” dev’essere sovrano e non una monarchia o una diarchia che decidesse delle sorti del popolo. Seguendo questo ragionamento, dopo la caduta del Monarca Luigi XVI, il popolo pose le fondamenta per costituire un nuovo Stato (con la separazione dei poteri) equo e democratico, assumendosi il compito di redigere una costituzione. Con l’eccezione della Magna Charta del 1215 in Inghilterra, della Kouroukan Fouga del 1236 in Mali o della Bill of Rights del 1648 sempre in Inghilterra, la costituzione derivante dalla Rivoluzione francese è considerata come la prima carta costituzionale democratica. Sovranità statuale e sovranità popolare erano concubinate. Il popolo è sovrano e lo Stato è superiore dinanzi ad ogni forza esteriore.

Quel paradigma è sempre il medesimo? Purtroppo no! La nascita di ideologie e teorie che non andavano nel senso di ”primazia statuale e popolare” (come il liberalismo all’inizio del 1900 e il fascismo in seguito), hanno limitato la sovranità dei vari Stati nazionali. Per non parlare delle grandi organizzazioni internazionali che si sono imposte nel tempo (dopo la fine della seconda guerra mondiale), moltiplicando la loro egemonia: NATO, ONU, Unione Europea.

Il primo articolo della nostra costituzione enuncia esplicitamente che ”La sovranità appartiene al Popolo’‘ (benchè la debba esercitare nelle forme e nei limiti della costituzione). E’ dunque dovere dell’Italia uscire da tutte queste organizzazione che sono l’ossimoro puro della sovranità, sia popolare che statuale. Idem per le basi militari americane installate sul suolo italiano. Uscire da tutte le forze transnazionali significherebbe seguire il giusto pensiero che è la sovranità, cioè superiorità interna ed esterna. Oggi, nel 2020, il regime monolitico assolutista di cui si parlava sopra è rappresentato dal totalitarismo liberale (UE, imperialismo yankee e schengen). Per una vera libertà è necessario applicare un commiato integrale con questi organismi oppressivi, non solo a livello sovrano, ma anche a livello socio-economico. Poiché l’UE ha dimostrato di essere un organismo aporofobo e demofobo: promuove la pace, ma non fa che mettere a fuoco e a sangue gli angoli del mondo; parla di democrazia, ma in realtà applica solo classismo ed imperialismo. Ecco in quale schema siamo installati.

Il sovranismo

Nell’epoca post-moderna è emerso un nuovo concetto che è il sovranismo, tanto esaltato dai partiti di destra (gli stessi che si prosternano con molto piacere al diktat di Bruxelles, Washington ed Israele). Ma bisogna sapere che il sovranismo non è un’ideologia, né tanto meno un pensiero, benché la Treccani o Larousse lo definiscono come tale. Oggi abbiamo bisogno di un’analisi socio-geopolitica per poter analizzare il mondo e trovare delle proposizioni, quindi necessariamente con una linea ideologica chiara. Cosa che manca ai partiti detti sovranisti.

Nel sovranismo vi sono 2 correnti : quella liberal-atlantista del partito di ”’Selfini”’ e quella di stampo rossobruno molto ”’fox”’ che dice di non essere di destra né di sinistra o di essere post-ideologico, ma quando la analizziamo con i dovuti dettagli, capiamo che anch’essa fa parte della cricca borghese che non ha niente di rivoluzionario. Alla fine, i due non sono poi così diversi, perchè entrambi si oppongono ma non propongono. Entrambi non hanno un programma chiaro. I cosiddetti ”post-ideologici” parlano molto dell’uscita dall’Unione europa, dall’euro e del sovranismo. Sono tutte idee valutabili e condivisibili. Ma dopo? Qualora l’Italia uscisse da questa prigione a livello verticistico, quale linea politico-economica applicheranno questi partiti? E’ questo il vero punto di domanda. L’area sovranista è diventata molto ambigua, contraddittoria e spesso ingannevole.

Il sovranismo può essere benissimo pro-atlantista, così come può essere allo stesso tempo socialista. Ma senza una teoria che andrà negli interessi del popolo non funzionerà mai. Perchè molti sovranisti dichiarati non denunciano mai la presenza di un’invasione atlantista che perdura da anni attraverso il controllo militare e vari organismi che sono i valletti dell’imperialismo d’oltre-oceano? Perchè costoro non si pronunciano mai sulle politiche colonialiste applicate da Israele? Perchè non capiscono che la sovranità passerà solo con l’attuazione dei princìpi costituzionali? Perchè non si approcciano a tutte le nazioni che resistano al liberalismo globalizzato?

Il sovranismo in sé per sé non è negativo, ma oggi è solo un termine utilizzato demagogicamente da personalità che sono pronti ad illudere le masse con discorsi montati senza un parametro di applicazione che avrà un seguito.

Esistono solo due scelte: i sovranisti che vogliono un’Italia libera da ogni tutela e controllo esterno per poi scegliere una linea socialista che garantirà giustizia sociale e diritti per tutti e altri sovranisti che credono che la liberazione non si farà senza coloro che non cessano di considerare l’Italia come un protettorato.