Vjačeslav Michajlovič “Molotov“, nato Skrjabin, (Kukarka, 9 marzo 1890 – Mosca, 8 novembre 1986) è stato un dirigente, diplomatico e rivoluzionario di spicco nell’Unione Sovietica. Durante il periodo tra le due guerre mondiali, ricoprì il ruolo di ministro degli esteri dell’URSS. È noto per aver siglato il patto di non aggressione con la Germania nazista, comunemente chiamato Patto Molotov-Ribbentrop, dopo che questa aveva stipulato patti di pace simili con i Paesi occidentali. In seguito, giocò un ruolo chiave nei negoziati di Jalta con Regno Unito e Stati Uniti d’America e contribuì alla formazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Pagina a cura di Jean-Claude Martini
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Vita
Nacque nel villaggio di Kukarka (attualmente Sovetsk nell’oblast di Kirov), nell’impero russo, come Vyacheslav Mikhailovich Skriabin. Aderì al Partito operaio socialdemocratico russo nel 1906 e usò lo pseudonimo Molotov (martello). Operò assieme ad Aleksandr Šljapnikov, il più grande bolscevico di San Pietroburgo al tempo della Rivoluzione di Febbraio, dato che altre figure come Lenin erano ancora in esilio. Dopo quella che sembra essere un’odissea attraverso il territorio geografico e politico russo, inclusa una parte importante nella Rivoluzione d’Ottobre e la redazione della Pravda per un certo periodo, iniziò a lavorare sotto la direzione di Stalin nel 1922.
Dal 19 dicembre 1930 al 9 maggio 1941 fu presidente del Consiglio dei commissari del popolo, carica nella quale esercitò il comando del governo dell’URSS, sebbene questa carica fosse in pratica subordinata al segretario generale del Partito.
Durante la siccità del 1932-1933, che colpì la maggior parte dei territori dei granai (Ucraina, Kuban, regione del Volga, Kazakistan), Molotov guidò la Commissione straordinaria per la consegna del grano in Ucraina. Nonostante uno scarso raccolto e un’epidemia di tifo, riuscì a raccogliere 4,2 milioni di tonnellate di grano (dei 4,6 milioni di tonnellate previsti).
Ha servito come ministro degli Esteri tra il 1939 e il 1949 e dal 1953 al 1957. Molotov lavorò per diversi anni come Primo Vice Primo Ministro sotto Stalin e si ritirò nel 1961.
Molotov fu il principale firmatario sovietico del patto di non aggressione nazi-sovietico del 1939 (noto come Patto Molotov-von Ribbentrop) e fu coinvolto anche nei negoziati del dopoguerra dove si distinse per le sue eccellenti capacità diplomatiche. All’indomani della Seconda Guerra Mondiale (Grande Guerra Patriottica) Molotov mantenne il suo posto fino al 1949, come leader diplomatico e politico.
Nel marzo 1949 lavorò come viceministro degli Esteri. Il rapporto di Molotov con Stalin si deteriorò ulteriormente, con Stalin che si lamentò degli errori di Molotov in un discorso al XIX Congresso del Partito. Tuttavia, dopo la morte di Stalin nel 1953 si oppose fermamente alla politica di destalinizzazione portata avanti da Nikita Krusciov. Difese le sue politiche e l’eredità di Stalin fino alla sua morte nel 1986, criticando aspramente i successori di Stalin, in particolare proprio Krusciov.
Negli anni precedenti lo scoppio della guerra nel 1941, Molotov irritò i tedeschi con la sua tenacia pragmatica durante i negoziati. Insisteva sulla preservazione e promozione degli interessi sovietici nell’Europa dell’Est, senza lasciarsi ingannare dalle inutili promesse tedesche di concessioni in altre lontane parti del mondo, come l’India (secondo quanto riferì Stalin a Winston Churchill, quando Ribbentrop discuteva sulla spartizione del bottino dell’impero britannico che presto sarebbe stato conquistato, Molotov rispose chiedendosi perché, se l’Inghilterra era destinata alla sconfitta, i negoziati venivano tenuti in un bunker). Successivamente, frustrò anche il presidente americano Franklin D. Roosevelt con le sue ferme posizioni su varie questioni durante la guerra.
Alcune ore dopo l’invasione tedesca, il 22 giugno 1941, tenne un discorso in cui dichiarò che l’attacco era un atto di aggressione non provocato e che l’URSS avrebbe combattuto fino alla vittoria.
Il 6 dicembre 1941, prima della sua visita nel Regno Unito, dichiarò guerra alla Finlandia, all’Ungheria e alla Romania, nazioni con cui l’Unione Sovietica stava già combattendo. Dal giugno 1941 fino alla firma degli accordi di collaborazione del maggio 1942 con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti (che costituirono la base della cooperazione delle tre potenze durante il resto della guerra) Molotov intrattenne colloqui con i due paesi. Le richieste sovietiche variavano a seconda del destino dei loro eserciti al fronte. La richiesta di riconoscimento anglo-americano delle annessioni territoriali ottenute a partire dalla fine degli anni ’30 e la messa in sicurezza dei confini sovietici nel dopoguerra lasciarono il posto a una maggiore insistenza sull’importanza degli aiuti militari quando la situazione militare peggiorò. Durante i negoziati Stalin diresse le azioni di Molotov e, quando queste ebbero luogo a Mosca, svolse il lavoro principale, lasciandolo in secondo piano.
Nell’Europa del dopoguerra, Molotov giocò un ruolo chiave nell’unire i governi dell’Europa orientale sotto l’influenza del suo paese. Guidò il rifiuto del Piano Marshall e nel 1949 propose il Piano Molotov, incarnato dal gruppo economico sovietico noto come Consiglio di mutua assistenza economica. Questo piano culminò in trattati commerciali bilaterali tra i paesi dell’Europa orientale e Mosca.
Nel 1948, sua moglie Polina Žemčužina, convinta sionista e amica di Golda Meir, fu arrestata e accusata di tradimento durante quella che alcuni definirono una campagna antisemita contro i “cosmopoliti senza radici” che seguirono la decisione di Israele di schierarsi dalla parte degli Stati Uniti nella Guerra Fredda.
Espulso dal PCUS nel 1962 per le sue posizioni ostili al gruppo dirigente kruscioviano, se ne iniziò la riabilitazione negli anni ’70, la quale giunse a compimento nel 1984 sotto la direzione di Černenko, che lo riammise nel Partito in quello stesso anno, prima di morire, all’età di 96 anni, l’8 novembre 1986, quando al potere c’era già Gorbaciov.
Pensiero
Molotov non rinnegò mai le sue scelte nell’era staliniana, tanto che condivideva le accuse di revisionismo che Mao Zedong rivolse a Krusciov, e fu uno dei principali ispiratori di quello che quest’ultimo chiamò spregiativamente “gruppo antipartito” (composto ufficialmente anche da Malenkov, Šepilov e Kaganovič): quest’ultimo si oppose infatti alla cosiddetta “destalinizzazione”, ritenendo errati e ipocriti gli attacchi di Krusciov contro Stalin, dato il ruolo attivo che il primo ebbe nelle epurazioni dei controrivoluzionari e altri eventi simili, e alla politica di coesistenza e competizione pacifica coi paesi capitalisti, accusandola di indebolire la lotta internazionale contro l’imperialismo.