Clara Zetkin

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Pagina a cura di Eros Rossi Fomìn

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Le origini

Nata il 5 luglio 1857 a Wiederau, in Sassonia, Clara Eissner crebbe in una famiglia borghese progressista. Suo padre, maestro elementare, e sua madre, istruita e di origini francesi, le trasmisero un’educazione aperta alle questioni sociali. Studiò all’Istituto Magistrale di Lipsia, dove entrò in contatto con i circoli socialisti e femministi, aderendo nel 1878 al Partito Socialista dei Lavoratori Tedeschi (SAP), precursore del Partito Socialdemocratico (SPD).
La repressione antisocialista di Bismarck la costrinse all’esilio: prima a Zurigo, poi a Parigi (1882), dove conobbe il rivoluzionario russo Ossip Zetkin, suo compagno e padre dei suoi due figli. Qui approfondì il marxismo, collaborando con esuli politici e fondando gruppi socialisti internazionali.

L’esilio e il femminismo

A Parigi, Clara visse anni di povertà, lavorando come giornalista e traduttrice. La morte di Ossip nel 1889 la lasciò sola con i figli, ma non fermò il suo attivismo. Tornata in Germania nel 1890, divenne direttrice di Die Gleichheit (“L’Uguaglianza“), il giornale socialista femminile dell’SPD, che raggiunse 100.000 copie nel 1912. Attraverso questa piattaforma, promosse l’educazione politica delle donne operaie, insistendo sul legame tra emancipazione femminile e lotta di classe.

Al Congresso delle Donne Socialiste di Copenaghen (1910), Zetkin propose l’istituzione della Giornata Internazionale della Donna, fissata inizialmente il 19 marzo 1911 per commemorare le rivolte operaie e le lotte per il suffragio universale. La data fu poi spostata all’8 marzo, simbolo delle proteste delle operaie di San Pietroburgo nel 1917.
Durante la Prima guerra mondiale, si oppose al Burgfrieden (la tregua tra SPD e governo tedesco), organizzando nel 1915 la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste contro la Guerra a Berna. Arrestata più volte, denunciò il conflitto come strumento del capitalismo per dividere il proletariato.

Dalla Lega di Spartaco al Partito Comunista

Nel 1916, insieme a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, fondò la Lega di Spartaco, gruppo rivoluzionario antimilitarista. Dopo la repressione della Rivoluzione tedesca del 1919 e l’assassinio di Luxemburg, Zetkin aderì al Partito Comunista Tedesco (KPD), diventandone deputata al Reichstag dal 1920 al 1933.
In questi anni, collaborò con Lenin e il Comintern, promuovendo il Segretariato Internazionale Femminile per coordinare le lotte delle donne proletarie a livello globale. Tuttavia, criticò l’approccio strumentale di Lenin, che vedeva il femminismo come mezzo per reclutare masse, non come fine rivoluzionario.

L’esilio dalla Germania nazista e la morte

Con l’ascesa di Hitler nel 1933, il KPD fu bandito e Zetkin fuggì in Unione Sovietica. Morì il 20 giugno 1933 ad Arkhangelskoye, vicino Mosca, dopo aver lanciato un ultimo appello al Reichstag nel 1932 contro il nazismo: «La lotta contro il fascismo è la lotta per la sopravvivenza dell’umanità!».
Sepolta nella Necropoli del Cremlino, divenne un simbolo della DDR, che le dedicò strade e organizzazioni giovanili.

Pensiero

Femminismo marxista, contro il femminismo borghese

Clara Zetkin teorizzò un femminismo radicato nel materialismo storico, secondo cui l’oppressione delle donne non è un fenomeno isolato, ma una conseguenza diretta del sistema capitalista. Riprendendo Engels, sosteneva che la subordinazione femminile nacque con la proprietà privata, che trasformò le donne in «proletarie domestiche» sfruttate sia come lavoratrici non retribuite in famiglia sia come forza lavoro sottopagata nelle fabbriche.
Secondo Zetkin la vera emancipazione non poteva avvenire attraverso riforme parziali (come il voto), ma solo con l’abolizione del capitalismo, unendo le lotte di genere e di classe: «La donna proletaria combatte mano nella mano con l’uomo della sua classe contro la società capitalista» 

Zetkin condannò il femminismo borghese, accusandolo di ignorare le disuguaglianze economiche. Mentre le donne delle classi agiate lottavano per diritti civili (come l’accesso alle professioni), le operaie affrontavano sfruttamento salariale e doppi turni di lavoro (in fabbrica e a casa). Per questo, rifiutò alleanze con le suffragette borghesi, definendole «alleate del nemico di classe». La sua proposta era un movimento femminile autonomo dentro i partiti operai, capace di coniugare rivendicazioni specifiche (es. tutela della maternità) con la lotta anticapitalista.

Nel 1910, al Congresso di Copenaghen, Zetkin propose l’istituzione della Giornata Internazionale della Donna, inizialmente celebrata il 19 marzo per commemorare le rivolte operaie. L’obiettivo era creare un fronte unitario transnazionale contro lo sfruttamento e la guerra, coinvolgendo donne di tutti i paesi. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, trasformò l’8 marzo in un simbolo di resistenza antimilitarista, organizzando nel 1915 la Conferenza delle Donne Socialiste contro la Guerra a Berna, dove denunciò il conflitto come «macello imperialista».

Educazione e stampa come arma per la presa di coscienza

Direttrice del giornale Die Gleichheit (1891-1917), Zetkin usò la stampa per politicizzare le operaie, combattendo l’analfabetismo e promuovendo corsi serali. Il giornale, con 100.000 copie nel 1912, divenne un mezzo per sfidare i ruoli tradizionali, incoraggiando le donne a organizzarsi in sindacati e a lottare per salari equi. Per Zetkin, l’istruzione era uno strumento rivoluzionario: «Senza educazione, il proletariato resterà sempre schiavo».

Il dibattito con Lenin: tra autonomia e strumentalizzazione

Nel 1920, Zetkin intervistò Lenin sul ruolo delle donne nella rivoluzione. Mentre il leader bolscevico vedeva il movimento femminile come uno strumento per reclutare consensi («Se non sono con noi, la controrivoluzione le userà contro di noi»), Zetkin insisteva per un’autonomia teorica e organizzativa, proponendo un Congresso internazionale delle donne senza distinzioni di partito. Nonostante le divergenze, collaborò con l’Internazionale Comunista, creando nel 1921 il Segretariato Femminile per coordinare le lotte delle operaie a livello globale.

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