Grande balzo in avanti, la carestia e i milioni di morti

A cura di Jean-Claude Martini e Eros Rossi Fomìn.

Il grande balzo in avanti

Estratti scelti

Nell’industria e nell’agricoltura prevalse la “linea nera di Liu Shao-chi”, anche se mai completamente. È facile cadere nell’errore di attribuire al “ritorno al realismo e al buon senso” e al “pragmatismo” la rapida ripresa della Cina dopo i difficilissimi anni 1959-1961. Infatti a partire dal 1962 risultò chiaramente che la Cina stava superando le difficoltà e nel 1965 gli economisti stranieri cominciarono a domandarsi se la Cina non fosse pronta per un nuovo Balzo.
Al contrario tutti i fatti indicano che la vigorosa ripresa della Cina fu dovuta allo spirito e alle realizzazioni del Balzo. Nel 1962 la Cina cominciò a raccogliere i frutti della straordinaria esplosione industriale del 1958-’59. In quell’anno l’83% delle attrezzature industriali utilizzate dalla Cina erano state prodotte grazie agli sforzi eroici del Balzo. […] Dei 921 grandi progetti iniziati durante il primo piano, alla fine del 1957, 428 erano stati portati a termine e 109 erano stati quasi completati. Nel 1958 erano stati portati a termine 500 nuovi progetti e altri 1000 erano stati iniziati. Alla fine del 1959 la produzione industriale aveva raggiunto gli obiettivi del 1962 del secondo piano quinquennale per l’acciaio, il carbone, l’elettricità, il petrolio, gli strumenti per il taglio dei metalli, il cotone e la carta.
(Han Suyin, Il vento nella torre. Mao Tsetung e la rivoluzione cinese 1949/1976, Bompiani, Milano 1977, pp. 171, 172)

Il Balzo inoltre aveva messo in evidenza la necessità delle industrie di fertilizzanti chimici, una lacuna del primo piano quinquennale. A quel punto il settore chimico diventò un settore prioritario. La prima metà del 1960 registrò una prosecuzione dello slancio industriale, soprattutto nel campo dell’energia elettrica. Durante il Balzo fu avviata la costruzione di ventiquattro grandi centrali idroelettriche e di ventisei centrali termiche. Nel 1961 si ebbe un aumento del 20% nella produzione dei metalli, della plastica, dei prodotti chimici e del rayon e nel 1963 la quantità di energia elettrica fornita alle campagne aumentò di undici volte (70.000 chilometri di linee ad alta tensione, di cui 45.000 erano stati realizzati durante il Balzo).
L’avvenimento più importante del Balzo fu la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi, che nel 1964 resero la Cina autosufficiente riguardo al petrolio e che oggi la stanno trasformando in un grande produttore e fornitore di petrolio. Il campo petrolifero di Taching, scoperto dai cinesi senza alcun aiuto straniero in base al principio del “contare sulle proprie forze”, rappresenta una pietra miliare e un modello che ancora oggi viene citato in tutta la Cina. Dai 1,3 milioni di tonnellate prodotte nel 1959, la Cina doveva realizzare l’autosufficienza nel 1964 e raggiungere i 50 milioni di tonnellate nel 1974.
(Ibidem, p. 172)

L’idea che “Mao si fosse reso responsabile di un genocidio” è stata utilizzata come trampolino di lancio per criticare aspramente tutto ciò che la popolazione cinese ottenne durante il regime di Mao.
Tuttavia, anche qualcuno come la demografa Judith Banister, una delle principali sostenitrici dell’ipotesi del “massiccio sacrificio di vite” ha dovuto ammettere i successi conseguiti da Mao durante il suo governo. Scrive di come nel 1973-’75 l’aspettativa di vita in Cina fosse più alta di quella in Africa, nel Medio Oriente, nell’Asia del sud e in molti Paesi dell’America latina. Nel 1981 collaborò alla stesura di un articolo in cui la Repubblica Popolare Cinese veniva lodata per essere riuscita a ridurre fortemente il tasso di mortalità, per aver visto un incremento dell’aspettativa di vita di circa 1,5 anni di calendario dall’inizio del governo comunista nel 1949. L’aspettativa di vita aumentò da 35 anni nel 1949 a 65 anni negli anni ’70, quando terminò il dominio di Mao.
[…]
Guo Shutian, un ex Direttore di politica e legge del Ministero cinese dell’agricoltura nell’era post-Mao, dà una visione molto diversa della situazione agricola generale in Cina prima delle “riforme” introdotte da Deng. È vero che scrive che la produzione agricola diminuì in cinque anni tra il 1949 e il 1978 a causa di “calamità naturali ed errori di lavoro”. Tuttavia, sostiene che tra il 1949 e il 1978 il rendimento per ogni ettaro di terra seminata per ottenere prodotti alimentari aumentò del 145,9% e la produzione totale di cibo salì al 169,6%. In questo lasso di tempo la popolazione cinese aumentò del 77,7%. Secondo questi dati, durante il periodo in questione la produzione pro capite di cibo aumentò da 204 Kg a 328 Kg. Perfino secondo le stime dichiarate dal regime di Deng Xiaoping, tra il 1952 e il 1976 la produzione industriale è aumentata dell’11,2% all’anno (del 10% all’anno durante la presunta catastrofe che è stata la Rivoluzione Culturale). Nel 1952 l’industria rappresentava il 36% del valore lordo della produzione nazionale cinese. Fino al 1975 l’industria rappresentava il 72% e l’agricoltura il 28%.
(Joseph Ball, Davvero Mao ha ucciso milioni di persone durante il Grande Balzo in Avanti?, MR Online, 21 settembre 2006)

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