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Paul Lafargue (Santiago di Cuba, 15 gennaio 1842 – Draveil, 25 novembre 1911) fu un membro di spicco del movimento socialista francese e svolse un ruolo importante nello sviluppo del movimento socialista spagnolo. Inizialmente un proudhoniano, divenne comunista a seguito dell’influenza di Marx.
Genero di Karl Marx avendo sposato sua figlia Laura, e amico intimo di Friedrich Engels negli ultimi anni.
Pagina a cura di Eros Rossi Fomìn e Paolo Alberti
Bibliografia
Libri
L’Origine e l’evoluzione della proprietà
Il diritto all’ozio
La religione del capitale
Il materialismo economico di Karl Marx
Il socialismo e la conquista dei poteri pubblici
Il socialismo e gli intellettuali
Raccolte
Scritti e discorsi. Un’antologia (da tradurre)
Vita
Le origini e l’istruzione
Paul Lafargue nacque a Santiago di Cuba il 1842. Era l’unico figlio di un colono francese di origine ebraica. La sua genealogia lo ritrae di razza mista: nipote per parte di padre di un mulatto haitiano e per parte di madre di un aborigeno cubano; i suoi nonni, Jean Lafargue e Abraham Armanagc, erano francesi.
Si trasferì presto ad Haiti dove la famiglia era dedita alla coltivazione del caffè, cosa che consentiva una certa agiatezza. A Cuba, grazie alla sua situazione economica famigliare, ebbe accesso ad un’istruzione eccellente.
Trasferitosi in Francia, della quale il padre era originario, con la famiglia nel 1851, studiò a Bordeaux e a Tolosa conseguendo quindi il diploma; si iscrisse poi alla facoltà di medicina a Parigi. Qui scopre e studia il positivismo di Compte, i testi di Kant, Feuerbach e Charles Darwin e i pensatori socialisti utopici Fourier e Proudhon. Finì però nel dover interrompere gli studi per due anni a causa di un’espulsione da tutte le università francesi rimediata in seguito a discorsi pubblici violentemente anticlericali partecipando a un congresso studentesco in Belgio; potrà finire i suoi studi e laurearsi solo successivamente a Londra.
Formazione politica, Internazionale e Marx
Si avvicinò alle idee di Proudhon, Blanqui e Bakunin e anche aderendo alla Prima Internazionale, dopo un periodo di appartenenza alla loggia massonica di ispirazione blanquista Avenir, mantenne inizialmente posizioni essenzialmente proudhoniane.
Nel 1865 partecipò alla fondazione della Prima Internazionale e incontrò Karl Marx alla riunione nella Saint-Martin’s Hall, essendo relatore al Consiglio generale londinese sulla situazione del movimento operaio francese.
Comincia a frequentare la sua casa di Londra. Lì conobbe Laura, la seconda figlia del tedesco, di cui si innamorò e di cui fu ricambiato.
Mesi dopo, Marx, forse preoccupato dalla manifesta aggressività del giovane, segno inconfutabile del suo ceppo tropicale, in una lettera del 13 agosto 1866 scrive a Lafargue quanto segue:
“Se volete continuare le vostre relazioni con mia figlia Laura, dovrete riconsiderare il vostro modo di corteggiare. Sapete che non c’è un fidanzamento definitivo, che tutto è provvisorio; anche se lei fosse la vostra fidanzata a tutti gli effetti, non dovete dimenticare che si tratta di una relazione a lungo termine. Un’intimità eccessiva è fuori luogo, considerando che gli sposi dovranno abitare la stessa città per un periodo necessariamente prolungato di rudi prove e di purgatorio (…) “Il vero amore si manifesta nel riserbo, nel pudore e persino nella timidezza dell’amante davanti al suo idolo, non nella libertà della passione e nelle manifestazioni di precoce familiarità“. Se lei difende il suo temperamento creolo, è mio dovere mettere la mia ragione tra questo temperamento e mia figlia”.
Karl Marx
Nel 1866 i due coniugi iniziarono finalmente una relazione formale. Si accordarono sul fatto che il matrimonio avrebbe avuto luogo quando Lafargue avesse completato i suoi studi di medicina in un’università inglese.
Nel 1868, poco dopo aver fatto la conoscenza, fondamentale nella sua formazione intellettuale, di Blanqui, terminò la sua carriera laureandosi in medicina, e il matrimonio ebbe luogo, come promesso, il 2 aprile di quell’anno. Si trasferirono a Bordeaux pochi mesi dopo, a settembre. Ebbero tre figli, tutti morti in età precocissima.
Karl Marx trovò in Paul non solo un genero che avrebbe reso felice sua figlia, ma anche un assistente intelligente e un fedele interprete della sua opera rivoluzionaria.
Nel 1867 lo presentò a Frederick Engels, con il quale il cubano strinse una solida amicizia. Invece di dedicarsi alla professione medica, Lafargue intraprese la carriera di fotolitografo, grazie anche all’aiuto economico di Engels.
L’attività rivoluzionaria
Nel 1871 aderì alla Commune di Parigi, caduta la quale fu condannato in contumacia durante la successiva reazione borghese; fu quindi costretto a fuggire in Spagna. Rimase in Spagna durante il periodo di libertà aperto dai sei anni rivoluzionari (1868-1874), svolgendo un ruolo importante nell’introduzione in Spagna delle idee marxiste (nella sua personale e distorta interpretazione), nonché nei conflitti che contrapposero la minoranza marxista alla corrente bakuninista maggioritaria all’interno della Federazione regionale spagnola dell’IWA (Prima Internazionale).
Nel 1880 poté rientrare in Francia. Qui incontrò il principale rappresentante francese del marxismo, Jules Guesde, con il quale fondò il Partito Operaio Francese, all’interno del quale si pose all’ala sinistra anche successivamente alla fusione dello stesso Partito con quello di Blanqui nel 1902. Il suo marxismo rigido, radicale e intransigente si scontrò subito con la corrente “possibilista”, portando alla scissione del socialismo francese nel 1882.
Dopo la morte del suocero Karl Marx, nel 1883, continuò a svolgere un ruolo di primo piano come organizzatore, propagandista e teorico del socialismo; nello stesso anno fu condannato a sei mesi di prigione con l’accusa di aver tenuto discorsi e conferenze sovversive.
Nel 1889 partecipò alla fondazione della II Internazionale. Fu sua l’iniziativa di adottare il Primo Maggio come giornata di rivendicazione dei lavoratori su scala mondiale (Congresso dell’Internazionale socialista del 1889).
Tra il 1885 e il 1904 ebbe una intensa attività giornalistica partecipando alla redazione e scrivendo articoli su “Revue Socialiste”, “Le Socialiste” “L’Égalité”, “L’Émancipation” e “Le Cri du Peuple”. Nel 1891 fu nuovamente incarcerato, ma la carcerazione fu breve perché l’8 novembre di quell’anno fu eletto deputato a Lille.
In questo periodo Lafargue pubblicò successivamente La Religion du capital (1893) e vari saggi di critica letteraria dedicati a Chateaubriand, Émile Zola e un libello contro Victor Hugo: La légende de Victor Hugo (1885). Nel 1895 fondò insieme a Sorel, Bonnet e Deville la rivista “Le divenir Social”.
Dopo la riunificazione dei socialisti francesi nel 1905, il peso dei “guesdisti” diminuì gradualmente di fronte alla leadership morale e intellettuale di Jaurès, con il quale Lafargue ebbe una polemica ideologica.
La morte
Il 25 novembre 1911, convinti di aver vissuto abbastanza, Paul e Laura Lafargue si suicidarono di comune accordo, dopo aver trascorso una splendida serata in un cinema di Parigi e aver deliziato i loro palati con alcuni pasticcini.
Davanti alle loro tombe parlarono personalità importanti come Jean Jaurès, figura di spicco del socialismo francese, e un rivoluzionario russo in esilio che si chiamava Vladimir Ilyich Ulyanov, meglio conosciuto da quelle parti con lo pseudonimo di “Lenin”.
Nella sua lettera testamento, resa pubblica dopo l’evento, Paul Lafargue ha spiegato le ragioni della sua improvvisa decisione:
“Sano nel corpo e nello spirito, mi abbandono alla morte prima che l’inesorabile vecchiaia, che mi ha derubato uno dopo l’altro dei piaceri e delle gioie dell’esistenza, e mi ha privato della mia forza fisica e intellettuale, paralizza la mia energia e distrugge la mia volontà, rendendomi un peso per me stesso e per gli altri. Per anni ho promesso a me stesso di non vivere oltre i settant’anni; ho fissato il periodo dell’anno per la mia partenza da questa vita, ho preparato il mezzo per eseguire la mia decisione: un’iniezione ipodermica di acido cianidrico. Muoio con la gioia suprema di essere certo che la causa a cui mi sono dedicato per quarantacinque anni trionferà presto.
Paul Lafargue”
I resti di Paul Lafargue furono cremati domenica 3 dicembre 1911 nel cimitero di Pére Lachaire, alla presenza di un folto gruppo di parenti e compagni, tra cui Lenin.
Pensiero
La sua interpretazione del marxismo era rigorosamente economicistica; ne fu sostenitore e divulgatore anche con traduzioni e volgarizzazioni delle opere di Marx e Engels. Fu avversario dei tentativi revisionistici opponendosi per esempio all’entrata del socialista Alexandre Millerand nel governo radicale di Waldeck-Rousseau.
L’eclettismo ideologico di Lafargue lo ha portato, pur adottando il pensiero di Marx, a non distaccarsi mai completamente dalle precedenti idee anarchiche (derivanti da Proudhon e Bakunin).
Fu sempre fautore e interprete del libero pensiero, fino al punto di determinare da solo il momento della propria morte. Si suicidò infatti insieme alla moglie il 26 novembre 1911.
La sua opera più nota, più volte tradotta e ristampata anche in italiano, è Il diritto all’ozio (o “alla pigrizia” in alcune traduzioni forse più aderenti all’originale che è Le Droit à la Paresse). Con sottile ironia ma contemporaneamente con rigore logico e analitico ripercorre la storia della maledizione del lavoro, maledizione sancita dalla Bibbia e dai poeti dell’antichità, attraverso il lavoro forzato fino al lavoro come virtù inventato dai capitalisti, che vedono ovviamente bene il lavoro degli altri, usato per arricchirsi.
È questa la grande scoperta dell’economia politica: la trasformazione di un problema sociale, quello della povertà, in una fonte di ricchezza – per pochi – tramite i poveri laboriosi. Ma Lafargue è sbigottito per il fatto che il proletariato sia cascato così ingenuamente nella trappola del “dogma del lavoro”. Nonostante spinga la sua satira fino a definire “passione morbosa” quella del proletariato per il lavoro, è chiaramente un altro il suo bersaglio: il mondo degli economisti, moralisti, filosofi e bigotti di ogni religione.
Alcuni biografi lo criticano per la sua quasi inesistente solidarietà con la causa indipendentista cubana del XIX secolo. Quando una delegazione di patrioti creoli si recò da lui per chiedere sostegno alla guerra contro la Spagna, rispose: “Uno sciopero in Francia vale più di tutte le guerre cubane”.