L’operazione “Blue Moon”

A cura di Eros R.F., dagli articoli di Laura Bredariol, Vincenzo Macrì,

Negli Stati Uniti

L’operazione “Blue Moon” consiste nell’utilizzo delle droghe da parte dello Stato, dell’uso politico e militare di sostanze stupefacenti di vario tipo come arma segreta per combattere quei fenomeni di contestazione giovanile, all’interno delle logiche della guerra fredda e del timore del pericolo comunista, che appariva come incombente su molti paesi dell’Occidente a partire dagli Stati Uniti. Sembra paradossale che alla politica di dura repressione da parte dei governi nei confronti delle droghe si accompagnassero, contemporaneamente, operazioni di distribuzione e diffusione delle droghe tra i giovani, ma è stata questa la finalità di varie operazioni, di due delle quali ci occuperemo in questo contributo.

Quanto attuato negli Stati Uniti da CIA ed FBI fu fatto in funzione di lotta contro il movimento di contestazione giovanile e l’afroamericano Black Panther Party: narcotizzare le coscienze, demotivare l’impegno politico e sociale, ridimensionare i numeri, depotenziare la carica di opposizione, marginalizzare se non annichilire, dissolvendoli, i movimenti. Allo stesso tempo, isolare nella società, screditando un’intera generazione di giovani alternativi per il tramite di uno stereotipo che li accomuni ai capelloni e quindi al tossicodipendente.
FBI e CIA operano in modo capillare nelle comunità hippie, fra gli studenti, nei movimenti di contestazione al sistema capitalista e alla guerra in Vietnam, in quelli di contro cultura (uguali diritti per tutti: bianchi, neri, ispanici, nativi, ecc.) e nei ghetti afroamericani dove, dal 1966, prende sempre più piede il Black Panther Party.

Si parte dalla California, da uno degli atenei più famosi al mondo, Berkeley, per poi estendersi ad altre università. Agli inizi degli anni Sessanta comincia a diffondersi nel movimento studentesco statunitense l’uso di stupefacenti come evento di gruppo. All’inizio si tratta di marijuana, poi arrivano le droghe cosiddette psichedeliche (LSD, STP e mescalina), quindi anche l’eroina.
Anni e anni dopo, dai documenti desecretati, si verrà a sapere che l’FBI aveva già, nella seconda metà degli anni Cinquanta, un suo programma, Cointelpro (1956-1971), tramite il quale finanziava con discrezione intellettuali, artisti, musicisti e movimenti che si facessero propugnatori della valenza liberatoria degli “stati alterati di coscienza” attraverso le droghe. Un universo eterogeneo di personalità tanto influenti quanto carismatiche, fra le quali risulta difficile distinguere gli agenti sotto copertura attivi nell’introdurre all’uso di sostanze psicotrope i giovani attivisti, in un contesto complesso di fervore rivoluzionario, di opposizione all’autoritarismo e insieme di supposta ricerca delle proprie profondità interiori con l’aiuto delle droghe, un’inclinazione sfruttata dal governo USA per controllo e repressione.
Accanto al FBI opera anche la CIA che, nell’aprile del 1953, inaugura l’Mk-Ultra, il progetto per studiare come condizionare o decondizionare il comportamento di amici e nemici intervenendo su una grandissima varietà di sistemi fisici, culturali, psicologici ed elettronici. Si sperimentano, su soggetti consapevoli e non, sostanze psicotrope. Dall’utilizzo delle droghe durante gli interrogatori si passerà al loro uso massiccio nella disarticolazione delle componenti ribelli della società. I finanziamenti sono canalizzati attraverso l’istituto The Society For Human Ecology ed i suoi uffici nelle università di Harvard, Stanford, Berkeley e alla Kaiser Foundation Hospital di Oakland. Altro istituto di copertura è il Berkeley Istitute for Personality Assessment and Research. I progetti di CIA e FBI si incrociano in un intreccio di progetti simili (Operazione “Cointelpro” per il FBI e, dal 1967, Operazione “Chaos” per la CIA) al fine di distruggere ogni velleità rivoluzionaria nel Paese e negli Stati esteri che, attraverso la NATO, sono sotto il loro controllo.

L’operzione “Blue Moon” si svolge negli USA tra il 1967 ed il 1969. La CIA, diretta all’epoca da James Angleton (lo stesso che dirigeva l’OSS – il servizio segreto di controspionaggio, che dal 1947 cambiò il suo nome in CIA, durante l’occupazione militare del Sud Italia negli anni tra il 1943 ed il 1946) nel 1967, elaborò un piano denominato CHAOS, rientrante tra le operazioni “false-flag”, nonostante violasse le leggi USA visto che la CIA non può operare sul territorio nazionale, che resta di competenza esclusiva dell’FBI anche per quanto concerne le attività di controspionaggio. Le false-flag sono le operazioni condotte con “bandiere false” (questa è la traduzione italiana del termine), ovvero le operazioni segrete condotte in modo da essere attribuite ad altri Stati o ad altre organizzazioni.

L’operazione CHAOS era finalizzata, almeno inizialmente, ad accertare, tramite una capillare infiltrazione negli ambienti giovanili della contestazione, l’influenza di comunisti stranieri e di maoisti, ma, nonostante i notevoli sforzi e l’allargamento della ricerca anche in alcuni paesi europei, i risultati furono sostanzialmente negativi. In una seconda fase l’operazione ebbe lo scopo contenuto nel suo nome, di generare una situazione di caos incontrollato all’interno della contestazione giovanile di qualunque genere (e in quel periodo la più temuta era il rifiuto di partire per combattere la guerra in Vietnam), mediante agenti infiltrati al fine di provocare atti di estrema violenza, incidenti e disordini. Da documentazione, proveniente direttamente dal governo degli Stati Uniti, emerge che alla convention hippy di Chicago svoltasi dal 25 al 30 agosto 1968, che degenerò in numerosi episodi di guerriglia, ben il 17 per cento dei partecipanti apparteneva ad agenzie federali e organismi di intelligence.

A tale progetto si affiancava quello di demoralizzare e rendere temporaneamente incapaci gli avversari con l’uso di droghe psicotrope e immobilizzanti. Furono diffuse a tale scopo sostanze come l’LSD (derivato dell’acido lisergico, una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute) e lo STP (un’anfetamina psichedelica, acronimo di “Serenità, Tranquillità e Pace“). La massiccia infiltrazione di cui si è fatto cenno raggiunse un grado di controllo interno su questi gruppi talmente avanzato da consentire di avviare una strategia di immissione massiccia di droghe pesanti. L’enorme diffusione di eroina nei ghetti neri fu tra le principali cause della sconfitta e della successiva dissoluzione dei movimenti rivoluzionari afroamericani come le Pantere Nere. Nel 1974 si chiudeva l’Operazione CHAOS negli USA e al fine di estendere l’operazione in Europa, la produzione di tali sostanze fu spostata nel Vecchio Continente. A Bruxelles, sotto la copertura di un centro di ricerche biomediche, in due anni furono prodotte 50 milioni di dosi di allucinogeni e nel 1977 la polizia inglese arrestò il chimico Richard Kemp, sequestrando sei milioni di dosi di LSD. Successivamente si accertò che Kemp, a metà degli anni ’70, fabbricava da solo il 50% della produzione mondiale di LSD. Kemp era un chimico, che lavorava alle dipendenze del personaggio chiave del complesso delle operazioni facenti capo a CHAOS in Europa, Ronald Stark. Ed è questo il personaggio al quale fu affidato l’incarico di realizzare quel piano anche in Italia, come vedremo nella parte successiva del Dossier.

Nella colonia italiana

Durante l’indagine (udienza 7 gennaio 2010) sulla strage di Brescia, condotta dal giudice istruttore Salvini, compare per la prima volta l’espressione “Blue Moon”. È Roberto Cavallaro, imputato nell’istruttoria sulla Rosa dei Venti e collaboratore del SID (nome del servizio segreto italiano dal 1966 al 1977), a parlarne come di un’operazione CIA, finalizzata al controllo e manipolazione degli ambienti giovanili contestatori.

Siamo tra il 1972 e il 1973; la strategia della tensione era già iniziata e l’Italia viveva i tragici anni piombo di quel nefasto decennio.
Cavallaro partecipa nel 1975 ad una riunione in Francia sui Monti Vosgi (tra Alsazia e Lorena) con alti funzionari di servizi segreti di diversi Paesi e figure di estrema destra. L’Operazione “Blue Moon”, ideata nel 1972 come nuova strategia non ortodossa per diversi Paesi in Europa, si inscrive nel fenomeno culturale e sociale di quel periodo del consumo di droghe, indirizzandolo in chiave consumistica e autodistruttiva di una generazione temuta perché “troppo ribelle”. Si ha pertanto il passaggio dalla marijuana, che per un po’ sparisce dal mercato, all’eroina. Questa strategia irrobustisce l’intervento della repressione già in essere ed in Italia è avviata verso la fine del periodo stragista.

Gli anni dal 1968 al 1975 vedono un crescendo dell’antagonismo politico e sociale del movimento studentesco e dell’estrema sinistra, alzando d’intensità, partecipazione e forza le prime manifestazioni di ribellione del mondo giovanile italiano che tra il 1960 al 1964, in conseguenza della situazione storico sociale del nostro Paese, avevano trovato coesione e coscienza politica.
Dalle università alle campagne alle fabbriche è un fermentare critico nei confronti di un sistema trasversalmente dispotico. Tra il 1968 ed il 1969 i movimenti studentesco, operaio e contadino vengono percepiti dalle classi dominanti USA e da quelle loro referenti in Italia come pericolosi per gli equilibri imposti da un sistema a trazione capitalista sostenuto dalla visione imperialista USA. Si è in piena Guerra Fredda e l’Italia, inquadrata nel patto Atlantico voluto dagli USA, è già considerata un’«anomalia» avendo al suo interno il più forte partito comunista (PCI) dell’Europa occidentale. Alla strategia stragista di stabilizzazione (delle classi dominanti) già avviata a Portella delle Ginestre il 1° maggio 1947, proseguita e poi intensificatasi dal 12 dicembre 1969 (bombe alla Banca dell’Agricoltura a Milano) subentrerà la strategia della narcotizzazione quanto più di massa possibile di quella generazione di giovani affacciatasi alla militanza politica di sinistra.

La direzione dell’operazione fu affidata proprio a Ronald Stark, in attuazione di un progetto di intervento in Europa, ordito nel 1972 nel corso di un incontro tra componenti dei servizi segreti di vari paesi europei, tenutosi in una località segreta dei monti Vosgi nella regione dell’Alsazia, al confine con la Germania. Per dirla in breve, si trattava di un’operazione di guerra psicologica affidata, per l’Europa occidentale, all’AGINTER PRESSE di Lisbona, organizzazione parallela dei servizi del Patto Atlantico che operava in funzione anticomunista.

Un’anticipazione si ha già il 20 marzo del 1970, quando un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri portò alla scoperta di un barcone ormeggiato sul Tevere, sul quale alcuni esponenti dei movimenti giovanili solevano riunirsi per fumare hashish e marijuana. A tale operazione, opportunamente amplificata da una forte campagna di stampa (dei giornali di destra) contro i “capelloni” indicati come pericolosi diffusori di droghe tra i giovani, fece seguito l’improvvisa intensificazione della repressione del traffico di hashish e marijuana nelle piazze di spaccio delle città italiane, tanto da portare in breve alla scomparsa dal mercato clandestino di tutte le droghe leggere allora diffuse (in particolare marijuana, hashish e anfetamine). Veniva così preparato il terreno per l’introduzione di un nuovo tipo di droghe pesanti, dapprima morfina venduta a buon mercato, se non addirittura ceduta gratuitamente.

Tra il 1973 e il 1974 anche la morfina cominciò a scomparire e venne gradualmente soppiantata dall’eroina, anch’essa venduta inizialmente in buona qualità e a bassissimo prezzo. Va precisato che l’eroina era sino ad allora praticamente sconosciuta in Italia e l’attività delle mafie italiane (camorra e cosa nostra) si limitava a trafficarla, dalle raffinerie impiantate a Marsiglia e poi anche in Sicilia, verso gli Stati Uniti e il Canada, proprio perché mancava ancora un apprezzabile mercato interno. Secondo quanto riportato dalle cronache del tempo, l’unico sequestro significativo di eroina in quegli anni venne attuato nel 1975 dalla squadra mobile di Roma coordinata dal commissario Ennio Di Francesco; come riconoscimento gli venne immediatamente avocata l’indagine ed egli fu allontanato il giorno stesso dalla squadra mobile della capitale. Tutto questo porta ragionevolmente a ritenere che all’operazione parteciparono, se non in maniera attiva, certamente senza frapporre ostacoli, i servizi di sicurezza e gli stessi organi di polizia del nostro paese.

Tra il 1975 e il 1980 l’eroina si diffuse rapidamente in tutta Italia e la tossicodipendenza divenne un fenomeno endemico delle periferie urbane italiane ed europee che interessò un’intera generazione di giovani. Tutti ricorderanno il famoso film tedesco del 1981, ambientato tra il 1975 e il 1977, Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, ispirato a una storia vera, che portò all’attenzione del mondo intero la piaga della tossicodipendenza e della prostituzione giovanile. Tutte le città europee ne furono interessate e in Italia, tra le più colpite, si ricorda Verona, nella quale convenivano giovani di mezza Italia per la facilità di reperimento dell’eroina. La prima vittima da overdose si registrò ad Udine nel 1974, nel ’77 i consumatori erano già saliti a 20.000, fino a sfiorare alla metà degli anni Ottanta i 300.000 tossicodipendenti. Faceva parte della normalità il triste spettacolo che si presentava ad ogni angolo di strada, nei centri storici come nelle periferie, di giovani che si “bucavano” pubblicamente su improvvisati giacigli, sciogliendo prima l’eroina in un cucchiaino da caffè con poca acqua per poi inserirla in siringhe, spesso usate più volte, e iniettarsela in vena.

Una volta avvenuta la diffusione, l’Operazione aveva conseguito, con pieno successo, il suo obiettivo. Generazioni di giovani vissero in stato di tossicodipendenza e di straziante astinenza (e solo dopo anni furono realizzate le strutture di assistenza pubblica sanitaria e sociale), e il mercato si riforniva e si ampliava speditamente. Le mafie ne assunsero ben presto il controllo e ne conseguirono enormi profitti per tutto quel decennio e per la prima parte di quello successivo, quando, progressivamente, l’eroina venne sostituita dalla cocaina. Quest’ultima, molto più cara, era inizialmente la droga dei ceti medio-alti, dei ricchi, del mondo dello spettacolo e della moda. Negli anni ’90 l’eroina divenne marginale (ma in questi anni è ritornata ad occupare fette di mercato), soppiantata dalla polvere bianca.

Si è ricordato come un notevole contributo di informazioni venne fornito da Roberto Cavallaro. L’Operazione Blue Moon faceva parte delle strategia della tensione per combattere i giovani “antisistema” e indirettamente il pericolo comunista, peraltro per nulla toccato da fenomeni di trasgressione giovanile; ha introdotto in Italia la droga della morte, l’eroina, distruggendo intere generazioni di giovani, e assicurando alle mafie un radioso avvenire economico. Un’ulteriore richiesta di servizi criminali, che le mafie hanno assolto con fedeltà e impegno. Parlare di droga di Stato non sembri quindi una forzatura o una provocazione. È una vicenda storicamente accertata, che rappresenta una pagina vergognosa della nostra tormentata “guerra fredda”.

I rapporti giudiziari

Per approfondimenti su ‘come’ questo fu ‘costruito’ negli anni e reso possibile, tramite anche campagne mediatiche e la partecipazione «se non in maniera attiva, certamente senza frapporre ostacoli», dei «servizi di sicurezza e gli stessi organi di polizia del nostro Paese» si legga quanto scrive Vincenzo Macrì, giudice istruttore e componente della Direzione Nazionale Antimafia dal 1993 al 2010, su Wall Street International Magazine (22 giugno 2018) sull’«uso politico e militare di sostanze stupefacenti di vario tipo, come arma segreta per combattere fenomeni di contestazione giovanile».
Ad analoghi esiti arriva l’indagine giudiziaria condotta dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini [pdf presente anche qui sotto], sulle formazioni della destra eversiva in Italia.
Avvalendosi della desecretazione disposta dall’Amministrazione Clinton di documenti classificati, Salvini delegherà i Carabinieri del Ros a presentare il 23 luglio 1996 un dettagliato rapporto, intestato «Annotazione sulle attività di guerra psicologica e non ortodossa (psychological and low density warfare) compiute in Italia tra il 1969 e il 1974 attraverso l’“AGINTER PRESSE”» nel quale emergono gli intrecci tra estrema destra italiana, servizi segreti italiani ed apparati USA.
L’indagine si giovava appunto della desecretazione disposta sotto l’Amministrazione Clinton di documenti classificati attraverso una procedura prevista dal Freedom of Information Act (legge sulla libertà di informazione), ma anche del prezioso contributo del collaboratore di giustizia Roberto Cavallaro. Costui era componente della Rosa dei Venti, organizzazione segreta parallela a Gladio, inserita nel sistema difensivo NATO, e rese importanti dichiarazioni ai magistrati di Brescia (strage di Piazza della Loggia), di Milano (strage di Piazza Fontana), Venezia (Rosa dei Venti). Parlò di Ordine Nuovo, organizzazione eversiva di estrema destra come protesi dei Servizi segreti deviati del SID e all’udienza del 7 gennaio 2010, davanti alla Corte d’Assise di Brescia, disse: “Con l’Operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione della droga per limitare la ribellione dei giovani”.
Un capitolo della storia di dipendenza e sudditanza nazionale della Repubblica italiana non archiviabile e, come problematica, ancora attuale.

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