A cura di Eros Rossi Fomìn.
Da sistemare i link:
- Western DPRK Propaganda: The Worst, Occasionally Hilarious, and Often Racist, Lies by Alyx Mayer (arrivato a biciclette non compreso)
- Anti-DPRK Propaganda War – a Cavalcade of Comedy by Red Youth
- Tourist who took camera inside North Korea shocked by ‘ordinary’ lives of citizens
https://www.northkoreaintheworld.org/economic/north-korean-overseas-workers
https://www.un.org/securitycouncil/sanctions/1718#current%20sanction%20measures
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Spring_is_Coming
Indice
Le bufale più clamorose
I coreani non possono uscire dal Paese eremita
Prima del 2019, la RPDC aveva quasi 120.000 cittadini che lavoravano e vivevano all’estero (esclusi gli immigrati nel sud), dopo che le nuove sanzioni furono imposte ai sensi della risoluzione 1718 nel 2017, la maggior parte di questi cittadini sono stati rimpatriati dai Paesi ospitanti. Per i nordcoreani è quasi impossibile viaggiare ovunque a causa del crudele embargo, e non delle politiche del loro Paese.
È difficile entrare per uno straniero
Questo è un mito comune sul turismo in Corea del nord. La Corea del nord è in realtà molto propensa a incoraggiare il turismo. Nel 2015, Kim Jong Un ha accolto con favore l’idea di avviare nuovi progetti turistici per contribuire ad aumentare il numero di turisti stranieri fino a due milioni di visitatori ogni anno. Sebbene i dati del 2019 mostrino che il numero dei turisti ha raggiunto i 300.000 per i turisti cinesi e poco più di 4.000 per i turisti occidentali. C’è insomma ancora molta strada da fare, ma ciò dipende più che altro dalla propaganda occidentale che continua a dipingere la Corea popolare come posto infernale. Il che è difficile da contrastare come fattore, essendo esterno.
La Corea popolare è difficile che rifiuti un visto turistico. Tutt’altro discorso è se si parla di giornalisti. I giornalisti occidentali, a differenza di giornalisti di altri Paesi che non aderiscono alle sanzioni occidentali, non sono ammessi nel Paese, in quanto visti come agenti stranieri.
Altro fatto importante e spesso malinteso è che non sono ammessi i turisti che viaggiano con passaporti della Corea del sud o degli Stati Uniti d’America. Ma nel senso che questi due Paesi lo vietano, più che altro. Tutte le altre nazionalità sono legalmente autorizzate a visitare la RPDC.
Una volta visitata la Corea del nord, i viaggi verso altri paesi non saranno interessati, se non siete cittadini statunitensi o sudcoreani. Il passaporto non verrà timbrato all’ingresso o all’uscita nella RPDC. Tuttavia, se si desideri visitare gli Stati Uniti dopo un viaggio in Corea del nord, non si avrà più diritto al programma di esenzione dal visto ESTA e si dovrà richiedere un visto normale presso l’ambasciata o consolato statunitense. Se non siete cittadini sudcoreani, vi saranno problemi se si vorrà poi visitare Corea del Sud, o anche il Giappone.
Si può visitare solo Pyongyang
Solo Pyongyang?
Questo mito è uno dei più comprensibili in quanto è comune che molti tour in Corea del Nord abbiano itinerari simili. La vera ragione di ciò è la stessa per cui molti programmi di tour verso altre destinazioni popolari come Pechino, Parigi o Londra sembrano tutti relativamente simili. I turisti vogliono vedere determinati punti salienti quando viaggiano verso destinazioni particolari.
La maggior parte dei turisti che desiderano viaggiare in Corea del Nord vogliono visitare Pyongyang, la capitale e vedere siti unici come la Torre Juche, il Museo della Guerra di Corea, l’Arco di Trionfo, il Ryugyong Hotel, il Mausoleo, Piazza Kim Il Sung, la metropolitana di Pyongyang, e così via.
La realtà è che attualmente si possono visitare otto delle nove province del Paese. Vi è ad esempio l’agenzia turistica Young Pioneers che organizze visite per la provincia di North Hamgyong – la provincia più grande e rurale del paese, la zona economica speciale di Rason, il monte Kumgang nella provincia di Kangwon, Samjiyon e il monte Paektu nella provincia di Ryanggang, Hamhung – la seconda città più grande della RPDC situata nel sud della provincia di Hamgyong, Sinuiju a nord della provincia di Pyongan e molto altro ancora.
Un unico albergo?
Altro mito è che tutti i turisti debbano soggiornare presso un unico hotel, presente a Pyongyang. Si tratta dello Yanggakdo International Hotel è situato su un’isola sul fiume Taedong che divide la città di Pyongyang in est e ovest. Le viste dall’hotel sono incredibili ed è molto popolare tra i turisti perché è l’hotel più alto e più grande della città, e presente appunto in mezzo al fiume, con un panorama unico. Tuttavia, ci sono più di 13 diversi hotel in cui i turisti possono soggiornare, ciascuno con le proprie caratteristiche e vantaggi unici. Altri alberghi, sempre previsti nei programmi di Young Pioneers, sono presenti nel loro sito: Sosan Hotel, Koryo Hotel, Chongnyon Hotel, Changgwangsan Hotel, Ryanggang Hotel, Pottongang Hotel, Haebangsan Hotel, Rakrang Hotel e altri. Ciò non include i numerosi hotel rurali in tutto il paese o le famiglie nordcoreane, anch’esse disponibili.
Una città “vetrina”?
Non c’è dubbio che Pyongyang sia la migliore città del Paese, ma il suo scopo non era quello di essere costruita solo per ingannare i pochissimi visitatori stranieri che riceve ogni anno facendogli credere che il posto sia senza problemi e contraddizioni.
Come accennato in precedenza, è molto semplice viaggiare ben oltre Pyongyang, quindi praticamente vanificherebbe automaticamente lo scopo di cercare di ingannare gli stranieri. Parlare con le guide locali chiedendo loro un’opinione sulle criticità del Paese è assolutamente normale e permesso; di solito saranno abbastanza disponibili a parlare dei problemi che il paese deve affrontare e del motivo per cui ritengono che questi problemi esistano, in genere associando i problemi alle sanzioni, che rendono il Paese l’eremita che è.
Pyongyang è una città funzionante, le persone vanno al lavoro in metropolitana, vivono in condomini e vivono la vita di tutti i giorni. Potrebbe non essere possibile per tutti vivere a Pyongyang, ma la città e i suoi abitanti sono ancora persone che cercano di guadagnarsi da vivere.
È un mito che veniva sparso anche quando si parlava di Mosca e San Pietroburgo, ai tempi della cortina di freddo. Oggi ci farebbe tutti ridere sentire una bufala del genere.
Sono tutti attori
Questo è forse il mito più divertente quando si parla di turismo in Corea del nord. Anch’esso era un mito sparso contro le visite guidate in Unione Sovietica.
Che i nordcoreani facciano tutti questi sforzi per organizzare uno spettacolo per poche migliaia di visitatori ogni anno?
Le guide turistiche sono spie
Per continuare con il mito del turismo nordcoreano di cui sopra, si crede comunemente che le guide coreane siano, come si diceva un tempo delle guide sovietiche, lì per spiare e monitorare i turisti, raccogliere informazioni, ecc. La realtà è che lavorano per il governo nello stesso modo in cui la maggior parte delle persone nella Corea del nord lo fanno; lavorano per un’impresa statale che si gestisce in gran parte da sola ed è principalmente interessata a rimanere un’azienda operante nel settore.
Le guide locali vengono assunte per le compagnie di viaggio all’interno della Corea del nord per perseguire i loro interessi e la carriera nel turismo. Vengono assunti in base alla loro capacità di leadership, comunicazione, conoscenza, risoluzione dei problemi e capacità umane (classico copia-incolla di ogni assunzione nel mondo).
La maggior parte delle guide nordcoreane sono appena uscite dall’Università di studi esteri di Pyongyang, dall’Università del turismo, dall’Università Kim Il Sung o dall’Università commerciale dopo aver conseguito una laurea in lingue straniere o turismo.
Alcune guide intorno ai 30 anni potrebbero esser tali dopo aver cambiato poiché i loro lavori precedenti potrebbero aver coinvolto il commercio estero, la traduzione o il lavoro all’estero. Negli scorsi anni si è registrato un aumento in quanto le sanzioni delle Nazioni Unite hanno impedito alla maggior parte dei nordcoreani di continuare a lavorare in questo campo, e sono stati dunque lasciati ad aiutare il crescente settore del turismo.
Le guide più anziane di età superiore ai 40 anni potrebbero essere ex militari. Secondo testimonianze di turisti, gran parte di questi erano in precedenza traduttori, radiofonici o autisti. Per quanto strano possa sembrare che un ex personale militare si unisca al turismo, ha senso dato che la maggior parte dei locali presta servizio militare, e l’inglese è una delle materie fondamentali.
Le guide locali coreane sono lì per assicurarsi che tu non ti allontani dal gruppo da solo perché è contro la legge locale, essendoci molti luoghi protetti avendo timore di infiltrazioni straniere (si pensi alla metropolitana di Pyongyang, che funge anche da bunker anti-atomica avendo paura di un conflitto con i statunitensi; su questo si legga il nostro Dossier Un Paese bellicoso, o sulla difensiva?) e per garantire che i turisti rimangano fuori dai guai. Lo stesso vale per le guide turistiche nella maggior parte dei Paesi. In generale, però, le guide coreane di maggior successo sono quelle che amano il proprio lavoro, sono incredibilmente desiderose di guidarti nel loro Paese e amano incontrare nuove persone da tutto il mondo.
Detto questo, è importante sapere che la Corea del nord ha, questo è vero, leggi di lesa maestà estremamente rigide, quindi è fondamentale evitare di insultare le loro convinzioni o ideologie, o i leader politici, storici, le figure culturali e le tradizioni del Paese davanti alle guide; in modo simile al reato di vilipendio presente negli Stati Uniti e in diversi altri Paesi occidentali, contro cui è illegale ad esempio strattonare la bandiera o immagini del presidente in carica.
Non c’è elettricità
Per risolvere i problemi energetici, dal 2012 è stata portata avanti attivamente la costruzione di numerose centrali elettriche e di grandi centrali idroelettriche multistadio, oltre al miglioramento tecnico e all’espansione della capacità delle centrali termoelettriche. Il risultato è che il 100% della popolazione ha accesso all’elettricità in tutto il Paese.
Sono celebri le immagini satellitari alterate della RPDC nell’oscurità, ma non cambieranno questo fatto.
La legge punisce per 3 generazioni intere
Secondo la bufala è stata istituita dal leader Kim Il Sung nel 1948 (o nel 1950, dipende dall’insensata propaganda a cui si fa riferimento). Questa punizione “parentale” non ha posto nella legge della RPDC da quando la Repubblica è stata istituita; le fonti di questa affermazione risalgono tutte al famigerato disertore Shin dong hyuk accusato di rapina e violenza sessuale nella sua terra natale. Shin venne addirittura messo in discussione da altri disertori che conoscevano la sua famiglia, sostenendo che tutto ciò che diceva era falso e inventato.
Le donne non si possono truccare
Originato dai media disertori, sfatato dalla semplice esistenza di fabbriche di cosmetici (ad esempio: la fabbrica di cosmetici Sinuiju, che esiste da più di 70 anni, di cui parleremo brevemente) e negozi di cosmetici locali e saloni di bellezza per donne sparsi per le città, ogni piccolo sforzo di ricerca mostra molte donne della RPDC che indossano trucchi e cosmetici.
La fabbrica di cosmetici Sinuiju è addirittura considerata da molti una tappa quasi fondamentale durante il tour turistico, come per l’agenzia Koryo, a cui ha aperto anche una pagina turistica apposita.
La Fabbrica di Cosmetici Sinuiju ha, come accennato prima, oltre 70 anni di storia e produce oltre 270 tipologie di cosmetici (alla faccia della classica argomentazione sulla mancanza di varietà e scelta in una società comunista).
Pioniere nella produzione di cosmetici su larga scala, la fabbrica di cosmetici Sinuiju è considerata da alcuni la più grande fabbrica di cosmetici della RPDC (altri considerano la fabbrica di cosmetici di Pyongyang la più grande).
La ricostruzione aveva lo scopo di aumentare la produzione e la qualità al fine di soddisfare la domanda interna dei prodotti e di competere con marchi e mercati internazionali, sopportando quindi le sanzioni e creando un mercato di consumo sovrano
Nel 2001 è stato anche aperto un nuovo stabilimento di 23.226 metri quadrati a sud di Sinuiju per migliorare la quantità e la qualità delle sue capacità produttive.
Le donne non possono usare le biciclette
…Anche questo secondo una fonte anonima, ovviamente da DailyNK, nonostante la schiacciante quantità di prove fotografiche che li smentiscono. Secondo tale mito, “fino al 2012” era vietato per le donne pedalare una bicicletta. Esistono tuttavia moltissime fotografie scattate prima della presunta legge abolita nel 2012 che possono essere trovate tramite una semplice ricerca su internet.
Lo Stato ha persino diffuso video ufficiali (per consumo interno, escludendo immediatamente qualsiasi tipo di ricorso, ritenendo che si tratti solo di propaganda rivolta agli occidentali per far loro credere falsamente che questa legge non sia vera) che mostrano molte donne – accidenti – che vanno in bicicletta .
Come mi ha sottolineato Gordon Copeland, giornalista senior di KFAUSA.org: 12
Non è mai stato vietato. Mai nemmeno preso in considerazione. Sono solo chiacchiere imperialiste, parte dei loro strani tentativi di dipingere la RPDC come una sorta di bizzarro “ultra-patriarcato” in cui alle donne non è permesso fare nemmeno cose basilari come indossare pantaloni o andare in bicicletta.
Dal punto di vista economico, non avrebbe alcun senso per il governo vietare alle donne di utilizzare la bicicletta, dato che si tratta di un mezzo di trasporto estremamente comune nella RPDC, soprattutto nelle aree rurali dove le auto non sono facilmente disponibili. Dato che le donne lavorano spesso fuori casa, ciò renderebbe loro inutilmente difficile raggiungere il posto di lavoro o svolgere i loro affari generali. Questo presunto divieto non ha letteralmente alcun vantaggio per chiunque sia coinvolto.
L’Unione democratica delle donne coreane esiste dal 1945 nella RPDC e non tollererebbe mai questo tipo di sciocchezze.
Ciò non ha fermato la folla di voci. Neanche un po. 13 Poiché “salvare le donne” era un pretesto ampio ed efficace perlibertàCon l’invasione, la morte e la distruzione in Medio Oriente, la borghesia e il suo apparato ideologico ripetono qui lo stesso processo, mentendo sulla situazione e versando lacrime di coccodrillo sulle “donne” per giustificare il loro imperialismo davanti ai liberali di sinistra.
Non circolano auto
Questo era vero ma solo in parte, in quanto fatto datato. Prima del 2010 il traffico in Corea del Nord era incredibilmente basso. A quanto afferma ad esempio un testimone occidentale, “Durante la mia prima visita a Pyongyang ho visto solo due taxi, una manciata di furgoni e camion e molti autobus durante i miei sette giorni di permanenza.
In questi giorni, il traffico può diventare piuttosto intenso a Pyongyang, soprattutto nelle ore di punta mattutine e pomeridiane. Se prendi il treno per Pyongyang dalla Cina, arriverai alle 18:45 e la prima cosa che noterai uscendo dalla stazione ferroviaria internazionale di Pyongyang è il traffico ingorgo del centro”.
Fino agli ultimi dieci anni, gli ingorghi stradali erano uno spettacolo raro nel paese, la maggior parte delle persone contava sui trasporti pubblici quasi gratuiti per spostarsi e fare i pendolari, ma recentemente il Paese ha iniziato a produrre le proprie marche di automobili. La maggior parte delle immagini delle strade sono vecchie (antecedenti al 2010, almeno) e la maggior parte proviene dall'”autostrada dell’unificazione” che porta ai confini chiusi con la Corea del Sud, motivo per cui è per lo più vuota.
La domanda di taxi è cresciuta a causa del taglio sulle infrastrutture di trasporto pubblico, col focus del Paese verso la crescita dell’economia locale, così come è cresciuto il numero di conducenti che si trovano sulle strade.
Non solo. Purtroppo per i turisti e gli apprezzatori dell’estetica particolare del Paese, sono finiti i tempi delle “Traffic Girls di Pyongyang“. Sono stati per la maggior parte sostituite, come qui col passare dei decenni, dai classici semafori presenti in gran parte dell’occidente. Dato che il traffico in città è cresciuto, il pubblico si affida più ai moderni semafori a LED piuttosto che al buon vecchio vigile urbano alla moda.
Esiste un solo canale TV e una sola conduttrice
Pur essendo la più importante, Ri Chun-hee, la famosa “pink news lady“, non è l’unica conduttrice del Paese, ma la minima osservazione dei programmi della RPDC mostra una varietà di persone e presentatori che lavorano sul piccolo schermo su diversi canali che trasmettono notizie, serie TV, programmi per bambini e documentari.
I film stranieri sono proibiti
Il mito crolla infine ricordando che la RPDC ha un festival cinematografico internazionale (PIFF) che si tiene ogni 2 anni (prima di esser diventato annuale dopo il 2019), ha una giuria internazionale e premi basati su generi tra cui dramma, documentari, horror e romanticismo provenienti da Paesi stranieri, nonché film nazionali. Tutto tra l’altro disponibile al pubblico.
(Si veda ad esempio il coreano Koryo studio, partner ufficiale del festival, sul loro sito ufficiale)
La musica straniera è proibita
Ha sicuramente molto senso nel contesto della narrativa del “regno eremita isolato”. Solo se ignoriamo la televisione centrale coreana che trasmette concerti Kpop che includevano il famoso gruppo Red Velvet e altri della Corea del Sud, protagonista tra l’altro del Concerto “La Primavera sta arrivando” a Pyongyang nel 2018. Nel 2015 ebbe luogo anche un concerto della band slovena “Laibach”, che scatenò non poche critiche in occidente, come riporta la BBC, in occasione dell’edizione fatta per l’anniversario della liberazione della penisola coreana dall’occupazione giapponese.
Il festival musicale “La Primavera sta arrivando”, ospitando la Corea del sud, vuole infatti festeggiare a fine agosto la liberazione della penisola intera dall’occupazione imperiale, e promuovere un dialogo di pace con la Corea dell’altra parte della cortina di ferro. Lo stesso nome è simbolico e sta a rappresentare la futura rinascita della Corea, quando insomma si riunificherà.
Vale la pena ricordare che la popolazione può godersi altra musica straniera nelle sale popolari e nelle biblioteche senza che nessuna legge impedisca loro di suonare le hit mondiali.
La religione è bandita
Quasi il 40% della popolazione si considera religiosa, ovvero circa 10 milioni di cittadini. Con la maggioranza composta da condoisti e credenti dello sciamanesimo coreano, con l’esistenza del cristianesimo e del buddismo. L’articolo 14 della Costituzione afferma che “i cittadini della Repubblica popolare democratica di Corea hanno la libertà di credo religioso e di svolgere servizi religiosi”.
Nonostante la rappresentazione negativa della libertà religiosa nella RPDC, la realtà è molto diversa. La Costituzione socialista del Paese garantisce la piena libertà religiosa ai suoi cittadini, come affermato nel Capitolo V: Diritti e doveri fondamentali del cittadino (articolo 68). Questo articolo riconosce esplicitamente la libertà di credo religioso dei cittadini, compresa la costruzione di edifici religiosi e lo svolgimento di cerimonie religiose.
“I cittadini hanno libertà di credo religioso. Questo diritto è concesso attraverso l’approvazione della costruzione di edifici religiosi e lo svolgimento di cerimonie religiose. La religione non deve essere usata come pretesto per attirare forze straniere o per danneggiare lo Stato o l’ordine sociale”.
Contrariamente alla credenza popolare, nella RPDC la religione non viene soppressa. La Federazione coreana dei buddisti, la Federazione coreana dei cristiani e altri gruppi religiosi sono membri orgogliosi e attivi delle istituzioni pubbliche del Paese. La RPDC è uno Stato laico, e non ateo, il che significa che, come in teoria nei Paesi occidentali (a parte l’Italia col rapporto privilegiato della Chiesa per via dei Patti lateranensi), nessuna religione ufficiale ha potere in politica e il governo non discrimina nessun particolare gruppo religioso.
Non solo. Una religione in particolare, il Chondoismo, che è una religione nazionale simile al Shintoismo per il Giappone, ha persino un suo Partito politico.
Per approfondire rimandiamo al nostro Dossier Monarchia socialista e potere ereditario?
È importante notare che la Costituzione della RPDC vieta l’uso della religione come pretesto per attirare forze straniere o per danneggiare lo Stato o l’ordine sociale. Questa clausola garantisce che la libertà religiosa venga esercitata nel quadro degli interessi e della sicurezza nazionale.
Ciò avvenne ad esempio con gli iberici in Giappone, Macao e la stessa Corea, o gli americani con la monarchia buddhista tibetana considerato governo legittimo in esilio.
Nel complesso, l’impegno della RPDC a favore della libertà religiosa è una testimonianza del suo rispetto per i diritti umani fondamentali e i valori democratici. Separando i fatti dalla finzione, possiamo comprendere meglio la vera natura della libertà religiosa nella RPDC.
Da aggiungere: https://www.instagram.com/identity_socialist/p/COYP46Nl-4d/
Fonti:
Telefoni, computer, internet ed intranet
Circa l’85% dei nord coreani possiede uno smartphone, e gran parte dei non-utenti appartiene alla fascia della popolazione d’età anziana (per un confronto, in Europa, secondo dati del 2023, il 79% della popolazione possiede smartphone).
Dal 2013 la Corea del nord produce in autonomia gli smartphone per il mercato interno, avendo fondato ben due compagnie: l’Arirang e la popolare Pyongyang series, i cui modelli Pyongyang 2425 e Chollyong 201 sono i più diffusi.
In risposta alle sanzioni internazionali imposte dagli Stati Uniti che costringono le grandi aziende tecnologiche come Google e Yahoo a limitare l’accesso dei Paesi sanzionati ai suoi servizi, la RPDC ha sviluppato il servizio “Kwangmyong“, questa rete ad intranet, domestica e gratuita, è stata aperta nel 2000. Offre un browser simile a Firefox, dove gli utenti possono navigare tra più di cinquemila siti Web nella sua ampia libreri.
Inoltre Orascom, una società di telecomunicazioni egiziana, aveva collaborato con KPTC, di proprietà statale coreana, per lanciare il primo servizio 3G Koryolink della RPDC nel 2008. Nel 2013 il servizio è stato offerto per la prima volta agli stranieri che viaggiavano o lavoravano in Corea del Nord, ma è stato poi rapidamente limitato ai soli stranieri che lavoravano in Corea del Nord.
Il servizio 3G fornito in Corea del Nord è in realtà abbastanza stabile. È relativamente veloce e copre qualsiasi area di Pyongyang e la maggior parte delle città rurali, seppure imparagonabile al 4G ormai presente in gran parte dell’occidente.
Si stima, secondo Reuters, che circa sei milioni di nordcoreani, circa 1/4 della popolazione, abbiano oggi un cellulare. I cellulari a cui hanno avuto accesso sono telefoni nordcoreani prodotti localmente e funzioneranno solo all’interno della RPDC. Possono connettersi all’intranet che dà loro accesso a notizie, meteo, dizionario online, giochi, Wikipedia locale e app di bellezza.
Per via di meccanismi di sicurezza, non è possibile scambiare la scheda 3G locale con una scheda 3G dell’estero, e il telefono dunque non funzionerebbe.
Strutture pubbliche come università, scuole, biblioteche, ecc. hanno comunque accesso al World Wide Web (l’internet garantito dagli USA che usiamo noi in Italia come in gran parte del mondo non sanzionato), usando VPN. Se una persona desidera ottenere la connessione a casa propria, può scrivere una richiesta alle autorità e pagare la VPN, per aggirare insomma i blocchi internazionali imposti dall’occidente.
Fonti:
- Reuters, How a sanctions-busting smartphone business thrives in North Korea
- Unicef, Multiple Indicator Cluster Survey (MICS)
- TheDiplomat: “L’internet illecito della Corea del nord”
- “Escape from Camp 14 ? – The Truth about DPRK Defector Shin Dong Hyuk [Part 1 e 2 di 3]”, su YouTube
- “Escape from Camp 14 ? – The Truth about DPRK Defector Shin Dong Hyuk [Part 3/3]”, su YouTube
Kim l’eterno morto
Terra di immortali
Ecco una lista dei morti e risorti, grazie al potere del glorioso socialismo nordcoreano
La famosa cantante Hyon Song-wyol, “ex di Kim” giustiziata
…solo per apparire vivo, sorridente e vegeta sulla televisione nazionale!
O la Corea del Nord ha scoperto l’arte perduta della negromanzia (e gli Stati Uniti avranno una sorpresa sconvolgente quando un esercito popolare coreano non morto arriva sulle sue coste), ha creato una forma estremamente avanzata di marionette di cera. Questo per quanto riguarda i giornali borghesi della Corea del Sud – un paese che è ancora ufficialmente in guerra con la RPDC – che hanno colto con entusiasmo la storia.
(Fonti: Kim Jong-un’s ‘executed’ ex-girlfriend miraculously reappears on North Korean state television, Indipendent
North Korean singer “executed by firing squad” shows up alive and well in Pyongyang, NK News)
La moglie Ri Sol-Ju epurata
Si diceva che la moglie di Kim Jong Un fosse stata “epurata”, ma poi ricomparve giorni dopo, viva e vegeta.
(Fonte: I told you she hadn’t been shot: Kim Jong-un shows world wife is alive in new video footage, Mirror)
Tra cannoni e leoni
Anche se non è in discussione il fatto che il maresciallo Kim Jong Un abbia fatto giustiziare suo zio, ciò che è in discussione ed è stato completamente sfatato è la storia secondo cui lo avrebbe dato da mangiare a un branco di cani affamati che abbaiavano. La storia è nata quando il settimo quotidiano più popolare di Hong Kong (un po’ simile a un incrocio tra il National Enquirer in America e il Daily Sport nel Regno Unito) l’ha riportata da “fonti anonime”. Se non hai familiarità con nessuna di queste pubblicazioni, è molto più probabile che riportino storie di alieni o pop star che mangiano criceti. Ora, anche se questa storia avrebbe dovuto essere completamente sfatata, è ancora spesso citata dai media mainstream come “presumibilmente” accaduta. Nonostante sia falso, quando sei la Corea del Nord è difficile liberarsi delle accuse. Il fatto è che nella RPDC siamo quelli che hanno maggiori probabilità di mangiare i cani; non il contrario.
Super Kim
Campione di golf
È forse il “padre” di tutte le leggende metropolitane nordcoreane, un fatto attenuato da quanto è cambiato nel corso degli anni. Verso il 2000 la storia era che Kim Jong Il ha segnato 18 buche la prima volta che ha giocato a golf. Questa storia fece il giro per alcuni anni finché non fu modificata in 36, o in alcune occasioni 42, con il numero di buchi che andavano su e giù a seconda del narratore. Ancora una volta l’unico problema con questa storia è che è stata inventata fuori dalla Corea e che non è mai stata detta nel paese.
La squadra di calcio torturata per aver perso… o premiata
È di nuovo Radio Free Asia, gente! Questa volta una delle loro fonti anonime ha detto che “sono stati sottoposti ad una sessione di dura critica ideologica (…) davanti a 400 persone”. Questo però non ha senso. Perdere una partita di calcio non è una questione ideologica. Sembra (ed è) una brutta parodia della coscienza popolare riguardo alla RPDC.
La stessa fonte ha poi continuato a contraddirsi solo un paio di frasi dopo, dicendo che “non si sapeva come i giocatori fossero stati rimproverati e che tipo di punizione avessero ricevuto”.
Una seconda fonte anonima nell’articolo afferma che “Ci sono voci secondo cui l’allenatore Kim Jung Hun è stato espulso dal Partito dei Lavoratori, o che è stato mandato a svolgere lavori forzati in un cantiere di costruzione di edifici residenziali a Pyongyang, ma tali voci sono difficile da verificare”.
(Fonte: World Cup Team Shamed, Reprimanded, sempre Radio Free Asia)
Un’altra variante di questa voce, questa volta vecchia che riemerse dopo essere apparsa per la prima volta nel 1966, affermava che la punizione per aver perso era in realtà il lavoro forzato in una miniera di carbone.
(Fonte: North Korea’s footballers haven’t been sent to the coal mines – they are getting BBQ and massages, The Telegraph)
Mohamed Bin Hammam, notoriamente affidabile capo della Confederazione calcistica asiatica, si è buttato sulle voci. Sebbene abbia notato che quando ha incontrato diversi membri della squadra della RPDC “non ho visto nulla con i miei occhi né sentito nulla con le mie orecchie”, ha menzionato un “rapporto non confermato” (leggi: menzogna infondata) secondo cui “questi giocatori hanno subito torture o qualcosa di simile”.
(Fonte: Fifa investigates North Korea World Cup abuse claims, BBC)
La FIFA ha deciso di indagare sulla questione. Non sorprende che abbiano concluso che i rapporti erano “infondati” e che “l’allenamento era come al solito”. “Con tutte le informazioni a portata di mano e dopo aver controllato tutte le sue fonti, la Fifa ha deciso di chiudere la questione”.
(Fonte: Fifa satisfied North Korea players were not punished for World Cup failure, The Telegraph)
Dopo aver perso il calcio nordcoreano a quanto pare sono stati premiati e visti godersi barbecue e massaggi. Davvero distopico!
(Fonte: North Korea’s footballers haven’t been sent to the coal mines – they are getting BBQ and massages, The Telegraph)
I tifosi tutti attori cinesi
Un’altra voce che circolava per la Coppa del Mondo 2010 era che i sostenitori della RPDC fossero attori cinesi pagati. Per questo non sono state fornite nemmeno fonti anonime. L’articolista del canale sportivo americano ESPN semplicemente si è svegliato la mattina e ha deciso questa verità.
(Fonte: ESPN: North Korea’s World Cup fans are paid Chinese actors, HotAir)
La squadra di calcio ha vinto i mondiali del 2014!
Nel mezzo della frenesia calcistica in vista della prossima Coppa del Mondo, i media imperialisti evocano un’altra menzogna d’attualità.
“La mancanza di informazioni potrebbe far credere ad alcune persone qualsiasi cosa, anche le voci più assurde. Se fosse necessaria un’ulteriore prova di ciò, l’ultimo esempio è un video nordcoreano che assicura agli spettatori che la Corea del Nord si è assicurata un posto nella finale della Coppa del Mondo in Brasile dopo aver sconfitto tutti i suoi rivali. La cosa triste è che la squadra non è riuscita nemmeno a qualificarsi per il torneo. Tuttavia, i media stranieri in qualche modo davano per scontato che i nordcoreani potessero essere ingannati così facilmente. Molte agenzie di stampa e giornali autorevoli hanno “inghiottito” la notizia bufala e si sono affrettati a riferire che il governo nordcoreano stava ingannando il suo popolo.”
Questa bugia era sorprendentemente superficiale: “ad un occhio attento, la “bufala” presentava alcune evidenti incongruenze. In primo luogo, la televisione nordcoreana ha trasmesso tutte le partite chiave della Coppa del Mondo, il che significa che i nordcoreani sanno con certezza quali squadre si sono affrontate e presto guarderanno la partita per il titolo Germania-Argentina in diretta domenica sera, piuttosto che aspettare la mitica partita della Corea del Nord. -Finale del Portogallo.
In secondo luogo, le labbra del presentatore non erano completamente in sincronia con l’apparente colonna sonora, suggerendo che il discorso originale fosse diverso.
In terzo luogo, la voce fuori campo ha un accento del sud, piuttosto che del nord, e in realtà assomiglia molto a un sudista che cerca di imitare un presentatore televisivo nordcoreano.”
(Fonte del debunking: World media tricked by fake N Korean World Cup final video, The Voice of Russia)
Ma ciò non ha impedito che venisse ampiamente riportato da giornali occidentali come The Mirror, The Metro, Canadian Broadcasting Corporation e Toronto Sun, per citarne solo alcuni (alcuni di loro hanno da allora aggiornato i loro articoli). Al momento della stesura il video originale ha 6,7 milioni di visualizzazioni. Tenendo conto delle visite ai vari articoli in giro per il web si aggiungerebbero milioni in più.
Niente jeans
I jeans non sono mai stati illegali nel Paese per nessuna ragione, ma sono, come vedremo qui di seguito, una rarità a causa della natura dei jeans azzurri e blu, considerati essere un emblema americano; sono invece più comuni i jeans neri. La Corea del nord esportava jeans in collaborazione con la svedese “Noko jeans” nel 2009, prima che la partnership venisse cancellata nel 2011.
Sull’esperienza di Noko (North Korea) jeans vale la pena soffermarsi un attimo, in quanto piuttosto particolare e porta con sé fatti che smentiscono anche altri miti oltre ai jeans.
È stata un’idea nata dopo una notte passata a bere, ma è diventata rapidamente realtà. Tre giovani svedesi hanno fondato una linea di jeans prodotti in Corea del nord e venduti a Stoccolma. Tutto è inziato inviando un’e-mail all’ambasciata della Corea del nord. L’oggetto diceva: “Investire nella Repubblica popolare democratica”. Più di due anni dopo, arrivò a Stoccolma un carico di 1.100 jeans firmati. C’erano due modelli: “Kara”, dalla vestibilità slim, e “Oke”, dalla vestibilità ampia, ed erano realizzati a Pyongyang. Ma andiamo con ordine.
Quel 20 luglio 2007, i tre svedesi stavano sfogliando la “pagina web ufficiale” della Corea del nord e scoprirono un nuovo pulsante, intitolato “Business”. Dopo soli due clic del mouse, si sono ritrovati a guardare un elenco di possibili merci di esportazione della Corea del nord: cosmetici, camion, marmo, armi, acqua minerale, estintori e jeans; e già qui si potrebbe dimostrare come i jeans vengano prodotti in Corea, che non sono un prodotto di una qualche illegalità. Hanno scritto all’indirizzo di contatto, sostenendo che erano responsabili dell’import-export di un’azienda fittizia, e hanno aspettato. Meno di 24 ore dopo, un amichevole signor Sapmak ha risposto ringraziandoli per il loro interesse. Era l’inizio di “Noko Jeans”.
Nel dicembre 2007, hanno consegnato a una delegazione nordcoreana due paia di jeans campione, incluso un paio usato di proprietà di uno dei tre svedesi, per l’ispezione in una fabbrica tessile a Pyongyang. Nella primavera del 2008 hanno inviato all’ambasciata nordcoreana una lista dei desideri per il loro prossimo viaggio nella capitale nordcoreana: una visita a un centro informatico, incontri con i giovani comuni di Pyongyang e “giochi di massa”, una specialità nordcoreana che vede un gran numero di artisti prendere parte a spettacoli altamente coreografici.
L’ambasciata ha risposto con il proprio programma, che comprendeva visite al mausoleo del “Grande Leader”, l’ex presidente Kim Il-sung, una statua del Grande Leader e il museo sulla collezione di doni al leader da parte di figure straniere come Ceacescu, Castro e Stalin.
Il 27 luglio 2008, quando gli svedesi arrivarono a Pyongyang su un treno da Pechino, le loro guide li incontrarono alla stazione: il signor Dong, la signora Lee e un uomo che fu presentato come “Mr. Driver”. Trascorsero la loro prima serata insieme al bar karaoke del Koryo Hotel, che in seguito sarebbe servito da ispirazione per i nomi che diedero ai loro due modelli (Kara e Oke). Al bar, gli svedesi e i loro ospiti si sono alternati nel cantare le marce nordcoreane e le canzoni dei Beatles (la famosa musica proibita di cui abbiamo parlato), e la serata si è conclusa con una versione congiunta di “Night in Pyongyang”, una ballata spesso trasmessa dalla rete radiofonica statale. Gli svedesi conoscevano la canzone da Internet.
Nel loro ultimo giorno in Corea del Nord, incontrarono finalmente il direttore di un’attività mineraria che comprendeva sia una divisione di lavorazione dello zinco che una divisione tessile. L’accordo è stato suggellato con una stretta di mano, una foto di gruppo e vodka svedese. Hanno deciso per i jeans neri. Gli svedesi avevano scoperto che i nordcoreani erano riluttanti a produrre i blue jeans, apparentemente perché erano percepiti come un simbolo americano. D’altro canto il direttore era molto interessato alla possibilità che i giovani stranieri creassero magari una pagina web per la sua attività.
Un anno dopo, nell’estate del 2009, gli svedesi, che lavoravano per una società di marketing, tornarono in Corea del nord per assicurarsi che le donne nordcoreane che lavoravano nella fabbrica, indossando camici da lavoro rossi e berretti, cucissero correttamente. Lo erano, ma sfortunatamente mancavano i bottoni, che erano rimasti bloccati da qualche parte durante il viaggio dal Pakistan a Pyongyang, per via di burocratici problemi legati alle sanzioni.
L’11 novembre 2009 i jeans arrivarono finalmente a Stoccolma, ma poi l’esperimento si trasformò in un problema. Il grande magazzino dove gli svedesi avevano intenzione di vendere i loro Noko Jeans provenienti dalla Corea del nord si è rifiutato di collaborare, sostenendo che non voleva impegnarsi nella politica.
In Svezia è scoppiato un dibattito pubblico sulla questione se fosse eticamente ammissibile produrre jeans in una “dittatura che confina la propria popolazione nei campi di lavoro e minaccia il mondo con armi nucleari”.
Da allora i tre svedesi sono diventati più cauti riguardo a quello che dicevano. “Non crediamo nell’isolamento”, dicono. “Crediamo che qualsiasi influenza esterna possa essere solo positiva per un Paese del genere”. E dicono: “Non siamo un fan club della politica nordcoreana”. Dicono di aver visto gli esseri umani dietro i giochi di massa e di aver stretto amicizia in Corea del nord, inclusa la signora Lee.
(Fonte sulla storia di Noko jeans: The Real Story Behind North Korean Jeans, Spiegel)
Spille obbligatorie
Il barbiere jucheano
Esistono diversi stili di capelli corti che “si possono avere”, senza un numero esatto di acconciature che un barbiere può fare all’interno del Paese. Questo viene spesso confuso quando dal barbiere viene esposta una bacheca con i numeri: vengono usati solo come esempi, e dato che gli asiatici (questa formattazione delle bacheche si può trovare anche in altri Paesi del continente) per cultura sono molto razionali e precisi, spesso enumerano le cose piuttosto che darle un nome. Ma ciò non impedisce ai media occidentali di riportare circa 15, 23 e talvolta 30 tagli di capelli obbligatori, numeri che dipendono dall’umore dello scrittore.
La notizia è stata creata da DailyNK per poi essser sparsa da Radio Free Asia… per poi ammettere il giorno dopo che non ci sono prove1:
“I visitatori recenti nel paese affermano di non aver visto prove di tagli di capelli di massa. Gli osservatori della Corea del Nord fiutano un’altra voce fantasiosa ma non confermata.
Radio Free Asia, con sede a Washington, DC, ha citato fonti anonime secondo cui una direttiva non scritta da qualche parte all’interno del Partito dei Lavoratori al potere è stata emanata all’inizio di questo mese, causando costernazione tra gli studenti che non pensavano che la nuova acconciature “sarebbe stata adatta a loro”.
Radio Free Asia, la famosa organizzazione notoriamente imparziale finanziata dal governo federale statunitense, istituita da un atto del congresso degli Stati Uniti che cita fonti “anonime”.
Nello stesso giorno, all’unisono con Radio Free Asia, a dar voce alla bufala è stato il media governativo britannico BBC, che ha scritto un articolo sugli studenti universitari nordcoreani a cui è stato ordinato di farsi tagliare i capelli di Kim Jong Un. Non sorprende che la stranezza e l’oscurità dell’argomento contribuiscano a diffondere questa voce a macchia d’olio su Internet con tutti i tipi di meme che escono dallo scoperto.
In seguito si sparse la voce che le persone dovevano scegliere tra una serie di diversi tagli di capelli nordcoreani, tutti approvati, ma anche in questo caso non è vero. La fonte è la medesima di Radio Free Asia: un anonimo, presumibilmente “funzionario”.
Per un annuncio questo funzionario, apparentemente proveniente dallo stesso Partito dei Lavoratori, ci si aspetterebbe che Rodong Sinmun, l’agenzia di stampa centrale coreana, o Voice of Korea – tutti organi governativi ufficiali – rilasciassero una dichiarazione sull’argomento. Ma, ahimè, neanche un fischio.
“Le foto di acconciature suggerite pubblicate fuori dai saloni di parrucchiere per donne – del tipo che consente a una cliente di mostrare al suo parrucchiere ciò che desidera – vengono regolarmente descritte dai media stranieri come se mostrassero gli unici stili autorizzati tra cui le donne nordcoreane possono scegliere.”
Immagini che non guadagnerebbero nemmeno una nota prima di cadere nell’oscurità se fossero state scattate a sud del confine vengono sensazionalizzate oltre ogni immaginazione non appena ad esse viene attribuito il tag estremamente redditizio “Location: The Axis of Evil”.
Parlando di fatti reali, ci si aspetta che gli uomini nordcoreani abbiano i capelli corti. Far crescere i capelli lunghi, farsi crescere la barba o avere la barba incolta sul viso è considerato sinonimo di pigrizia se non associato ai senzatetto, dai coreani, anche del sud.
Quadri in casa, e niente polvere
Non si possono scattare foto
A parte il fatto che in questo stesso Dossier abbiamo allegato diverse foto scattate, anche da turisti, in Corea del nord, affrontiamo ulteriormente la questione.
Questo è un altro mito obsoleto della Corea del Nord. Nei primi anni di apertura al turismo, non era possibile scattare foto fuori Pyongyang o durante il viaggio in autobus all’interno di Pyongyang. Con la crescita del turismo nella RPDC, i funzionari e i tour operator di proprietà locale sono diventati più “rilassati” su questo loro regolamento e ora è certamente possibile scattare foto nel paese durante la permanenza.
Gli unici ovvi requisiti per la fotografia sono evitare di fotografare personale militare (senza previa richiesta rivolta agli stessi nel momento dello scatto) o cantieri e strutture militari, come accade in buona parte dei Paesi. Le foto dei soldati nella DMZ all’interno di alcune sezioni sono permesse.
La DMZ “il luogo più spaventoso della Terra”
Bill Clinton è stato più volte citato per aver affermato che la zona demilitarizzata che divide la Corea del Nord e quella del Sud è “il posto più spaventoso sulla Terra”. Seppur sia compresnibile questo mito rispetto ai tanti altri esposti qua precedentemente, anche questo rimane tale, un mito.
L’atmosfera che c’è a nord e a sud per i turisti è completamente diversa, e seppur pare paradossale visti gli stereotipi, sembra assai più un posto tetro a sud piuttosto che a nord.
Come afferma la testimonianza soggettiva di un turista occidentale che si è recato su entrambi i lati della linea, “Il Nord dà molta dell’atmosfera del “vogliamo una riunificazione pacifica” quando vieni portato in giro da un ufficiale dell’esercito popolare coreano locale di stanza a Panmunjom. L’ho trovato molto meno aggressivo rispetto alle mie numerose esperienze al Sud”.
Ad esempio, non esiste un codice di abbigliamento sul lato nord. È possibile agitare le braccia, indicare e gridare mentre si è nei pressi della DMZ. Niente di tutto questo è possibile sul lato sud, dove vi sono persino requisiti di abbigliamento.
Cannibalismo!?
Questo mito fortunatamente circola poco rispetto i tanti altri, ma è anche tra i più folli.
Persino decenni dopo la penuria di cibo nella RPDC dovuta a gravi inondazioni e scontri in coincidenza con l’enorme interruzione del commercio (e devastazione dell’approvvigionamento energetico) conseguente alla caduta dell’Unione Sovietica, è stato ripetutamente segnalato da media occidentali e anti-coreani deliranti che il cannibalismo è diffuso in Corea del nord. Le fonti, se mai fornite, sono sempre disertori e per lo più anonime2.
Affermazioni scandalose richiedono prove scandalose, ma non viene mai offerto altro che queste parole vuote. Non c’è molto da dire qui, a parte inserirlo nel contesto più ampio delle bugie diffamatorie e sottolineare l’inconsistenza materiale di tale affermazione.
Ma chi c’è dietro a tutte queste bufale?
I disertori clown
https://www.instagram.com/identity_socialist/p/Ci-hie4o6t9/
Le ONG atlantiste e i loro “report”
Parliamo innanzitutto del famoso report dell’Human Rights Council, sussidiaria dell’ONU, redatto nel 2014.
Considerato dai critici della Corea popolare come la fonte definitiva sulla questione, è pieno di revisionismo storico, fonti compromesse e palese razzismo orientalista.
I dirigenti del rapporto e le loro fonti avevano stretti legami con la NATO e le forze occidentali. Questo aspetto è molto importante dal momento in cui la Corea del Nord è tecnicamente in guerra con la Corea del Sud e gli Stati Uniti, e il fronte principale è la propaganda. Non ci si può aspettare che le forze ostili siano imparziali.
Cominciamo dall’inizio del report. Questo rapporto è stato condotto da tre membri, che a loro volta hanno riferito al presidente dell’HRC. Il presidente dell’HRC all’epoca era Remigiusz Henczel della Polonia, membro della NATO. La Polonia è quanto di più strettamente integrata possibile con l’esercito americano.
Il leader della commissione era Michael Kirby dell’Australia. L’Australia è membro di Five Eyes, l’alleanza di intelligence che comprende Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Nuova Zelanda.
Anche Sonja Biserko della Serbia è membro della commissione. Sonja è il membro più interessante, perché nel 1994 ha fondato il Comitato Helsinki per i diritti umani in Serbia. La narrativa sui diritti umani è stata il principale pretesto per il bombardamento della NATO sulla Jugoslavia. La corte, finita la guerra e morto Milosevic, riconobbe che le accuse di crimini di guerra contro Milosevic e i serbi erano senza prove. Ma a questo rimandiamo un altro nostro Dossier.
Il terzo membro della commissione era Marzuki Darusman dell’Indonesia, un altro paese con stretti legami militari e di intelligence con gli Stati Uniti. Quindi, tanto per cominciare, dobbiamo considerare che la commissione è composta principalmente da stretti alleati degli Stati Uniti, tra cui una criminale di guerra e persino da uno Stato membro della NATO.
Ora che abbiamo stabilito chi dirige la commissione, cominciamo a cercare le fonti. La commissione si è basata su due tipi principali di fonti: disertori e organizzazioni secondarie per i diritti umani. Forse la cosa più significativa di questo rapporto non è ciò che dice, ma ciò che nasconde.
Il rapporto afferma di aver compiuto sforzi per determinare la credibilità dei testimoni, ma non offre dettagli sul processo. Il rapporto non fa alcuna menzione del fatto che il governo sudcoreano (attraverso il Ministero dell’Unificazione) paga ai disertori somme a sei cifre.
(Fonte: Why do north korean defector testimonies so often fall apart?, TheGuardian)
Pertanto il lettore non ha alcuna base per sapere quale fonte possa o meno aver ricevuto denaro dal governo sudcoreano. La Corea del sud ha recentemente aumentato la ricompensa a oltre $860.000.
(Fonte: South Korea boosts reward for defectors from North to $860,000, BBC)
Si è scoperto che almeno una fonte aveva mentito su parti chiave della sua testimonianza, Shin Dong-hyuk. Shin è stato pubblicizzato come il testimone principale della commissione durante la sua udienza, oltre ad essere famoso per il suo libro “Escape from camp 14“. Ha mentito sull’uccisione del padre, oltre ad aver citato molteplici discrepanze nella storia (ed aver inventato lo stesso “camp 14”).
(Fonte: North Korean defector changes story after seeing father in video, The Guardian)
Invece di ritrattare la testimonianza di Shin, essa rimane una parte fondamentale del rapporto e la sua testimonianza originale è ancora sul sito web delle Nazioni Unite, senza alcuna revisione. Il commissario Michael Kirby ha dimostrato il suo desiderio che la testimonianza raggiunga il risultato desiderato offrendo questa debole difesa:
“È parte della testimonianza di un solo testimone, la cui deposizione è citata in una pagina di un rapporto di 350 pagine che include la testimonianza di centinaia di altre persone, quindi mantenete le proporzioni”, ha detto Kirby. Riguardo a Shin, ha detto: “Non è un impostore. Ha ferite che possono essere identificate e che confermano la sua storia di tortura con fiamme e percosse”.
Perché ovviamente quando il tuo testimone chiave inspiegabilmente inventa parti fondamentali della sua testimonianza per nove anni, e poi scrive un libro al riguardo (il cui titolo è parte della menzogna!) puoi sicuramente dire che questa persona “non è un impostore”.
Sfortunatamente la stragrande maggioranza delle testimonianze proveniva da individui anonimi. Le accuse più gravi si basano tutte su testimonianze anonime, quindi è impossibile effettuare una verifica indipendente.
Ora diamo un’occhiata ad alcune delle fonti secondarie, degli esperti e delle ONG più comunemente citate. Ciò che scopriamo è che molte delle fonti più importanti sono collegate al governo sudcoreano, al governo degli Stati Uniti o alla NATO.
Una delle statistiche più importanti del rapporto è la stima della popolazione totale dei “campi di prigionia”. La stima è compresa tra 80.000 e 100.000.
Fonte: Comitato per i diritti umani nella Corea del Nord (HRNK) e NKDB.
La citata NKDB è un’organizzazione sudcoreana con membri del consiglio imparziali come il direttore del coordinamento dei defettori, che è un ex membro dei servizi segreti sudcoreani: Jung Jae Ho.
(Fonte: il sito ufficiale del NKDB)
Il Comitato per i diritti umani nella Corea del Nord è copresieduto da L. Gordon Flake, che ha lavorato come direttore associato presso il Consiglio Atlantico, il think tank della NATO.
L’altra co-presidente di questo comitato, che il rapporto delle Nazioni Unite descrive falsamente come non governativo, è Katrina Lantos Swett, moglie di un ambasciatore statunitense ed ex membro del Congresso.
Vari altri membri sono legati a doppio filo con l’intelligence americana, come si può vedere dal sito dello stesso Comitato. Ad esempio Carl Gershman, presidente della NED ai tempi, o Winston Lord, anch’esso parte della NED ed ambasciatore in Cina, oltre che assistente segretario del Dipartimento di Stato, o ancora David Maxwell, colonnello dell’esercito, e molti altri inutile qui elencare. Potete trovarli nel nostro Dossier.
(Fonte: il sito ufficiale del HRNK)
NKDB è citato almeno 31 volte nel rapporto. HRNK è citato almeno 13 volte nel rapporto.
Un’altra fonte spesso citata (ben più di 30 volte) è l’Istituto coreano per l’unificazione nazionale (KINU), il thinktank sudcoreano fondato dal Ministero dell’Unificazione. Il Ministero è il veicolo per i pagamenti ai disertori nordcoreani.
Un’altra fonte secondaria spesso citata è Andrei Lankov, direttore di NK News. Lankov è un virulento anticomunista che odia così tanto il comunismo da criticare gli ex cittadini sovietici per aver una visione positiva dell’URSS:
Il rapporto cita acriticamente Lankov che sostiene che la siccità degli anni ’90 semplicemente non si sarebbe mai verificata se avessero privatizzato l’agricoltura come ha fatto la Cina – un’affermazione completamente inverificabile ed iperbolica, che sfocia nell’ucronia e nella fanfiction.
Lankov non è un esperto di agricoltura, delle cause delle carestie o di cose del genere. L’unica ragione per includerlo qui è introdurre un altro punto di discussione anticomunista sulla collettivizzazione.
L’odio di Lankov per i nordcoreani è pienamente evidente in questo articolo in cui sembra implicare che il dominio coloniale giapponese fosse preferibile a uno stato coreano indipendente:
Potremmo andare avanti all’infinito sulle fonti secondarie presenti in questo rapporto. Ciò che è chiaro è che non è stato fatto alcun tentativo di utilizzare fonti non collegate ai Paesi ingaggiati nel conflitto (Sud Corea, USA e i loro alleati).
Questa cecità nei confronti dei pregiudizi politici è pienamente evidente nella Sezione 3 del rapporto, che dovrebbe fornire un “contesto storico e politico” alla situazione. Il rapporto ripete acriticamente l’affermazione, ampiamente sfatata, secondo cui la Corea del Nord avrebbe avviato la guerra di Corea.
Il primo presidente della Corea del sud, collaboratore coloniale giapponese e agente statunitense, Syngman Rhee ha ammesso di aver iniziato il conflitto con la garanzia degli Stati Uniti che avrebbero sostenuto la sua Corea con il sostegno delle Nazioni Unite. È importante notare che le stesse Nazioni Unite hanno riconosciuto solo la Corea del sud come governo legittimo della Corea.
Si fa poca o nessuna menzione del fatto che Rhee aiutò attivamente i proprietari terrieri coloniali giapponesi a mantenere le loro proprietà in Corea del Sud, represse e uccise decine di migliaia di persone e il suo intero governo fu istituito per reprimere i Comitati Popolari.
Mentre la RPDC avviava la riforma agraria che rimuoveva i possedimenti coloniali giapponesi, il governo di Rhee li proteggeva. Il rapporto si riferisce brevemente e in modo beffardo al punto di vista della Corea del Nord nei confronti del governo di Rhee come di “illegittimità percepita”… In quale universo è legittimo un regime installato da stranieri?
Il governo Rhee era così impopolare che ci furono almeno tre grandi ribellioni, tutte violentemente represse con massacri. All’inizio della guerra di Corea, Rhee ordinò l’esecuzione dei comunisti nelle sue prigioni e il massacro dei sospetti comunisti. Il rapporto ne fa menzione.
Dopo un breve accenno all’enorme numero di bombe sganciate dagli Stati Uniti sulla Corea del Nord, il rapporto non menziona il fatto che il 20% della popolazione è stata uccisa e che tutte le infrastrutture sono state distrutte, nonostante si tratti di informazioni pubbliche e facilmente disponibili.
Rimandiamo comunque al nostro Dossier sui crimini statunitensi, per approfondire l’argomento.
Il rapporto inoltre non fa menzione delle esercitazioni militari condotte ogni anno da Corea del sud e USA al confine con la Corea del nord, che sono le prove generali di un’invasione. Questo è un contesto essenziale per comprendere perché la Corea popolare ha la sua dottrina “military first”.
Su ciò rimandiamo al nostro Dossier Un Paese bellicoso o sulla difensiva?
Il rapporto è pieno di false informazioni sul sistema politico, ad esempio si afferma che non esistono Partiti politici indipendenti, il che è assolutamente falso.
Su ciò rimandiamo al nostro Dossier Monarchia socialista o potere ereditario?
Il rapporto è pieno di affermazioni bizzarre e orientaliste come questa gemma. Qui il rapporto sta in realtà cercando di distorcere l’ampliamento dei servizi di assistenza all’infanzia come complotto del governo nordcoreano per controllare donne e bambini e far loro credere che Kim Il Sung sia il loro padre. Non stiamo scherzando:
Si fa poca o nessuna menzione dei diritti concessi ai cittadini nordcoreani per l’alloggio, l’educazione alimentare, l’assistenza sanitaria, ma ogni volta che si verifica un problema o una carenza, tutta la colpa viene attribuita direttamente allo Stato per questi problemi e nessun fattore esterno viene considerato rilevante.
Su ciò rimandiamo al nostro Dossier La povertà e l’arretratezza del nord: un confronto col sud
Il rapporto sostanzialmente prende la Corea del nord, la spoglia di ogni contesto (soprattutto del fatto che è costantemente minacciata di annientamento totale da parte degli Stati Uniti) e poi fantastica su cosa dovrebbero fare, come se le loro priorità per difendersi fossero irrilevanti.
Per riassumere: il rapporto è stato redatto da stretti alleati degli Stati Uniti, ha fatto molto affidamento su fonti anonime, ha utilizzato fonti secondarie con stretti legami con l’intelligence sudcoreana, la NATO e il governo degli Stati Uniti, e ha decontestualizzato il conflitto.