Enver Hoxha

Enver Hoxha (1908-1985) è stato un partigiano e dirigente comunista albanese. Uno dei più importanti rivoluzionari albanesi ad aver lottato contro l’occupazione nazifascista durante la seconda guerra mondiale, a seguire della sua liberazione divenne primo ministro del Paese, industrializzandolo ma distaccandosi poi dal blocco sovietico dopo la morte di Stalin.

Pagina a cura di Jean-Claude Martini

Bibliografia

I libri

L’autogestione jugoslava

1978

Le raccolte

Riflessioni sulla Cina

Vita

Hoxha nacque ad Argirocastro, nel sud dell’Albania, figlio di un commerciante musulmano. Studiò in Francia, paese nel quale collaborò ai giornali, denunciando il regime monarchico dell’Albania, paese nel quale tornò nel 1936 per lavorare come insegnante. Combatté poi nella guerra civile spagnola dalla parte repubblicana, facendo parte delle Brigate Internazionali e poi partecipò anche all’opposizione al re d’Albania Zog I, si oppose all’invasione dell’Albania da parte del regime fascista italiano di Benito Mussolini. In seguito, i vari circoli e gruppi socialisti albanesi si unirono sotto la bandiera del marxismo per creare il Partito Comunista d’Albania (1941) e Hoxha ne fu parte come primo commissario politico del il Fronte di Liberazione Nazionale contro l’occupazione fascista.

Nel 1943 fu eletto segretario generale del Partito e quando i fascisti furono espulsi, vi fu instaurato un governo comunista con a capo il Partito del Lavoro (che assunse questa denominazione su consiglio di Stalin al suo I Congresso nel novembre 1948) ed Enver Hoxha; furono nazionalizzate le miniere e le altre risorse del paese, fu promulgata la riforma agraria nel 1945 e i proprietari terrieri furono privati delle loro terre, consegnate ai braccianti giornalieri.

Dopo la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, Hoxha instaurò un governo rigorosamente marxista-leninista e la monarchia fu definitivamente abolita mediante l’assemblea costituente della Repubblica Popolare d’Albania e sulla base della creazione del sistema come fatto dalla vicina Jugoslavia sotto il governo di Tito.

La Jugoslavia ricoprì un ruolo assai importante sia nel mercato che nella società e nell’economia albanesi, a cui si aggiunse in seguito il sostegno militare ai comunisti greci che stavano affrontando i monarchici nella guerra civile, sebbene l’enorme influenza jugoslava non fosse accettata da tutti i membri del partito a causa di alcune pressioni che gli jugoslavi esercitarono sull’economia albanese, che portarono ad una rottura dei rapporti con la Jugoslavia nel 1948 sulla scia della denuncia del titismo da parte del Cominform.

Con l’approvazione della nuova Costituzione nel 1976, la Repubblica Popolare d’Albania fu rinominata Repubblica Popolare Socialista d’Albania; fu inoltre decretata la vittoria sulle religioni (conclusione della campagna ideologica e di massa iniziata nel 1967), dichiarando l’Albania “paese ateo” e si misero ufficialmente al bando gli investimenti stranieri. Quell’anno venne inoltre approvata una legge che dichiarava illegale l’omosessualità.

L’Albania mantenne rapporti con l’URSS e con la Repubblica Popolare Cinese, che successivamente (1960 e 1978) si ruppero, con conseguente loro denuncia da parte albanese come “revisionisti” e “socialimperialisti”.

Hoxha ebbe un infarto nel 1973 e la sua salute andò deteriorandosi: nel 1980 gli fu diagnosticato il diabete.

Nel 1983 si ritirò quasi completamente dall’attività politica e l’11 aprile 1985 morì.

Pensiero

Pur non essendosi neanche mai proposto di arricchire il pensiero marxista-leninista successivamente a Stalin, gli enveristi odierni si dividono tra chi lo ritiene un “quinto classico del marxismo-leninismo” e chi, seguendo la sua volontà («Per il nostro Partito i classici del marxismo-leninismo sono quattro: Marx, Engels, Lenin e Stalin. Tutti gli altri sono loro alunni» ─ Riflessioni sulla Cina, vol. I, Edizioni «8 Nëntori», Tirana 1979, p. 395) lo colloca in una posizione leggermente inferiore agli altri quattro.

Il pensiero di Enver Hoxha si caratterizza per una rigida ortodossia marxista-leninista, che lo portò a denunciare in successione gli jugoslavi (1948), i sovietici (1960) e i cinesi (1978), nonché gli eurocomunisti (1980) come “revisionisti” e “traditori del marxismo-leninismo”, pur essendo stato in precedenza un intransigente alleato dei primi tre, allorché i sovietici condannarono gli jugoslavi e i cinesi si erano impegnati in una lotta ideologica su due fronti contro gli USA e l’URSS. Hoxha, infatti, ritenne che i cinesi abbiano rinunciato, con la visita di Nixon e Kissinger a Pechino (1972), alla lotta contro l’imperialismo americano, e che non conducessero quella contro il revisionismo sovietico “da posizioni di principio”. Alla Conferenza di Mosca del novembre 1960, egli prese la parola e denunciò apertamente la deriva revisionista dei kruscioviani e i loro atti scorretti nei confronti dell’Albania e della Cina, dando così inizio alla lotta pubblica e internazionale contro il revisionismo moderno.

Gli ultimi anni della sua vita, comunque, furono contrassegnati da una intensa attività teorica, di cui furono frutto opere e memorie come Teoria e prassi della rivoluzione (1977), L’autogestione jugoslava. Teoria e pratica capitaliste (1978), Imperialismo e rivoluzione (1979), Riflessioni sulla Cina (1979), Con Stalin (1979), L’eurocomunismo è anticomunismo (1980), I kruscioviani (1980), Il pericolo angloamericano in Albania (1982) e I titisti (1983).

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