A cura di Jean-Claude Martini ed Eros Rossi Fomìn.
Indice
Il diritto allo studio
In Iran [2016], circa il 70% degli studenti di scienze e ingegneria sono donne. Sono incoraggiate dalle start-up più piccole che svolgono così un ruolo ancora più importante. E molte persone potrebbero rimanere sorprese nello scoprire che in Iran le donne gestiscono e possiedono da anni imprese in settori dominati dagli uomini, riferisce stemresourcecenter.com.
Startup Weekend for Women a Tehran e 500 Startups at iBridges, conferenze a sostegno della comunità tecnologica iraniana, offrono alle giovani donne l’opportunità di fare rete e presentare le proprie idee a società di venture capital. Sebbene queste siano ancora nascenti [2016], le donne stanno emergendo in prima linea e considerate pioniere nel settore tecnologico.
La giornalista Shahram Sharif, fondatrice di ITiran.com, il primo portale sulla tecnologia in Farsi, afferma: “Prima c’erano alcune giornaliste su temi di tecnologia, ma ora ce ne sono molte. Quattro dei miei colleghi sono donne. È un onore lavorare con loro”.
Anche se il settore è in crescita e c’è ancora molta strada da fare affinché le donne emergano come membri a pieno titolo dell’industria STEM, il cambiamento è certamente evidente poiché l’istruzione, l’intelligenza e l’ingegno delle donne iraniane vengono sempre più utilizzate in il campo.
Nel 2006, le donne rappresentavano oltre la metà degli studenti universitari in Iran e il 70% degli studenti di scienze e ingegneria. Nel 2012, secondo i dati dell’UNESCO, oltre 2 milioni su 4 milioni di studenti dell’istruzione terziaria in Iran erano donne, segnando così il quinto più grande numero di iscrizioni femminili al mondo dopo Cina, India, Stati Uniti e Brasile. Nei settori dell’ingegneria, il numero delle donne iraniane è al primo posto nel mondo, mentre nei settori scientifici è al secondo posto, dopo gli Stati Uniti.
Nel 2023 è stato rilevato che 135 ricercatrici iraniane sono tra l’1% dei ricercatori più citati nei paper scientifici
Fonti:
- Iranian Women in Science & Tech, Financial Tribute
- Over 130 Iranian women among world’s top 1% most-cited researchers, Teheran Times
Stavano meglio sotto lo scià di Persia?
Dall’intervista di Pahlavi con la giornalista italiana Oriana Fallaci rilasciata nell’ottobre del 1973
Strano, Maestà. Se v’è un monarca di cui si è sempre parlato in relazione alle donne, questo è proprio lei. E ora mi coglie il dubbio che le donne non abbiano contato nulla nella sua vita.
Qui temo proprio che lei abbia fatto una osservazione giusta. Perché le cose che hanno contato nella mia vita, le cose che hanno lasciato un segno su di me, sono state ben altre. Non certo i miei matrimoni, non certo le donne. Le donne, sa… Guardi, mettiamola così. Io non le sottovaluto e, infatti, esse sono state avvantaggiate più di chiunque altro dalla mia Rivoluzione Bianca. Mi sono battuto strenuamente perché avessero uguaglianza di diritti e di responsabilità. Le ho messe perfino nell’esercito dove vengono addestrate militarmente per sei mesi e poi inviate nei villaggi a combattere la battaglia contro l’analfabetismo. E non dimentichiamo ch’io sono figlio dell’uomo che in Iran tolse il velo alle donne. Ma non sarei sincero se affermassi d’essere stato influenzato da una sola di loro. Nessuno può influenzarmi: nessuno. E una donna ancor meno. Nella vita di un uomo, le donne contano solo se sono belle e graziose e mantengono la loro femminilità e… Questa storia del femminismo, ad esempio. Cosa vogliono queste femministe? Cosa volete? Dice: l’uguaglianza. Oh! Non vorrei apparire sgarbato ma… siete uguali per legge ma, scusatemi, non per capacità.
No, Maestà?
No. Non avete mai avuto un Michelangelo o un Bach. Non avete mai avuto nemmeno un gran cuoco. E se mi parlate di opportunità vi rispondo: vogliamo scherzare? V’è forse mancata l’opportunità di dare alla storia un gran cuoco? Non avete dato nulla di grande, nulla! Mi dica: quante donne capaci di governare ha conosciuto nel corso di queste interviste?
Almeno due, Maestà. Golda Meir e Indira Gandhi.
Mah… Tutto ciò che posso dire è che le donne, quando governano, sono molto più dure degli uomini. Molto più crudeli. Molto più assetate di sangue. Mi riferisco a fatti, non a opinioni. Siete senza cuore quando avete il potere. Pensi a Caterina de’ Medici, a Caterina di Russia, a Elisabetta d’Inghilterra. Per non citare la vostra Lucrezia Borgia e i suoi veleni, i suoi intrighi. Siete intriganti, siete cattive. Tutte.
Le rivolte “popolari”
Analisi statistica dei partecipanti alle rivolte:
I partecipanti totali alle rivolte in tutto l’Iran nell’ultimo mese [ottobre 2022] sono stati solo 90.000 persone, cioè meno dello 0,3% della popolazione (e negli ultimi giorni sono scesi a 10.000)
Analisi statistica degli arrestati:
95% single
80% figli di genitori divorziati o loro stessi divorziati
50% con dipendenza (droga, alcol, ecc.)
Motivazioni:
65% emotive
25% economiche
10% per non indossare l’hijab
Livello di istruzione:
80% sotto il diploma
20% sopra il diploma
Fascia di età:
60% da 15 a 20 anni
20% da 20 a 30 anni
20% sopra i 30 anni
Genere:
85% maschi
15% donne (solo il 15% dei partecipanti erano donne in disordini creati in nome della libertà delle donne)
La percezione degli arrestati del loro paese: una nazione in rovina, affamata, senza governo, occupata da Russia e Cina (prospettiva creata dal cyberspazio attraverso la propaganda del nemico)
Alcuni di loro non solo non conoscono martiri storici come Hemmat, Bakeri, ecc., ma non conoscono nemmeno Hajj Qassem Soleimani.
Nella creazione delle istituzioni sociali islamiche le forze umane, che fino ad ora sono state tutte al servizio dello sfruttamento straniero, ritroveranno la propria vera identità e riacquisiranno i propri umani diritti. È naturale che in tale processo le donne, che dalla passata tirannide hanno subito una maggiore oppressione, debbano essere in maggior misura reintegrate nei loro diritti.
La famiglia è la cellula fondamentale della società ed il centro principale della crescita ed elevazione spirituale delle persone. Principio fondamentale nella formazione della famiglia, che rappresenta il terreno e la fonte principale della crescita e del perfezionamento dell’essere umano, è la concordia dei pensieri e degli ideali, ed è dovere dello Stato islamico creare le possibilità che consentano di giungere a questo fine.
In questa concezione dell’unità familiare, la donna, in quanto elemento sociale, viene riscattata dalla condizione di “oggetto” o di “strumento di lavoro” a servizio del consumismo e dello sfruttamento. Mentre riacquista l’importante dovere e il rispettabilissimo ruolo di madre nel crescere esseri umani devoti ai propri ideali, la donna è presente in prima linea accanto agli uomini, combatte nelle diverse attività dell’esistenza, e quindi nella concezione islamica le è affidata una responsabilità maggiore e le sono riconosciuti un valore ed una dignità superiori.
(Preambolo alla Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran)
Siamo fieri del fatto che le nostre donne, di ogni età, celebri o sconosciute, prendano parte assieme agli uomini alle realizzazioni in ambito culturale, economico e militare, talvolta dimostrandosi migliori degli uomini nel porre in opera i precetti dell’Islam e nel realizzare i suoi obiettivi.
(Imam Khomeini, Testamento politico-spirituale)
Il documentarista tedesco Gordian Troeller insieme alla moglie francese Marie-Claude Deffarge giunse in Iran alla fine del 1979.
I due coniugi da diversi anni documentavano le condizioni delle donne nel mondo, e un anno dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica avevano deciso di recarsi in Iran per mostrare la condizione delle donne iraniane nella dualità tra “libertà” e “hijab”, che provocava (e provoca tutt’ora) contrapposizione tra seguaci del Puro Islam e occidentalisti.
Ma le osservazioni sul campo e le conversazioni con la popolazione scompigliano l’immagine mentale dei due documentaristi.
Coloro che si erano recati più volte in Iran prima della Rivoluzione, questa volta si trovano ad affrontare una nuova situazione: le donne che indossavano l’hijab dopo l’instaurazione della Repubblica Islamica erano altamente politicizzate, con una una presenza entusiasta nelle attività sociali e ruoli di primo piano in molteplici eventi.
Descrivendo questa situazione, Troeller dice: “Da quando la religione è diventata il centro della lotta politica, le donne stanno progredendo; nell’Islam presentato da Khomeini, ciò che per le donne prima era considerato contro la religione ora può essere rivendicato in nome dell’Islam. E questo significa che il conflitto principale è tra due tipi di letture dell’Islam: l’Islam originale e l’Islam distorto! E la lotta delle masse nella Rivoluzione Islamica non era solo contro lo Scià ma anche contro l’Islam distorto”.
L’indice di aspettativa di vita delle donne iraniane ha raggiunto i 78 anni/L’analfabetismo femminile è stato sradicato
Direttore Generale dell’Ufficio Internazionale del Vice-Presidente per gli Affari delle Donne e Familiari:
L’indice di aspettativa di vita tra le donne iraniane ha raggiunto i 78 anni. Con il 95% delle nascite nel Paese effettuate da ostetriche e ginecologhe, il tasso di mortalità materna per complicazioni da gravidanza e parto è significativamente diminuito a meno di 20 casi su 100.000 persone.
L’Iran ha completamente sradicato l’analfabetismo tra le donne e le ragazze, cancellando completamente il divario di genere nell’istruzione sia a livello primario che secondario.
In materia di istruzione superiore, quest’anno le donne costituiscono il 56% degli studenti delle università pubbliche del Paese.
Le società che hanno una concezione materialista della vita capiscono solo l’economia. In tali società le donne non sono più considerati esseri umani. Esse non vengono più viste come madri, mogli, sorgenti di ispirazione e specchio di vita. Come i prodotti economici, le donne sono vendute e comprate in base alle qualità “positive” o “negative” delle loro attrattive sessuali.
Il capitalismo incoraggi gli individui a consumare sempre di più, e in questo modo li rende dipendenti. Quanto alle donne, diventano creature “a una dimensione”, ossia dotate di sola sessualità. DI essi ci si serve nella pubblicità per propagandare nuovi ‘valori’, nuove concezioni e smerciare nuovi prodotti.
Per poter uccidere i sentimenti, che mettono in pericolo i profitti del capitalismo, le donne vengono sacrificate. Esse diventano così le nuove schiave della nuova era, di cui ci si serve come di uno strumento per raggiungere determinati scopi sociali ed economici. Vengono usate per abbattere la società tradizionale, per distruggere i valori più elevati e creare una società vuota, assurda e consumistica.
Per prima cosa la donna è stata svuotata della sua cultura, è stata costretta a dimenticare i valori umani e le tradizioni, che rappresentavano il suo sostegno. Ha dovuto rinunciare a tutto questo.
Poi, svuotata di tutto, impotente, è rimasta come paralizzata e priva di ogni contenuto.
La stessa cosa viene fatta alla mente e allo spirito degli orientali. Si cerca di far sì che essi si convincano che la loro religione è un vuoto valore, che le loro tradizioni sono sorpassate e reazionarie, che il loro modo di vivere è brutto e detestabile. In questo modo non riconoscono più sé stessi, né i loro figli.
Per poter depredare l’Oriente, si vuotano le menti dei musulmani, dei buddisti, degli hindu, degli iraniani, dei turchi, degli arabi, dei bianchi e dei neri. Tutti vengono trasformati in creature ad una sola dimensione, in consumatori dei prodotti dell’economia occidentale.
La difesa degli antichi valori umani, della tradizione e della religione sbarra la strada all’Occidente e protegge l’Oriente. L’insistenza sui valori tradizionali rappresenta un baluardo contro l’Occidente, tutela l’Islam e l’indipendenza, impedendo la penetrazione degli stranieri. I musulmani, grazie alla loro storia, alla loro cultura, alla loro fede, ai loro popoli, possono tenere alta la testa.
Ma ciò non avviene. Gli occidentali si riversano sull’anima degli orientali come termiti. A poco a poco li privano di ogni contenuto, distruggendo anche ogni capacità di resistenza a questi attacchi.
I valorosi guardiani di quella fortezza rappresentata dall’Islam si trasformano in uomini privi di senso, di perseveranza e di orgoglio. Gli orientali vanno incontro al nemico, prendendo tutto ciò che l’Occidente fornisce, e diventano esattamente come gli occidentali volevano diventassero.
Sotto il regime dello Scià ci venivano fatte conoscere solo alcune donne europee, quelle presentate attraverso i film, le riviste, la televisione, creature di solo sesso.
Non potevamo conoscere Suor Teresa, che ha dedicato la vita ad aiutare la gente in India, o Madame Curie, o Florence Nightingale, o le donne della Repubblica Democratica Araba del Sahara che combattono per la loro indipendenza. Potevamo solo conoscere le donne che facevano le schiave al servizio degli uomini finché questi le volevano. Stelle del cinema, cantanti e ballerine di cabaret divennero il modello a cui ci ispiravamo nella scelta delle pettinature, dei vestiti e in generale in tutta la nostra vita.
La sorella gemella dello Scià, Ashraf, era conosciuta e rispettata in tutto il mondo come finanziatrice di programmi a favore delle donne. Essa, però, da una parte appoggiava apertamente l’alfabetizzazione, mentre di nascosto si dedicava al traffico di stupefacenti e al commercio di donne.
Come poteva accadere tutto questo? Come mai le donne permettevano che si facesse di loro uno sfruttamento così insultante? Perché si fecero schiacciare da quei modelli stranieri?
L’Imam Alì ha detto che, perché l’oppressione esista, è necessaria la partecipazione dell’oppressore e di colui che accetta l’oppressione. Le donne che consciamente permettono agli altri di opprimerle, sono colpevoli quanto chi le opprime. Rendendosi conto di questo, le donne musulmane dell’Iran, sotto la guida dell’Imam Khomeini, presa coscienza delle contraddizioni, dell’ingiustizia e della volgarità della cultura che veniva loro imposta, hanno dato vita alla loro protesta e si sono sollevate contro lo sfruttamento e il dispotismo.
Dopo la Rivoluzione Islamica, la donna iraniana, che non voleva più continuare ad essere sacrificata nei templi del capitalismo, ha ripreso a svolgere attivamente il suo vero ruolo nella società.
Cosa ha guadagnato la donna musulmana dalla Rivoluzione? Ha guadagnato la dignità, il rispetto per se stessa e la libertà, come ha sempre propugnato l’Islam.
La donna iraniana, conformemente alla Legge Sacra (Shariah), partecipa attivamente a tutte le attività politiche, economiche, sociali e culturali, insieme ai fratelli musulmani, al servizio della Repubblica Islamica.
Suoi modelli sono Khadija, la prima donna che abbracciò l’Islam e moglie del Profeta, Somayye, la prima donna martire dell’Islam, Fatima, la figlia del Profeta, Hajar, la moglie di Abramo, che ha avuto l’onore di essere sepolta nella Ka’aba.
Le prime donne dell’Islam insegnarono la religione, come fecero Khadija e Fatima. Quando la dignità delle persone veniva calpestata, queste stesse donne, come Fatima e la figlia Zeinab, lottavano contro l’ingiustizia.
Nell’Islam vi sono due modi di offrire una testimonianza di fede. Uno è rappresentato dal martirio per l’amore di Dio e la causa della giustizia. Fu questa la via scelta da Hosseyn, figlio di Alì e di Fatima. L’altro consiste nella propagazione del messaggio divino, nella predicazioni contro l’oppressione e contro l’ingiustizia, come fece Zeinab.
Il messaggio rivolto dalle donne musulmane alle donne di tutto il mondo è questo: Insorgete! Diventate come Zeinab. Non fatevi sfruttare e opprimere. Parlate chiaro, perché anche su di voi grava la responsabilità di contribuire a guidare i diseredati e gli oppressi sulla strada di Dio.
(La donna nell’Islam, Centro Culturale Islamico Europeo, Roma 1984)
L’hijab è un dovere religioso, una norma della Shariah (Legge Sacra). Ciò significa che non vi è dubbio sulla sua obbligatorietà. Questo devono saperlo tutti. Il fatto che ora alcuni sollevino il dubbio se l’hijab esista (nell’Islam), se sia necessario o obbligatorio, ecc. No, non esiste alcun dubbio o ambiguità: si tratta di un dovere religioso che bisogna rispettare.
Non bisogna però accusare, definendole come irreligiose o anti-rivoluzionarie, quelle persone che non rispettano l’hijab in modo perfetto. Ne ho già parlato. Durante uno dei miei viaggi in una delle regioni, parlando con i sapienti religiosi locali, ho detto: «Perché alcuni di voi condannano una donna a cui fuoriescono alcuni capelli o che non indossa in modo appropriato l’hijab? Quando sono entrato in questa città sono stato accolto da una grande folla di persone e forse almeno un terzo di loro era composto da tali donne, che piangevano per l’emozione. Non possiamo definire queste persone come contrarie alla Rivoluzione. Come possiamo etichettare come “anti-rivoluzionario” chi, con tale entusiasmo, gioia, calore e motivazione, partecipa ad esempio ai programmi religiosi o rivoluzionari? Sono nostre figlie».
L’ho ripetuto in numerose occasioni durante i sermoni della preghiera di Eid al-Fitr: nel mese di Ramadan e nelle notti di Qadr, anche donne che non indossano un abbigliamento del tutto appropriato partecipano ai programmi religiosi in modo sentito, e piangono! Le invidio per quelle lacrime! Dico a me stesso che vorrei poter versare lacrime come quella donna o quella ragazza! Come possiamo accusare persone del genere? Si, non osservare correttamente l’hijab non è una cosa giusta, ma questo non significa che dobbiamo estrometterle dalla religione e dalla Rivoluzione. Perché? Tutti noi abbiamo dei difetti da correggere. Più li correggiamo, meglio è.
(Estratto dal discorso dell’Imam Khamenei del 4 gennaio 2023)
Durante l’occupazione del Libano le donne hanno svolto un ruolo centrale educando i loro figli in modo tale da forgiare uomini che hanno resistito di fronte agli oppressori.
Le nostre donne in molti casi hanno offerto più di un figlio come martire per il Fronte della Resistenza, e questo è stato il principale fattore del rafforzamento della Resistenza in Libano, la Resistenza che ha causato il ritiro degli invasori.
Questo spirito esiste anche nelle donne della Siria, del Bahrain, dello Yemen e delle altre nazioni del Fronte di Resistenza che hanno sperimentato occupazioni e aggressioni, perché anche tra loro esistono modelli di donne resistenti ed è grazie a tali esempi che la Resistenza si è rafforzata”.
(Zeynab Nasrallah, Discorso al I Congresso internazionale delle donne influenti, 20 gennaio 2023)
Le statistiche ufficiali del sito “Our World in Data” informano della crescita, pari a 10 volte, dei laureati in Iran rispetto ad altri Paesi del mondo.
(https://ourworldindata.org/grapher/share-of-the-population-with-completed-tertiary-education?tab=chart&country=CHN+EGY+IRN+PRT+SAU+TUR+GBR)
Il punto degno di nota è l’alta percentuale di donne laureate tra tutti i Paesi del mondo. Più del 70% degli studenti di ingegneria e scienze pure in Iran sono donne.
(https://www.reddit.com/r/Damnthatsinteresting/comments/vhj4x9/iran_has_the_highest_female_to_male_ratio_in/)
Mie care figlie! La celebrazione del taklif è una vera festa. È veramente una festa. Perché? Perché dal momento in cui raggiungete l’età in cui siete tenute a svolgere i vostri doveri religiosi, parlate con Dio e Dio parla con voi. In altre parole, siete in una posizione in cui Dio parlerà con voi, vi affiderà delle responsabilità e voi le adempierete. Questo è un rango prezioso per gli esseri umani: Dio si rivolge alle persone e parla con loro. Questo è ciò che la celebrazione del taklif significa: non sei più una bambina, non sei più una bambina piccola. Ora siete ragazze con responsabilità e potete avere un’influenza sulla vostra famiglia, nel vostro ambiente scolastico e quando giocate con i vostri amici. Potete mostrare agli altri la retta via e guidarli, una responsabilità che abbiamo tutti noi. Una ragazza giovane come voi, che ha appena raggiunto l’età per osservare i doveri religiosi, non è diversa, davanti a Dio Onnipotente, da una donna adulta o da un uomo anziano, in termini di obblighi religiosi.
Il consiglio che desidero dare a voi giovani, il mio consiglio alle mie care figlie, è che diventiate amiche di Dio. Cercate di diventare amiche del Misericordioso Dio fin dall’inizio della vostra giovinezza. Come si può essere amiche di Dio? Uno dei modi per diventare amiche di Dio è parlare con Lui in preghiera, prestando attenzione al fatto che state conversando con Dio, che state parlando con Dio. Imparate il significato delle parole nelle preghiere. Imparate dai vostri genitori e insegnanti la traduzione della Surah Al-Hamd, della Surah Al-Ikhlas e cosa state dicendo quando vi inchinate e prosternate. Quando pregate, fatelo in modo tale da parlare con Dio. Questo è diventare amici di Dio. Questo è uno dei modi per diventare Suoi amici. Un altro modo per diventare Suoi amici è stare attenti a evitare le azioni che Egli vi ha detto di non fare e a compiere le azioni che Egli vi ha detto che dovreste fare. Questo è il modo per diventare amici di Dio. Oggi avete cuori luminosi, splendenti e puri: diventate amiche di Dio da oggi.
Il vostro paese, il caro Iran, ha avuto grandi donne in passato, e posso dirvi che oggi il numero di donne eccezionali è molto più alto che in passato. Abbiamo donne importanti, eccezionali, in tutti i settori scientifici, nel lavoro applicato, nelle attività militanti, in posizioni di responsabilità, ecc. Queste cose sono motivo di orgoglio. Possedere donne eccezionali è motivo di orgoglio per qualsiasi paese, e nel nostro ci sono molte di queste donne. Anche voi dovete cercare di diventare una di queste donne. Come? Studiando le vostre lezioni. Dovreste studiare bene, fare bene i compiti, riflettere e leggere libri in modo che, a Dio piacendo, sarete una di queste grandi donne in futuro.
Spero che Dio aiuti tutte voi ad avere successo. Anche voi potete svolgere un ruolo importante in questa lotta epocale che la nazione iraniana ha iniziato durante la Rivoluzione contro l’oppressione, la miseria e la discriminazione nello stesso modo in cui molte donne hanno svolto un ruolo importante in questo prima. Oggi, il lavoro che esse hanno svolto, è stato scritto nei libri e pubblicato. La gente legge delle lotte e degli sforzi di donne eccezionali in questo paese durante gli anni della Rivoluzione. A Dio piacendo, anche voi sarete una di queste donne”.
(dal discorso pronunciato dall’Imam Khamenei ad un gruppo di studentesse in occasione della festa del taklif, alla vigilia dell’anniversario della nascita dell’Imam Alì, 3 febbraio 2023)
Dottoresse iraniane scrivono all’Associazione Italiana Donne Medico:
Nel Nome di Dio
Dott.ssa Antonella Vezzani, Presidente Associazione Italiana Donne Medico
PorgendoLe i saluti
qualche tempo fa è stata pubblicata sui media una lettera da Lei firmata, chiaro indice della Sua scarsa conoscenza della situazione e delle condizioni che governano il nostro Paese, ovvero l’Iran, la qual cosa ci ha spinte, come rappresentanti delle donne medico dell’Iran, a metterla al corrente sulla condizione femminile nel nostro Paese negli ultimi anni.
Prima di tutto, menzioneremo alcuni dati che saranno per Lei di sicuro interesse. È al corrente, ad esempio, che la percentuale di ragazze tra gli studenti iraniani è passata da circa il 25%, negli anni antecedenti la Rivoluzione Islamica, a più del 50%?
Probabilmente non sa che prima della Rivoluzione Islamica dell’Iran del 1979 il tasso di analfabetismo tra le donne si aggirava intorno al 50-60%, e che ora è sceso a meno del 10%. Dottoressa, i media le hanno forse permesso di sapere che il numero delle donne medico specialiste in Iran è aumentato di ben dodici volte dalla Rivoluzione Islamica, mentre per i loro colleghi uomini la percentuale è pari a tre?
Come fa a parlare di ingiustizia quando, solo a titolo di esempio, secondo il rapporto del “World Economic Forum” (WEF), l’Iran è al primo posto in termini di pari diritti all’istruzione tra ragazze e ragazzi?
Come si possono affermare simili falsità sulla salute delle donne iraniane quando, secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’indice di aspettativa di vita delle medesime negli ultimi quaranta anni è aumentato da una media di 57 anni a una di più di 77 anni? Cosiffatti risultati potevano mai essere conseguiti senza le virtuose politiche varate in questi anni dal nostro ordinamento islamico?
Impegnata a discettare sull’umiliazione e sulla violenza contro le donne iraniane, si è mai ricordata di esprimere solidarietà ed empatia per le sue compatriote, visto che, secondo le statistiche ufficiali, oltre il 70% degli omicidi di donne in Italia si verifica in ambito familiare?
Occorre sapere che negli anni successivi alla Rivoluzione Islamica l’aumento del numero dei campi sportivi femminili è passato da 7 a 38, quello delle Federazioni sportive femminili attive da 1 a 49, degli arbitri donna da 7 a 16.000 e delle allenatrici sportive da 9 a 35.000, e questa è solo una minima parte dei progressi propri della condizione femminile in Iran, emerse nel virtuoso contesto di giustizia e legalità implementato da detto sistema islamico.
La Sua lettera sembra quasi un grido di giustizia, un appello alla legalità, in totale opposizione a discriminazioni, violenze e soprusi, come ci si aspetterebbe da qualsiasi essere umano degno di questo nome. Lei stessa è però testimone della degenerazione e dissoluzione del pensiero, dell’etica, della spiritualità e dunque del tessuto sociale delle società d’Occidente, e quindi della stessa Italia, di cui le donne sono agnelli sacrificali, vittime di sofferenze, prevaricazioni, deviazioni e conseguenti traumi irreparabili.
Proprio per questo, esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione per la condizione della donna nei paesi occidentali, Italia compresa, foriera di insicurezza psicologica, morale, se non addirittura fisica. Secondo le statistiche ufficiali, solo nei primi sei mesi del 2022, ben 50 donne sono state assassinate in Italia a seguito di stupri ed omicidi in ambito familiare.
Lei stessa ammetterà che il tipo di visione dominante e le politiche “femminili” vigenti in codesti paesi altro non hanno fatto che alimentare un quadro già di per sè caotico, andando ad incrementare la tragica incidenza di stupri, squilibri psichici, suicidi e conseguenti uccisioni di donne.
Le chiediamo, pertanto, un serio approfondimento dell’Islam e, in particolare, un’attenta indagine sullo status della donna nel suo contesto religioso, superando le false rappresentazioni di comodo, frutto di propaganda e pregiudizio, unica via ad una concreta risoluzione della questione femminile.
In conclusione, ci sembra doveroso ricordare che Mahsa Amini, in stato di fermo in un centro educativo delle forze di polizia per aver violato la legge, ha purtroppo subito un arresto cardiaco improvviso. Il rapporto dell’Istituto forense iraniano ha negato qualsiasi trauma conseguenza di percosse e la revisione delle cartelle cliniche della sua infanzia ha rilevato un tumore al craniofaringioma, per cui ebbe a subire un intervento chirurgico in seguito al quale continuò ad essere sotto continuo controllo medico. In Iran, come in altri paesi, esiste una sola autorità ufficiale e legale, che ha l’ultima parola in questi casi.
Infine, secondo la nobile tradizione dell’ospitalità iraniana, La invitiamo a visitare la nostra grande nazione e le sue donne medico per poter così testimoniare la sicurezza, la libertà, la vitalità, la dinamicità ed i progressi scientifici propri dell’Iran, giacché non è affatto degno di esponenti della comunità scientifica degni di questo nome il rilasciare commenti apodittici, senza una scrupolosa verifica dei fatti, sotto l’esclusiva influenza di notizie false e infondate.
Augurandole buona salute
Un gruppo di dottoresse della Rivoluzione Islamica
Ministri donne in Iran:
- Masoumeh Ebketar, Ministro dell’Ambiente dal 2005 al 2009
- Marzieh Vahid Dastjerdi, Ministro della Salute dal 2009 al 2013
- Zahra Ahmadipour, Responsabile dell’Ente per i Beni Culturali, Artigianato e Turismo dal 2016 al 2017
- Nasrin Soltankhah, vice-Presidente dell’Iran dal 2009 al 2013
- Fatemeh Javadi, vice Presidente dell’Iran e responsabile del Dipartimento dell’Ambiente
- Leyla Joneydi, vice-Presidente dell’Iran per gli affari legali dal 2017 al 2021
- Shahindokht Molaverdi, vice-Presidente dell’Iran per gli affari delle donne e della famiglia dal 2013 al 2017
- Fatemeh Bodaghi, vice-Presidente dell’Iran per gli affari legali dal 2009 al 2013
- Maryam Mojtahedzadeh, vice-Presidente dell’Iran per gli affari delle donne e della famiglia nel 2013
- Elham Aminzadeh, vice-Presidente dell’Iran negli affari legali dal 2016 al 2017
- Ensieh Khazali, vice-Presidente dell’Iran negli affari delle donne e della famiglia dal 2021 ad oggi.