Aleksandra Kollontaj

Alexandra Kollantai (San Pietroburgo, 31 marzo 1872  Mosca, 9 marzo 1952) è stata un’eminente scrittrice, socialista, rivoluzionaria e attivista femminista russa. Ha svolto un ruolo importante nel portare il movimento socialista russo a organizzare un lavoro particolare tra le donne e nell’organizzare movimenti di massa di donne della classe operaia e contadine, ed è stata l’autrice di gran parte della legislazione sociale della prima Repubblica sovietica.

Pagina a cura di Eros Rossi Fomìn

Bibliografia

Libri
  • L’emancipazione della donna
  • Le donne prima dello sviluppo sociale
  • Società e maternità
  • La nuova moralità e la classe operaia
  • Autobiografia di un comunista sessualmente emancipato
  • L’amore delle api operaie
  • Il bolscevico innamorato
  • Donne, storia e società. Sulla liberazione delle donne.
  • L’opposizione operaia; Il ruolo dell’ideologia bolscevica nell’ascesa della burocrazia
Raccolte

Vita

Le origini

Alexandra Kollantaj apparteneva a una famiglia ricca e liberale. Figlia di un assistente generale dello zar. Nata in una famiglia benestante di origine ucraina, russa e finlandese, Kollontaj è cresciuta sia in Russia che in Finlandia e ha acquisito una precoce padronanza delle lingue che non solo ha servito bene il movimento rivoluzionario, ma in seguito l’ha portata a una carriera nel servizio diplomatico sovietico.

L’attività politica

Kollontaj iniziò l’impegno politico nel 1894, quando era appena diventata mamma, insegnando corsi serali per operai a San Pietroburgo. Grazie a quell’attività fu coinvolta sia nel lavoro pubblico che in quello clandestino con la Croce Rossa Politica, un’organizzazione creata per aiutare i prigionieri politici. Nel 1895, lesse Donna e socialismo di August Bebel, che ebbe una grande influenza sulle sue idee e attività future.

Nel 1896, Kollontaj vide per la prima volta il volto aperto dell’industria capitalista quando visitò una grande fabbrica tessile dove suo marito ingegnere stava installando un sistema di ventilazione. Più tardi quell’anno, divenne attiva nella distribuzione di volantini e nella raccolta fondi a sostegno dello sciopero tessile di massa che scosse l’area di San Pietroburgo. Per il resto della sua carriera politica, Kollontaj mantenne i suoi legami con le lavoratrici tessili della città. Gli scioperi del 1896 stabilirono il primato della Rivoluzione della classe operaia nella mente di Kollontaj.

Nel 1898, Kollontai era completamente impegnata nel marxismo e lasciò il marito e il figlio per studiare a Zurigo sotto l’economista marxista Heinrich Herkner. Quando arrivò, Herkner era diventato un “revisionista” e Kollontaj passò gran parte del suo tempo all’università a contestare le sue opinioni. Al suo ritorno in Russia dopo aver concluso gli studi in Svizzera, scrisse una polemica contro Edouard Bernstein che fu soppressa dalla censura. Nel 1899 iniziò il suo lavoro clandestino per il Partito Socialdemocratico del Lavoro Russo (POSDR).

Alexandra ha partecipato attivamente alla lotta socialista, scrivendo articoli e organizzando i lavoratori russi. Per i successivi 20 anni, fu generalmente riconosciuta come la massima esperta del RSDLP sulla “questione finlandese”, scrivendo due libri e numerosi articoli, tra cui spicca “La Finlandia e il socialismo”, oltre a essere stata consigliera dei membri del RSDLP nella Duma zarista e collegamento con i rivoluzionari finlandesi.

Kollontaj, come molti socialisti russi, fu neutrale nella scissione bolscevica-menscevica del 1903. Nel 1904, si unì alla fazione bolscevica e tenne lezioni sul marxismo per essa. Nel 1905, si unì a Lev Trotsky nel premere per un atteggiamento più positivo verso i Soviet appena emersi e nel premere per l’unità delle fazioni del Partito. Divenne tesoriere del Comitato socialdemocratico di San Pietroburgo. Nel 1906, abbandonò i bolscevichi per la questione del boicottaggio delle elezioni alla Duma, un parlamento eletto in modo non democratico con poteri limitati in cui riteneva fosse comunque possibile per i deputati di sinistra sollevare richieste e denunciare le macchinazioni del governo.

Dal 1905 al 1908, Kollontai guidò la campagna che ha più chiaramente stabilito il suo posto nella storia: organizzare le lavoratrici russe per combattere per i propri interessi, contro i datori di lavoro, contro il femminismo borghese e, ove necessario (come spesso accadeva), contro il conservatorismo e lo sciovinismo maschile delle organizzazioni socialiste. Attraverso interventi alle riunioni dell’Unione delle donne liberali, scioperi e proteste, furono gettate le basi per un movimento di massa.

Dopo la pubblicazione di uno di questi articoli, in cui incoraggiava i finlandesi alla rivolta contro l’occupazione russa, fu costretta a rifugiarsi più volte, per evitare gli arresti da paarte delle autorità zariste. lla fine del 1908, dopo tre mesi trascorsi a sfuggire all’arresto, la Kollontaj fu infine costretta a fuggire in esilio. Da allora fino al 1917, rimase fuori dalla Russia, sebbene molte delle sue opere vi furono pubblicate. Durante i periodi di esilio è stata attiva anche come oratrice e scrittrice in Belgio, Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Scandinavia, Stati Uniti e soprattutto Germania, dove lavorò come agitatrice a tempo pieno per il Partito socialdemocratico tedesco (SPD). Viaggiò attraverso l’Europa e interagì con altri socialisti come Rosa Luxemburg e Karl Kausky.

Nel 1910 partecipò come delegata al VII Congresso socialista e insieme alla tedesca Clara Zetkin propose di istituire l’8 marzo come Giornata internazionale della lotta delle donne. All’inizio del 1911, insegnò in una scuola socialista organizzata da Maxim Gorkij in Italia.

Nel 1914 si organizzò in Germania e Austria contro la guerra imminente, e fu arrestata e imprigionata dopo lo scoppio. Rilasciata, si trasferì in Scandinavia e stabilì contatti con V.I. Lenin, allora in esilio in Svizzera. Fu una delle principali organizzatrici della Conferenza di Zimmerwald contro la guerra nel 1915, e il suo opuscolo “Chi ha bisogno della guerra?”, indirizzato ai soldati in prima linea, fu tradotto in diverse lingue.

Nel 1915 intraprese un tour di quattro mesi e mezzo negli Stati Uniti per tenere discorsi per costruire un sostegno alla posizione di sinistra alla Conferenza di Zimmerwald sulla guerra (e per cercare di trovare un editore statunitense per la sua traduzione inglese dell’opuscolo di Lenin “Socialismo e guerra“). Partecipò a un raduno commemorativo per Joe Hill a Seattle e parlò dalla stessa piattaforma di Eugene Debs a Chicago. In tutto, parlò in 123 incontri in quattro lingue.

La Rivoluzione

Quando scoppiò la rivoluzione di febbraio del 1917, Kollontaj si trovava in Norvegia. Ritardò il suo ritorno in Russia solo il tempo necessario per ricevere le “Lettere da lontano” di Lenin, così da poterle portare all’organizzazione russa. Dopo nove anni di esilio, ritornò in Russia dopo la Rivoluzione del 1917. Dal momento del suo arrivo, si unì ad Alexander Shlyapnikov e V.M. Molotov nella lotta per una chiara politica di non sostegno al governo provvisorio, contro l’opposizione di Kamenev e Stalin. Fu eletta membro del comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado (al quale era stata eletta come delegata da un’unità dell’esercito). In una tumultuosa riunione dei socialdemocratici il 4 aprile, fu l’unica oratrice, oltre a Lenin, a sostenere la richiesta di “Tutto il potere ai Soviet”.

Per il resto del 1917, Kollontaj fu una costante agitatrice per la Rivoluzione in Russia, come oratrice, autrice di volantini e collaboratrice del giornale femminile bolscevico Rabotnitsa. A giugno fu delegata russa al IX Congresso del Partito socialdemocratico finlandese e riferì al Primo Congresso panrusso dei Soviet sulla questione nazionale e sulla Finlandia. Durante questo periodo si unì ad altre donne attiviste nel fare pressione sui bolscevichi e sui sindacati affinché prestassero maggiore attenzione all’organizzazione delle lavoratrici e contribuì a guidare uno sciopero delle lavandaie cittadine a Pietrogrado.

Nel 1918 organizzò il primo congresso panrusso delle donne lavoratrici. La sua lotta attiva per promuovere la partecipazione delle donne alla vita pubblica portò il Partito bolscevico ad approvare il divorzio e il diritto all’aborto, e alle donne furono concessi benefici sociali sotto forma di salario di maternità e asili nido per i bambini.

Nell’ottobre 1917, Kollontaj partecipò alla decisione di lanciare una rivolta armata contro il governo e alla rivolta stessa. Al Secondo Congresso panrusso dei Soviet, fu eletta Commissario del benessere sociale nel nuovo governo sovietico, facendo parte del primo governo di Lenin. Fu la prima donna a partecipare a un governo, e con tenacia e coraggio si adoperò per realizzare i diritti e le libertà delle donne.

Parallela all’attività politica e sociale è stata la sua opera letteraria: “L’emancipazione della donna”, “Società e maternità”, “La classe operaia e la nuova moralità”. Difendeva l’unione libera, basata sull’amore e non sulla schiavitù coniugale e soprattutto la necessità di cambiare la vita intima e sessuale delle donne. Per costruire un mondo migliore doveva emergere “la nuova donna”, indipendente economicamente e sentimentalmente. Nella linea tradizionale di Marx ed Engels, quella delle “Origini della famiglia”, la Kollontaj affermava che nella società comunista l’uguaglianza, il riconoscimento reciproco dei diritti e la comprensione fraterna dovrebbero diventare principi guida delle relazioni tra uomini e donne. Sosteneva, quindi, il diritto delle donne alla completa parità con gli uomini nella vita sociale, famigliare e sessuale.

Nel 1918 guidò una delegazione in Svezia, Inghilterra e Francia per raccogliere sostegno per il nuovo governo. Al suo ritorno, si oppose alla ratifica del Trattato di Brest-Litovsk e si dimise dal governo, ritenendo che l’unità del Commissariato sarebbe stata messa a repentaglio dall’avere un membro all’opposizione su una questione così cruciale. Per il resto del 1918, fu attiva come agitatrice e organizzatrice e svolse un ruolo chiave nell’organizzazione del Primo Congresso panrusso delle donne lavoratrici e contadine (novembre 1918).

Il ritiro progressivo dalla scena politica

Per tutto il 1919, nonostante fosse malata di cuore e reni e soffrisse di tifo, la Kollontaj tenne un programma estenuante di riunioni, discorsi e scritti. Fu delegata al Primo Congresso dell’Internazionale Comunista, Presidente del Dipartimento Politico della Repubblica di Crimea, Commissario della Propaganda e dell’Agitazione per l’Ucraina e attivista nella neonata Sezione Femminile del Partito Comunista (lo zhenskii otdel , o “Zhenotdel”), che lei, Inessa Armand e Nadezhda Krupskaya avevano avuto un ruolo importante nella fondazione.

La malattia di Kollontaj continuò per gran parte del 1920, ma a novembre era diventata capo dello Zhenotdel dopo la morte di Inessa Armand, e l’8 dicembre, al Congresso panrusso dei Soviet, fu eletta membro del Comitato esecutivo. A quel congresso, si unì all'”Opposizione operaia“, una tendenza di opposizione di “sinistra” nel Partito bolscevico che si opponeva a quella che vedevano come la crescente burocratizzazione dello Stato sovietico. L’Opposizione operaia, che aveva il sostegno della maggioranza nell’Unione dei metalmeccanici e nel Partito comunista ucraino, fu messa al bando insieme a tutte le altre fazioni al X congresso del Partito nel marzo 1921, ma i suoi membri continuarono a essere attivi come leader sia del Partito bolscevico che dei Soviet. Kollontaj fu rieletta nel Comitato esecutivo panrusso del Soviet a dicembre. Nel 1922, fu una delle firmatarie della “Dichiarazione dei 22” all’Internazionale comunista per protestare contro la messa al bando delle fazioni in Russia.

Alexandra ha incontrato l’opposizione dei compagni uomini che negavano la necessità di una lotta specifica per i diritti delle donne. Nel 1921 si dissolsero le diverse tendenze che caratterizzavano il dibattito interno al Partito ed è stata accusata di settarismo, venendo quindi minacciata l’espulsione dal Partito. Nel 1923 entrò nel servizio diplomatico e fu la prima donna nella storia ad essere nominata ambasciatrice in Norvegia e Svezia, poi come delegata commerciale in Messico, come delegata alla Società delle Nazioni e come negoziatrice del trattato di pace finno-sovietico del 1940. Sservì l’URSS con quella che era generalmente considerata una grande finezza. Dal 1946 fino alla sua morte nel 1952, fu consigliere del Ministero degli Affari Esteri sovietico.
Questa designazione, secondo certi critici di Stalin, la salvò forse dall’esecuzione, così come certi altri suoi compagni ex leader bolscevichi, poiché quando Stalin salì al potere nel 1924 dopo la morte di Lenin, vennero promulgate riforme interne che portarono ad una sintesi la questione femminile, ponendo limiti agli eccessi liberali e libertini che i movimenti femministi avevano seguito, prendendo sempre più posizioni borghesi. Vennero quindi cambiate le leggi riguardo l’omosessualità (1934) e l’aborto (1936), e la moralità tradizionale fu nuovamente introdotta nei rapporti familiari e personali, soprattutto durante il contesto bellico, quando la società doveva essere coesa e non si potevano rischiare tensioni e denatalità.

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