Mao Tse-tung o Mao Zedong [毛泽东] (Shaoshan, 26 dicembre 1893 – Pechino, 9 settembre 1976) fu un illustre rivoluzionario, politico e poeta cinese, e presidente del Partito Comunista Cinese dal 1943 fino al momento della sua scomparsa.
Durante il suo mandato, il Partito comunista ottenne il controllo della Cina dopo la vittoria nella guerra civile e l’istituzione della Repubblica Popolare Cinese, di cui fu il presidente a partire dal 1949. Durante il suo governo, sviluppò una via cinese del marxismo-leninismo e implementò politiche come la collettivizzazione agricola tramite il “grande balzo in avanti”, promosse un’alleanza con l’Unione Sovietica, che in seguito si interruppe negli anni ’50, e fu l’artefice della “grande rivoluzione culturale” in Cina.
Pagina a cura di Jean-Claude Martini
Bibliografia
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Vita
Mao era il maggiore di 3 figli di una prospera famiglia di contadini cinesi, quindi poté studiare e nel 1918 si laureò all’università.
Nel 1921 partecipò al I Congresso del Partito Comunista Cinese, dove presentò la sua tesi secondo cui il marxismo avrebbe salvato la Cina, e due anni dopo fu eletto membro del Comitato Centrale del Partito.
Nel 1927, Mao riuscì a sfuggire al massacro organizzato dal Koumintang, il cui leader era Chiang Kai-shek, ma sua moglie fu assassinata. Anche altri comunisti come il vietnamita Ho Chi Minh riuscirono a fuggire dal massacro. Mao è stato successivamente arrestato dopo un tentativo di rivolta, ma è riuscito a scappare poco prima di essere colpito.
Dopo duri combattimenti, Mao e il suo gruppo di guerriglieri si rifugiarono sulle montagne del sud-est della Cina dove crearono una base rivoluzionaria e si formò la Repubblica Sovietica Cinese, che sarebbe stata il seme della successiva Repubblica Popolare Cinese e Mao fu eletto presidente del Soviet: il Partito Comunista tornò a crescere. Ma Mao venne sostituito da Zhou Enlai, a causa dei suoi rapporti più stretti con l’Internazionale Comunista.
Il Kuomintang intraprese cinque campagne di annientamento tra il 1931 e il 1934. I primi quattro furono respinti dall’esercito comunista, ma l’ultimo ebbe successo, anche a causa delle divisioni interne al Partito Comunista Cinese. Di fronte alle forze nazionaliste di Chiang Kai-shek, molto superiori, circa 100.000 combattenti cinesi sotto la guida di Mao effettuarono, tra il 1934 e il 1935, la Lunga Marcia verso nord-ovest, al confine con la Cina centrale: un tragitto di oltre 6.000 chilometri, combattendo costantemente. Questa azione salvò i comunisti dall’annientamento e fece di Mao Tse-Tung il leader indiscusso del Partito e della Rivoluzione cinese.
Quando il Giappone invase la Cina nel 1931, la Repubblica Sovietica dichiarò guerra al Giappone e, nonostante ci fossero momenti di tregua e di unità insieme al Koumintang, alla fine finì per essere di nuovo in guerra, sia contro il Giappone che contro il Koumintang.
Dopo la sconfitta del Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti appoggiarono Chiang Kai-shek nella sua guerra contro il Partito Comunista Cinese e il suo esercito, ora ribattezzato Esercito Popolare di Liberazione (prima si chiamava Esercito Rosso), l’Unione Sovietica dal canto suo sostenne i comunisti cinesi.
Nel gennaio 1949 le forze dell’Esercito popolare di liberazione sconfissero in modo schiacciante il Koumintang e tutte le principali città caddero in catena. Le forze rimanenti di Chiang Kai-shek si sarebbero rifugiate a Taiwan sotto la protezione della flotta.
Il 1° ottobre 1949 fu proclamata la nascita della Repubblica Popolare Cinese e Mao ne divenne presidente. Nel 1951 fu portata a termine la riforma agraria e nel 1956 fu ultimata la trasformazione socialista dei principali mezzi di produzione.
Nel 1958 ebbe inizio la politica conosciuta come il Grande Balzo in Avanti, per la rapida industrializzazione della Cina, che riuscì nonostante vari tentativi di sabotaggio in buona e mala fede (dettati da una volontà di sabotare la costruzione socialista in Cina ma anche da eccesso di entusiasmo in buonafede, seguito ai primi successi).
Dopo la morte di Stalin, le relazioni sino-sovietiche iniziarono a deteriorarsi, coi comunisti cinesi che chiamavano revisionisti i sovietici e questi che accusavano quegli di dogmatismo e sciovinismo. In seguito scoppiarono controversie e disaccordi sui confini e sulla strada corretta che il socialismo avrebbe dovuto seguire.
Progressivamente esautorato da Liu Shaoqi e Peng Dehuai, nel 1966 Mao lanciò la Rivoluzione Culturale. Nella sua prima fase (1966-1969) si formarono, sotto l’egida di Lin Biao, distaccamenti paramilitari di studenti di ogni ordine e grado, denominati Guardie Rosse, i quali ricevettero direttiva di attaccare tutta l’arte considerata borghese, interrompere le cerimonie religiose e processare quadri e funzionari a ogni livello. Nel 1969, al IX Congresso del Partito Comunista Cinese, Mao dichiarò la vittoria della Rivoluzione Culturale era finita, anche se è comunemente ritenuto che questa continuò fino al suo termine ufficiale, decretato dal suo successore Hua Guofeng il 10 ottobre 1976. Si svilupparono infatti, nel suo contesto, una campagna di critica di massa contro Lin Biao e Confucio (1972-1974) e contro il “vento deviazionista di destra teso a rovesciare i giusti verdetti” (1976), quest’ultima sotto l’impulso della cosiddetta “Banda dei Quattro” (Jiang Qing, Zhang Chunqiao, Wang Hongwen e Yao Wenyuan) che fu poi epurata tra il 1976 e il 1981.
Il 9 settembre 1976, all’età di 82 anni, Mao Tse-Tung muore. Dopo la breve parentesi del mandato di Hua Guofeng (1976-1978), Deng Xiaoping divenne presidente della Cina. Si allontanò dal maoismo e iniziò un periodo di riforme economiche e di apertura del Paese agli investimenti esteri.
Il corpo di Mao è esposto in un mausoleo, così come quelli di Lenin e Ho Chi Minh.
Pensiero
All’inizio della Rivoluzione Culturale fu diffusa nel mondo la tesi secondo cui il Pensiero di Mao Tse-Tung costituisse una terza tappa del pensiero comunista dopo il marxismo e il leninismo. Tale formulazione fu ripresa nel 1992 dal Partito Comunista Peruviano – Sendero Luminoso, che introdusse anche la distinzione tra Pensiero di Mao (applicazione del marxismo-leninismo alla realtà concreta della rivoluzione cinese) e maoismo (“terza superiore tappa” del pensiero comunista, dal significato e dal valore universali), che tuttavia in Cina non è mai esistita, essendo peraltro entrambi indicati con lo stesso termine: 毛泽东思想, Pensiero di Mao Tse-Tung; anzi, nel 1978 Deng Xiaoping negò che le idee di Mao in sé costituissero una tappa superiore e universale del marxismo-leninismo, contrariamente a quanto asserito a suo tempo da Lin Biao, ma che anzi avessero valenza unicamente per il contesto della Cina.
Molte sono state comunque le elaborazioni che si possono riscontrare nelle varie opere di Mao, tra cui Sulla pratica (luglio 1937), Sulla contraddizione (agosto 1937), Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo (1957) e Da dove provengono le idee giuste? (1963). Di conseguenza, i vari partiti maoisti si sono concentrati su singoli aspetti del Pensiero di Mao piuttosto che su altri, con interpretazioni tutt’altro che uniformi: alcuni hanno messo l’accento sulla lotta antirevisionista e le idee alla base della Rivoluzione Culturale, altri hanno evidenziato gli aspetti filosofici (la teoria della contraddizione alla base di tutto e della lotta tra gli opposti, il rapporto tra teoria e pratica e la teoria della conoscenza) o militari (l’accerchiamento delle città partendo dalle campagne, la guerra popolare) o politici (la lotta di classe nel socialismo e la rivoluzione culturale, la nuova democrazia, il fronte unito, la linea di massa).
È infatti opinione comune, soprattutto nella storiografia borghese, sottolineare una presunta “diversità” della “via cinese al socialismo” rispetto a quella sovietica, come se le due fossero contrapposte. Ciò, in realtà, è vero solo in parte e per quanto riguarda la specificità del contesto storico, culturale, sociale e geografico cinese; nel suo scritto Sulla dittatura democratica popolare (1949) Mao ribadisce invece la perfetta continuità ideologica tra la via dell’Ottobre e la prassi della rivoluzione cinese, collocando quest’ultima come prosecuzione naturale della prima. Né è vero che la rivoluzione cinese sarebbe stata “diretta dai contadini”, pur se questi ne costituirono una delle forze motrici. Ugualmente, è falso affermare, come fa la storiografia maoista, che Mao sarebbe stato l’artefice della teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, ideata invece da Lenin e attuata compiutamente da Stalin (Mao, semmai, estremizzò “a sinistra” il concetto di lotta tra gli opposti e di lotta di classe nel socialismo, come se questa fosse l’aspetto principale parimenti che nel capitalismo), così come non fu il PCC da egli diretto a smascherare per primo il revisionismo kruscioviano, ciò essendo stato fatto due mesi prima del XX Congresso del PCUS da Kim Il Sung, che a fine 1955 criticò i primi germogli delle idee di coesistenza e competizione pacifiche con l’imperialismo americano.
Approfondimenti
Libri
Articoli
- Mao nella metropoli, di Roberto Sassi.