A cura di Jean-Claude Martini.
Dall’opuscolo No es poca cosa. 10 años de logros del Gobierno Bolivariano (2008):
«Vi è chi dice che il Venezuela oggi è un paese più povero rispetto a nove anni fa [1999]. Questo è assolutamente falso: la povertà generale è crollata verticalmente, riducendosi di più della metà. Anche la cosiddetta povertà estrema (quando cioè una persona non può soddisfare le proprie necessità alimentari) è diminuita dal 54%».
- Nel 1996 quasi la metà della popolazione venezuelana (42,5%) pativa la povertà estrema. Nel 2007 tale numero è sceso al 9,5%…vale a dire, abbiamo sfondato il tetto del 10%, con l’indice più basso negli ultimi 17 anni.
- La povertà generale nel 1998 era al 50,5% (più di 11 milioni di venezuelani). Oggi è scesa al 33,4% e questo rappresenta una diminuzione maggiore del 30%.
- L’Indice di Sviluppo Umano (IDH) si muove tra 0 e 1 (dove 0 è il minimo sviluppo e 1 il massimo) e riunisce un insieme di condizioni, come il tasso di alfabetizzazione, scolarizzazione, salute e la speranza di vita alla nascita. Nel 1998, secondo l’ONU e l’Istituto Nazionale di Statistica, l’IDH del Venezuela era a un livello medio di 0,77 (1 è il massimo e nessun paese ci è arrivato). Nel 2007 è asceso a 0,82. In meno di un decennio siamo saliti ad alti livelli.
- Nel 1998 gli investimenti statali per l’istruzione si aggiravano attorno al 3,9%, ma entro il 2007 sono saliti al 5,8%. Se a questa cifra, fornita dal governo centrale, aggiungiamo gli investimenti delle amministrazioni locali e regionali e gli enormi fondi destinati alla Missione Robinson II, alla Missione Sucre e alla Missione Che Guevara, parliamo di più del 7% del PIL.
- Nel 1998-1999, su 100 bambini in età prescolare solo il 44,7% erano iscritti a una scuola e frequentavano le lezioni. Ma, grazie a progetti come il Simoncito, che abbraccia più di un milione di bambini in età da 0 a 6 anni, tra le altre cose, nell’anno scolastico 2005/2006 si se ne è immatricolato il 60,6%.
- Nel 1990 il tasso di scolarizzazione elementare era del 95,1% ma, da quando si iniziò a far pagare le iscrizioni nelle scuole pubbliche, tale percentuale scese all’89,7%. Grazie a una delle prime misure adottate dal Governo Bolivariano, che proibivano questa tassa, dal 1998 la scolarizzazione salì al 99%.
- Nel 1998 il tasso di scolarizzazione media era al 27,3% e cresceva tanto lentamente che il Venezuela stava per rimanere senza licei; oggi abbiamo superato il 50%, per il fatto che vi sono licei bolivariani, scuole tecniche robinsoniane e istituti riaperti, ricostruiti, ampliati con sempre più fondi.
- Il tasso di scolarizzazione superiore, nel 1998, si attestava al 21,8%, ma iniziò ad alzare la testa e adesso superiamo il 30,2%.
- Sebbene il presidente Chávez abbia avvertito che il livello continua a essere basso, questo numero attuale rappresenta una crescita di più del 30%.
- Grazie al metodo Yo sí puedo, creato a Cuba e adattato al Venezuela, per il 28 ottobre 2005 siamo riusciti a vincere l’analfabetismo.
- Tra il 2000 e il 2002 gli alfabetizzati erano appena 21.242. Col metodo Yo sí puedo hanno imparato a leggere e a scrivere 1.568.746 adulti.
- Il 1 luglio 2003 iniziò formalmente in Venezuela il Piano Straordinario di Alfabetizzazione Simón Rodríguez, conosciuto come Missione Robinson.
- Laureati al 2007: Missione Robinson I = 1.568.746; Missione Robinson II = 341.872; Missione Ribas = 450.503.
- Il numero di utenti di internet nel 2007 giunge a circa 6 milioni.
- Investimenti nella sanità: nel 1996 registrarono il livello più basso, ubicandosi all’1,5% rispetto al PIL. Dal 1999 sono aumentati, collocandosi per il 2007 al 4,2% in proporzione al PIL.
- Nel 1998, l’80% della popolazione venezuelana aveva accesso all’acqua potabile; nel 2007 siamo arrivati al 92%, il che significa che più di 24 milioni di abitanti godono di questo beneficio in tutto il paese.
- Tasso di mortalità infantile: al 1998 21,4 bambini ogni 1.000 nascevano vivi ma morivano prima di compiere un anno. Ma questo tasso è sceso nel 2007 al 13,7%, grazie a un insieme di azioni come le vaccinazioni di massa.
- Il numero delle pensionate e dei pensionati, dal 1999 al giugno 2008, ammonta a 1.220.685 persone (al 1998 erano 387.007).
- Nel 1998 la percentuale di popolazione con accesso alla raccolta di acque reflue era del 62%; nel 2007 siamo giunti all’82%.
- La nostra economia, calcolata in dollari, è cresciuta del 526,98% a paragone coi livelli del 1998.
- Saltando gli anni della paralisi e del sabotaggio, abbiamo quattro anni con un’economia in crescita, soprattutto il 2004 con una crescita storica del 18,3%. Nel 2005 e nel 2006 il tasso di crescita fu del 10,3%, mentre nel 2007 fu dell’8,4%.
- Il petrolio passò da un prezzo regalato di 10,57 dollari nel 1998 a vendersi nel 2007 a un prezzo medio per barile di 64,74 dollari. La politica di consolidamento dell’OPEP, ispirata dal Governo Rivoluzionario, aiutò a collocare il petrolio a un prezzo giusto.
- Negli anni ’90 i neoliberali parlavano di privatizzare la PDVSA. Lo Stato venezuelano violava le quote dell’OPEP, debilitandola, per causarne il collasso e svendere la PDVSA a due soldi. È per questo che, con la strategia della piena sovranità petrolifera, giunse al termine la cosiddetta “apertura petrolifera” in Venezuela. Oggi la maggior parte dei guadagni del commercio in petrolio rimane in Venezuela. La PDVSA è ora una chiave per lo sviluppo economico e sociale. Essa apporta 29 miliardi e 200 milioni di dollari, dal 2001 al giugno 2007, ai programmi sociali e produttivi avanzati dal governo nazionale.
- Nel 1998 la produzione agricola vegetale fu di 15,7 milioni di tonnellate, mentre nel 2007 chiudemmo con 19,5 milioni di tonnellate. Un incremento di 4 milioni in questi anni, il che equivale a un aumento del 24%.
- In questi nove anni si sono applicate misure come la promozione di cooperative e nuclei di sviluppo endogeno, facilitazioni per l’acquisto di macchinari e strumenti agricoli, formazione e assistenza tecnica, dotazione di materiale genetico di miglior qualità, forniture agricole a basso costo, bonifica di terreni e finanziamenti.
- Nel periodo della presidenza di Jaime Lusinchi, il tasso medio di inflazione era al 22,70%, nel secondo mandato di Carlos Andrés Pérez al 44,20% e in quello di Caldera arrivammo al 57,60%. È col presidente Hugo Rafael Chávez che questa percentuale ha iniziato a scendere considerevolmente (19,5%).
- La crescita dell’economia ha permesso un importante miglioramento nel mercato del lavoro. Così si è avuta una considerevole diminuzione nel tasso di disoccupazione, dall’11,1% nel gennaio 2007 al 6,2% nel dicembre dello stesso anno, rappresentando una discesa di più di 5 punti percentuali.
- Il debito pubblico totale ha avuto un ribasso, passando dal 73,5% nell’anno 1988 al 19,3% nel 2007, essendo questo il livello più basso di indebitamento raggiunto almeno negli ultimi 17 anni. È stato annullato, nei confronti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, un debito che toccava i 3 miliardi di dollari nel 1998.
- A partire dal maggio 2007 il salario minimo dei venezuelani è diventato il più alto in America Latina.
- Nel 1998 le riserve internazionali del paese ammontavano a 14.849 milioni di dollari e nel 2007 si sono attestate sui 33.500 milioni.
- Nel 1997 il 20% più ricco si impadroniva del 53,6% degli introiti nazionali, mentre al 60% più povero toccava il 25,5%. Nel 2007, il 20% si prendeva il 47,7% e il 60% più povero il 29,7%. La forbice diminuisce. Essa, che era del 28,1%, ora è al 18%, è quindi caduta di 10,1 punti.
L’intervento dello Stato danneggia la produzione? E allora come mai il Prodotto interno lordo aumenta? Dal 1999 al 2015, il Pil è cresciuto del 43%, quello del settore agricolo tra il 1999 e il 2014 è aumentato del 27%. Il Pil totale per l’anno 2015, quando si sono registrati i più alti indici di mancanza dei prodotti (superiori al 30%) è stato del 34% superiore a quello del 2004, anno in cui i livelli di penuria erano solo del 7%. E anche il Pil del settore agricolo, nel 2014, è stato più alto del 14% di quello del 2004.
I diritti dei lavoratori portano alla chiusura delle fabbriche e alla disoccupazione? Falso, perché il tasso di disoccupazione, tra il 1999 e il 2015 è sceso del 62,5% arrivando all’attuale 6%.
Caduta delle importazioni? Dal 1999 al 2014 sono aumentate del 129% e nell’ultimo anno [2017] sono state superiori del 91% rispetto al 2004, quando furono pari a 16.000 milioni di dollari, mentre nel 2014 salirono a 31.000 milioni di dollari. Un altro refrain degli imprenditori è la mancanza o la lentezza del governo nell’erogare i dollari a tasso preferenziale, cosa che impedirebbe l’esportazione di alimenti. I dati mostrano, però, che nel 2014 le imprese private hanno ricevuto 7.700 milioni di dollari, il 259% in più del 2004 (2.100 milioni di dollari). Nel 2004, vennero importati 608 milioni di dollari di medicine, nel 2014 ne sono state importate per 2.400 milioni di dollari: un incremento, quindi, del 309%.
Nel 2003 è stato instaurato il controllo del cambio, per fermare la fuga di capitali. Da allora, all’impresa privata sono stati erogati 338.341 milioni di dollari per l’importazione di beni e servizi. Nel 2004, anno in cui non ci fu penuria di prodotti, furono assegnati 15.750 milioni di dollari, mentre nel 2013, quando i prodotti basici scarseggiavano, la quantità erogata venne raddoppiata a 30.859 milioni di dollari. Nel 2007 e nel 2008 il montante giunse a circa 40.000 milioni di dollari per anno.
Sul totale delle entrate dello Stato, il 65% circa è stato destinato all’importazione dei beni, e su quel totale, il 94% è stato assegnato al settore privato. Neppure la stratosferica inflazione degli ultimi anni si spiega in base ai consueti parametri monetari, perché non esiste corrispondenza tra i livelli delle riserve internazionali e la quantità di denaro che circola nell’economia: le sproporzionate variazioni di prezzo e la inflazione, in Venezuela, non presentano relazioni logiche con le due variabili in oggetto. E non c’è stata una diminuzione dei livelli di produzione così importante da giustificare una caduta dell’offerta e la conseguente impennata verso l’alto dei prezzi.
(Geraldina Colotti, Dopo Chávez. Come nascono le bandiere, Jaca Book, Milano 2018, pp. 114-15)
Un fattore fondamentale che intossica l’economia e influisce enormemente sull’inflazione è il mercato illegale del dollaro parallelo. Un dollaro al mercato nero è arrivato a valere oltre 40.000 bolívares, un euro oltre 55.000 e i prezzi sono aumentati di oltre il 120%. A questo va aggiunto che il Venezuela è il paese che ha la minore pressione tributaria del continente latinoamericano, inferiore al 13%. Le imprese private pagano una tassa sulla rendita che non supera il 4%, mentre l’Iva, che pesa sui consumatori e non sugli imprenditori, supera l’8%.
Nonostante questo, l’evasione fiscale delle imprese che truccano i bilanci è ancora altissima. Eppure, proprio sotto il chavismo, le imprese venezuelane registrano i livelli di reddito più alti mai registrati nella storia del Venezuela e nel mondo: dal 10,4% del 1999 al 21,5% nel 2008.
Per avere un’idea, basta fare un confronto con i dati pubblicati dalla rivista «Forbes» sulla redditività delle maggiori imprese del mondo: le 10 più grandi dell’industria farmaceutica sono prime della lista con un attivo del 19% a pari merito con le dieci banche più grandi. Seguono le 10 imprese di petrolio e gas (8%) e quelle automobilistiche (6%).
(Ibidem, pp. 115-16)
I grandi media internazionali non parlano delle tonnellate di alimenti e medicinali sequestrati dalle Forze armate bolivariane o dei dollari recuperati dalle autorità di controllo monetario (oltre 500.000 milioni di bolívares in biglietti di nuovo tipo). Nel mese di ottobre, sono state arrestate tre persone che cercavano di portare nello stato di Bolívar 800 milioni: quattro volte il montante sequestrato alla fake-woman di opposizione, Lilian Tintori. Solo nel Táchira, stato di frontiera nonché focolaio delle violenze contro il governo, sono stati sequestrati 120.000 milioni di bolívares in biglietti di nuovo taglio. Nel Lara, qualche giorno dopo la vittoria di Carmen Meléndez (PSUV) alle regionali del 15 ottobre del 2017, sono stati recuperati 115 milioni di bolívares in biglietti freschi di banca. Sempre il 18, a Charallave, è stata arrestata una coppia con 161 milioni di bolívares anch’essi appena usciti dalla banca…
Un’altra forma di sabotaggio è il furto di piombo, un materiale strategico, e quello dei cavi di fibra ottica, che provocano gravissimi disagi e perdite al sistema di comunicazione. Sempre nel mese di ottobre, sono state arrestate e processate tre persone per aver rubato 19.542 kg di piombo proveniente dall’impresa Baterias Duncan.
(Ibidem, p. 117)
A luglio del 2016, è stata creata la Gran Misión Abastecimiento Soberano, con l’obiettivo di normalizzare la distribuzione dei beni essenziali. Una missione diretta dal presidente della Repubblica e dal ministro della Difesa, Vladimir Padrino López. Solo nel mese di agosto 2016, questa Misión ha effettuato ispezioni in 1034 punti vendita alimentari, 793 imprese di produzione e distribuzione, sia pubbliche che private, e sei porti. Sono state recuperate tonnellate di prodotti accaparrati e arrestate 92 persone.
(Ibidem, p. 118)