Le purghe, la censura e il culto della personalità

A cura di Eros Rossi Fomìn.

Le grandi purghe

Stalin
Kruscev

La censura

Stalin
Dopo Stalin

Il culto della personalità

Stalin
Estratti scelti

Roy Medvedev, la cui “storia” di questo periodo è virulentemente ostile a Stalin, sottolinea che il fondatore del “culto” fu Karl Radek, che ammise il tradimento contro lo Stato sovietico al suo processo pubblico nel 1937:
«Il primo numero della “Pravda” del 1934 riportava un enorme articolo di due pagine di Radek, con lodi orgiastiche a Stalin. L’ex trotskista, che aveva guidato l’opposizione attiva a Stalin per molti anni, ora lo chiamava “il miglior allievo di Lenin, il modello del partito leninista”. Questo sembra essere stato il primo grande articolo sulla stampa specificamente dedicato all’adulazione di Stalin, e fu rapidamente ristampato come opuscolo in 225.000 copie, una cifra enorme per l’epoca.»
(R.A. Medvedev. Let history judge. Londra, 1972, p. 148).

«Non approvo che voi vi diciate “discepolo di Lenin e Stalin”. Io non ho discepoli. Chiamatevi discepoli di Lenin, ne avete il diritto, nonostante le critiche di Sciatzkin. Ma voi non avete motivo di definirvi discepoli di un discepolo di Lenin. Questo è sbagliato. Questo è troppo.»
(Iosif Stalin, Lettera a Xenofontov, 30 dicembre 1926, da Opere complete, edizioni Rinascita, vol. IX, p. 176)

«Voi parlate della Vostra “devozione” verso di me. Forse questa è una frase sfuggita inavvertitamente. Può darsi che sia così… Ma se questa non è una frase sfuggita inavvertitamente, Vi consiglierei di respingere il “principio” della devozione alle persone. Non è un atteggiamento da bolscevico. Siate devoto alla classe operaia, al suo partito, al suo Stato. Questo è necessario e giusto. Ma non confondetelo con la devozione alle persone, con questo fatuo e superfluo trastullo da intellettuale.»
(Iosif Stalin, Opere, vol. XIII, pag. 19, edizione russa, citato su Il Partito Comunista nello Stato sovietico, documenti e tesi, edizioni Cultura sociale, 1953, pag. 24)

«Lenin ci insegna che possono essere grandi dirigenti bolscevichi solo coloro che sanno sia insegnare agli operai e ai contadini, sia imparare da loro.»
(Iosif Stalin, Domande sul leninismo, 1939)

In una lettera del 16 febbraio 1938 indirizzata alle edizioni “Djestisdat” (Edizioni del libro per bambini) accanto al Komsomol, Stalin, interpellato in proposito, si oppose alla pubblicazione di un libro dedicato alla sua persona. Egli scrive:

«Mi oppongo energicamente alla pubblicazione del “Racconto sull’infanzia di Stalin”. Questo libro contiene innumerevoli affermazioni che non corrispondono ai fatti, deformazioni, esagerazioni e lodi immeritate. Gli autori finiscono per confondere i lettori, sono bugiardi (seppur, forse, in buona fede) e adulatori. So che queste considerazioni risulteranno dolorose per loro, ma un fatto resta un fatto. E non è questo il punto il più importante. Il punto il più importante è che il libro tende ad instillare nella coscienza dei bambini sovietici (e degli uomini in generale) il culto della personalità, il culto del dirigente, il culto degli eroi che non sbagliano mai. Ciò è pericoloso e nocivo. La teoria degli “eroi” e della “massa” non è una teoria bolscevica, ma una teoria dei socialdemocratici. Gli eroi danno risalto al popolo, lo trasformano da una massa in un popolo – affermano i socialdemocratici. È il popolo a dare risalto agli eroi – rispondono i bolscevichi ai socialdemocratici. Ogni libro di questo tipo aiuterà il lavoro dei socialdemocratici, e danneggerà l’insieme del nostro lavoro bolscevico.»
(Lettera di Stalin pubblicata nel 1953 nel Voprosy istorij (Domande della storia) n°11 preso da: Stalin, Werke, Erganzungsband 1929-1952, Berlino)

Egli scriverà così al colonnello dell’Armata Rossa professor Dr. Rasin, che aveva lodato con esaltazione l’operato di Stalin nel respingere gli attacchi della Wermacht nazista all’Unione Sovietica: «Persino l’orecchio è ferito per le lodi a Stalin, è semplicemente penoso leggerle.» (Iosif Stalin, Risposta del 23 Febbraio 1946, pubblicata nel Neue Welt, quaderno 7, aprile 1947, p.23-25, preso dal volume XVI delle Opere complete)

«Subito dopo la parata della vittoria, un gruppo di marescialli prende contatto con Molotov e Malenkov: essi propongono di solennizzare il trionfo conseguito nel corso della Grande guerra patriottica, conferendo il titolo di “eroe dell’Unione Sovietica” a Stalin, il quale però declina l’offerta. Dall’enfasi retorica il leader sovietico rifugge anche in occasione della Conferenza di Potsdam: “Sia Churchill che Truman si presero il tempo di passeggiare tra le rovine di Berlino; Stalin non mostrò tale interesse. Senza far rumore, arrivò col treno, ordinando persino a Žukov di cancellare qualsiasi eventuale piano di dargli il benvenuto con una banda militare e una guardia d’onore”.
Quattro anni dopo, alla vigilia del suo settantesimo compleanno, si svolge al Cremlino un colloquio che vale la pena di riportare:
“Egli [Stalin] convoca Malenkov e lo ammonisce:
Non si faccia venire in testa di onorarmi di nuovo con una ‘stella’.
-Ma, compagno Stalin, un tale anniversario! Il popolo non capirebbe.
Non si richiami al popolo. Non ho l’intenzione di litigare. Nessuna iniziativa personale! Mi ha capito?
-Ovviamente, compagno Stalin, ma i membri del politbjuro sono dell’opinione…
Stalin interrompe Malenkov e dichiara che la questione è chiusa”.»
(Domenico Losurdo. Stalin. Storia e critica di una leggenda nera. p. 44-45)

«Confesso che approcciai Stalin con una certa dose di sospetto e pregiudizio. Nella mia mente era stata costruita una raffigurazione di un fanatico molto riservato ed egocentrico, un despota senza vizi, un geloso monopolizzatore del potere. […] Mi aspettavo anche di trovare un uomo spietato, duro – possibilmente dottrinario – e autosufficiente a Mosca; un montanaro georgiano il cui spirito non era mai completamente emerso dalla sua vallata nativa. Tuttavia dovetti riconoscere che sotto lui la Russia non era semplicemente tiranneggiata e schiacciata; era governata e progrediva. […] Tutta questa oscura risacca, tutto il sospetto di tensioni emotive nascoste, cessò per sempre dopo che ebbi parlato con lui per pochi minuti. […] Non ho mai incontrato un uomo più candido, giusto e onesto, ed è a queste qualità, e a niente di occulto e sinistro, che deve la sua tremenda ascesa indiscussa in Russia.»
(H.G. Wells, Esperimento in autobiografia)

«Il primo numero della ‘Pravda’ del 1934 riportava un enorme articolo di due pagine di Radek, con un’orgiastica lodi orgiastiche a Stalin. L’ex trotskista, che aveva guidato l’opposizione attiva a Stalin per molti anni, ora lo chiamava “il miglior allievo di Lenin, il modello del partito leninista… Questo sembra essere stato il primo grande articolo sulla stampa specificamente dedicato all’adulazione di Stalin, e fu rapidamente ristampato come opuscolo in 225.000 copie, una cifra enorme per l’epoca.»
(R.A. Medvedev. Let history judge. Londra, 1972, p. 148)

«Compagni, abbiamo sentito al nostro Diciottesimo Congresso del Partito un rapporto di lotta….portato avanti dal nostro Partito e dal suo Comitato centrale stalinista, diretto dal genio della nostra grande guida e leader, il compagno Stalin… La nostra vittoria nella sconfitta degli agenti fascisti – tutti questi spregevoli trotskisti, bukhariniani e nazionalisti borghesi – dobbiamo soprattutto agli sforzi personali del nostro grande leader compagno Stalin. Il Partito Comunista dei Bolscevichi Ucraini… si erge solido come un muro d’acciaio intorno il Comitato Centrale Stalinista intorno al suo amato leader – il nostro grande Stalin. La devozione dei bolscevichi ucraini al compagno Stalin riflette la sconfinata fiducia e devozione di cui egli gode presso tutto il popolo ucraino… Il popolo ucraino si è… radunato più che mai intorno al partito bolscevico e intorno nostro grande leader, il compagno Stalin… Sotto la guida del compagno Stalin, i bolscevichi dell’Ucraina hanno ottenuto grandi successi… Solo come risultato… della speciale attenzione prestata dal compagno Stalin allo sviluppo della cultura ucraina, abbiamo raggiunto vittorie così importanti nello sviluppo della cultura. Ecco perché il popolo ucraino proclama con tutto il cuore e l’anima, con il massimo affetto e devozione: … “Viva il nostro amato Stalin!”… In tutta l’Unione Sovietica le file bolsceviche sono ora più saldamente saldate che mai… la loro fedeltà al… loro capo e maestro, l’amico del popolo ucraino, il compagno Stalin… Lunga vita al genio supremo di tutta l’umanità, il maestro e la guida che ci sta conducendo vittoriosamente al comunismo il nostro amato compagno Stalin!»
(Nikita Kruscev. Speech at VIII Congress CPSU, marzo1939, in The land of Socialism today and tomorrow. Mosca, 1939, p.381-383, 389-390)

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