La “grande stagnazione”

A cura di Jean-Claude Martini.

Durante il XXIV Congresso del PCUS, giunti al momento di fare il punto sui risultati conseguiti dall’economia socialista nell’ottavo piano quinquennale (1966 – 1970), è stato evidenziato che gli obbiettivi di base, sia economici che sociali, sono stati raggiunti. Ancora una volta questi traguardi sono lì a testimoniare in modo incontrovertibile gli enormi vantaggi di cui il sistema economico socialista dispone. In cinque anni la produzione industriale è cresciuta di una volta e mezzo, la quantità media annua di produzione agricola del 21%, il reddito nazionale del 41%, il che ha consentito di elevare di 1/3 il livello dei redditi reali dei lavoratori. Oltre a ciò occorre ricordare che ogni percentuale di crescita registrata nel periodo attuale esprime valori in senso assoluto di molte volte maggiori rispetto ai valori di crescita del quinquennio precedente.
(Economia Politica, p. 223)

Tra il 1965 e il 1975, le famiglie in possesso di apparecchi televisivi passarono da 32 a 86 su 100 nelle città e da 15 a 67 su 100 nelle campagne e quelle in possesso di frigorifero rispettivamente da 17 a 87 e da 3 a 45 su 100 […]. Il miglioramento fu comunque generale e particolarmente visibile nelle repubbliche asiatiche, anche grazie ai profitti realizzati mediante i canali dell’“economia sommersa”.
(G. Procacci, Storia del XX secolo, Mondadori, Milano, 2000, p. 414)

È notevolmente migliorata la fornitura dei prodotti commestibili e alimentari alla popolazione. C’è stata da parte della popolazione una repentina crescente richiesta di prodotti alimentari più pregiati. Rispetto al 1913, il consumo medio pro capite di carne, strutto, latte e prodotti caseari è aumentato più di 1,5 volte, quello delle uova di 2,5 volte e dello zucchero di 4 volte. Grazie a questo, il consumo medio pro capite dei farinacei è diminuito da 200 a 154 kg. all’anno. Lo stato sovietico continuerà a preoccuparsi anche per l’avvenire che il nutrimento della popolazione sia più vario e più ricco di calorie e che, oltre alla richiesta di carne e latticini, cresca anche l’incidenza della produzione degli ortaggi e della frutta.
(M. Suslov, Il glorioso Cinquantenario)

Negli anni 1965-70, secondo le stime della CIA, fortemente ribassate, il tasso di crescita media annua del PNL sovietico era del 4,9%, mentre nel periodo 1960-65 esso era del 4,8% (cfr. AA.VV., Brezhnev Reconsidered, Palgrave Macmillan, 2002, p. 40).
In cinque anni sono state costruite e messe in opera 1870 imprese industriali equipaggiate con tecnica avanzata. Il volume complessivo della produzione è aumentato del 50 per cento. Nel solo anno 1970 la produzione industriale è aumentata di circa due volte rispetto a quella dei piani quinquennali di prima della guerra.
(M. Suslov, Ruolo guida della classe operaia nell’edificazione del comunismo)

I grandiosi obbiettivi del primo piano quinquennale e i risultati da esso conseguiti appaiono oggi di modesta portata di fronte alle conquiste raggiunte oggi dal nostro Paese. Bastino questi dati per giudicare: nel 1970, ultimo anno dell’ottavo piano quinquennale, all’industria sovietica occorreva una settimana soltanto per produrre tanta energia elettrica quanto quella dell’intero 1932, ultimo anno del primo piano quinquennale, 18 giorni per l’acciaio, tre settimane per il petrolio, un mese per il carbone e 9 giorni per gli autoveicoli. Nel solo 1970 la produzione industriale sovietica è stata ben due volte maggiore di tutti i piani quinquennali prebellici messi insieme. Se la nostra economia nel primo piano camminava, oggi galoppa con passi da gigante.
(Economia Politica, p. 223)

Nell’ultimo quinquennio il CC del PCUS e le organizzazioni di partito locali hanno prestato una attenzione costante allo sviluppo dell’agricoltura, tenendo presente che il livello della produzione agricola ha un’influenza diretta sull’aumento del benessere materiale del popolo sovietico e sul funzionamento di molti settori dell’industria. Lo sforzo costante del partito, il lavoro piano di abnegazione dei lavoratori dell’agricoltura, sono stati coronati da seri successi. Negli anni 1966-1970 la produzione agricola è aumentata del 21 per cento contro il 12 per cento del precedente piano quinquennale, sono notevolmente aumentate la produzione di grano, cotone, barbabietola da zucchero, latte ed altri prodotti. L’anno scorso si sono ottenuti più di 186 milioni di tonnellate di grano, il più grosso raccolto globale in tutta la storia del nostro paese.
(M. Suslov, Ruolo guida della classe operaia nell’edificazione del comunismo)

Nei kolchoz e nei sovchoz aumentò notevolmente il numero dei capi di bestiame, dai 70,8 milioni di capi del gennaio del 1959 ai 99,2 milioni di capi del gennaio 1971.
Gli obiettivi dell’ottavo piano quinquennale in tutti i principali settori dell’allevamento furono raggiunti: 105,4 per cento nella produzione della carne, 103,2 per cento nella produzione del latte, 105,3 per cento nella produzione delle uova e il 101,5 per cento nella produzione della lana.
(Accademia delle Scienze dell’URSS, Storia universale, vol. XIII, p. 40)

Il 1° aprile 1965 il CC del PCUS e il Consiglio dei ministri dell’URSS approvavano i decreti “Investimenti di capitali nell’agricoltura nel periodo 1966-1970” e “Sostegni economici ai kolchoz”.
[…] Per garantire la redditività di tutti i settori della produzione dei kolchoz e dei sovchoz furono fissati prezzi di acquisto dei prodotti, economicamente giustificati. Tenendo conto delle caratteristiche locali i prezzi di acquisto del frumento e della segale furono aumentati del 12-62 per cento, quelli del bestiame bovino del 20-25 per cento, quelli della carne suina del 30-70 per cento, quelli degli ovini del 10-70 per cento e il prezzo del latte del 10-40 per cento. I prezzi al dettaglio del pane, del grano mondato e della carne restarono però immutati.
(Accademia delle Scienze dell’URSS, Ibidem, p. 32).

Nelle direttive al piano quinquennale del XXIV Congresso del PCUS è posto l’obbiettivo di garantire stabilità ai prezzi statali al dettaglio dei prodotti di largo consumo. Per quanto riguarda inoltre i prezzi delle merci prodotte in quantità soddisfacenti, essi addirittura calano in considerazione della loro relativamente facile accumulazione. E’ per questo che dal 1 marzo 1971 c’è stata una diminuzione dei prezzi su alcune merci industriali, come risultato della loro aumentata produzione e della diminuzione dei suoi costi. Il vantaggio che da ciò ne ha ricavato la popolazione solo in quell’anno è stato calcolato in circa 800 miliardi di rubli.
(Economia Politica, p. 255)

Uno degli indici più importanti del benessere è l’incremento del commercio al minuto. Nel 1966-1970 esso è aumentato del 48%. Inoltre è migliorata notevolmente la struttura dei consumi. Nel 1970, rispetto al 1965, il consumo della carne pro capite è salito del 17%, quello dei latticini del 22%, delle uova del 23%, del pesce e affini del 33%, dello zucchero del 14%. In pari tempo si è ridotto il consumo dei prodotti della panificazione e delle patate. Sono aumentate le vendite alla popolazione di articoli per uso domestico e culturale e particolarmente di articoli d’uso durevole: apparecchi radio, televisori, lavatrici, frigoriferi ecc.
(XXIV Congresso del PCUS, Agenzia Novosti, 1971, p. 38)

Nel 1960-1961 fu abolita la contribuzione fiscale sui salari inferiori ai 60 rubli al mese. Contemporaneamente furono ridotte del 40 per cento le tasse sui salari fino a 70 rubli e, agli inizi del 1968, la riduzione dell’imposta fu estesa ai salari fino a 80 rubli. Nel complesso i redditi reali pro capite crebbero nel 1970 del 33 per cento rispetto al 1965, del 55.2 per cento rispetto al 1960 e di quasi quattro volte rispetto al 1940.
I redditi reali dei colcosiani nel corso degli anni 60 aumentarono di circa sei volte.
(Accademia delle Scienze dell’URSS, Ibidem, p. 40)

Sono costantemente aumentati il benessere materiale e il livello culturale del popolo. I redditi reali pro capite nel quinquennio sono aumentati del 33 per cento. I pagamenti e le facilitazioni, prelevati dai fondi comuni di consumo, e che vanno per l’istruzione pubblica, la sanità, le pensioni ai lavoratori, le borse di studio agli studenti, ecc. sono aumentati del 56 per cento; è stata costruita una gran quantità di case d’abitazione, il che ha permesso di migliorare le condizioni abitative di quasi 5 milioni di persone.
[…]
Negli ultimi anni, nella vita della campagna sovietica sono avvenuti enormi cambiamenti. Sulla base di un rafforzamento dell’economia agricola socialista, è notevolmente aumentato il benessere materiale dei kolkhosiani. Così ad esempio i redditi in denaro e in natura dei kolkhosiani dovevano aumentare durante l’ottavo piano quinquennale del 30-40%, mentre di fatto sono aumentati del 42%.
(M. Suslov, Ruolo guida della classe operaia nell’edificazione del comunismo)

«Mentre nel periodo dal 1918 al 1968 la crescita industriale sovietica è stata del 9,9% annuo, quella statunitense è si è fermata mediamente ogni anno al 3,7% soltanto» (Economia Politica, p. 166).

Il nostro regime socialista dimostra chiaramente la sua supremazia sul sistema capitalista. I ritmi di sviluppo dell’economia sovietica sono notevolmente superiori a quelli della maggior parte dei paesi capitalisti, superiori in particolare a quelli del più potente tra essi, gli Stati Uniti d’America. Nel passato quinquennio, i ritmi annuali di sviluppo della produzione industriale sono stati nell’URSS dell’8,5%, contro il 3,2% negli Stati Uniti; l’aumento della produzione agricola nell’URSS ha raggiunto il 3,9%, contro l’1,2% negli USA. Il reddito nazionale dell’URSS è aumentato annualmente del 7,6%, contro il 3,4% negli USA.
(M. Suslov, Ruolo guida della classe operaia nell’edificazione del comunismo)

Nei due quinquenni trascorsi è stata sensibilmente consolidata la base tecnica della produzione agricola. È aumentato l’uso di prodotti chimici, si è estesa la meccanizzazione integrale e l’industrializzazione dell’agricoltura e dell’allevamento. Si svolgono su vasta scala i lavori di miglioria fondiaria. Per realizzare questi compiti complessi sono stati aumentati gli investimenti nel settore agricolo dell’economia. In dieci anni essi hanno superato i 300 miliardi di rubli, vale a dire 2,3 volte in più del decennio precedente.
L’intensificazione della produzione agricola ha consentito di aumentare continuamente il volume dei prodotti, malgrado la riduzione del numero dei lavoratori occupati. Nel trascorso decennio la produzione agricola per ettaro è aumentata del 30% rispetto al decennio precedente.
Un altro effetto dell’intensificazione è la maggiore stabilità dell’agricoltura. Benché degli ultimi cinque anni tre siano stati sfavorevoli, la produzione media annua di grano ha raggiunto i 205 milioni di tonnellate. Nel 1980 la produzione del cotone è stata di quasi dieci milioni di tonnellate. La produzione agricola complessiva del nono e del decimo piano quinquennale è stata, in valore, di 272 miliardi di rubli superiore a quella dei due quinquenni precedenti.
Tutto questo significa, compagni, che il multiforme e perseverante lavoro del partito, di tutti i lavoratori della campagna e dei settori ad essa collegati, lavoro teso ad incrementare la produzione agricola, reca risultati tangibili.
(L.I. Brežnev, Rapporto del Comitato Centrale al XXVI Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e i compiti immediati del PCUS in politica interna ed estera, Agenzia Novosti, 1981, pp. 55-56)