Da La Stampa, che ha cercato di ridicolizzare una studente italiana all’estero solo perché fare una domanda al presidente russo e vivere, studiare in Russia testimoniando la falsità della narrativa occidentale smonta del tutto il castello di carta montato da anni dai media italiani (La Stampa inclusa).
«Quella che vedete in Italia non è la realtà della Russia: qui si sta benissimo. È un paese libero che dà opportunità a tutti». Dopo il suo intervento al Forum di Mosca «Idee forti per tempi nuovi» durante il quale, in un russo quasi madrelingua, ha fatto una domanda al presidente Vladimir Putin, Irene Cecchini, 22 anni, originaria della Bassa Lodigiana dove la famiglia ha un’azienda agricola che coltiva lavanda, e studentessa all’Università moscovita MGIMO, vuole difendere la terra che l’ha «accolta» tre anni fa e nella quale si è «subito sentita a casa».
Le sue dichiarazioni hanno suscitato scalpore in Italia, lo sa?
«Lo immaginavo. Ma è solo perché quella che vedete in Occidente è una narrazione distopica frutto della propaganda anti russa».
Si spieghi meglio…
«Il racconto della Russia illiberale, dittatoriale è una costruzione dell’Occidente che da anni attacca Mosca per guadagnare sempre più terreno. Non parlo di attacchi militari ma di strategie commerciali, politiche che hanno come obiettivo quello di danneggiare la Russia. L’Occidente ha sempre considerato questo paese come la pecora nera. La Russia non ha fatto altro che difendersi».
Per questo ha invaso l’Ucraina?
«Non sono un’esperta di geopolitica e per rispondere a questa domanda dovrei esserlo. Quello che però posso dire è che a Mosca e nel paese la gente è tranquilla rispetto alla situazione ucraina. C’è un po’ di preoccupazione, certo, ma come ce n’è per il genocidio che sta avvenendo in Palestina. Insomma, non esiste mica solo l’Europa».
E sulla morte di Aleksej Navalny che idea si è fatta?
«Non sono esperta di questi temi, perciò preferisco non rispondere».
Secondo lei la Russia di Putin è una dittatura?
«Le rispondo raccontandole un aneddoto accaduto proprio durante il forum: uno studente aveva chiesto all’assistente del presidente di poter fare una integrazione al quesito già posto. Gli è stato risposto che il tempo a disposizione era finito. A quel punto, Putin si è rivolto a me che gli avevo posto la domanda poco prima e ha detto “Visto Irene, siamo proprio una dittatura”. Secondo lei, ironizzerebbe su questa cosa se fosse vero?»
Non è un mistero, però, che la Russia censuri le voci di dissidenti e oppositori…
«Anche questo fa parte di una narrazione inesatta: è falso che in Russia non ci sia libertà. Non è vero che non ci si può esprimere. Pensi a me, che sono andata da straniera a fare una domanda al presidente e sono stata trattata come una russa. E poi pensi a come verrebbe trattato un russo davanti al presidente Mattarella».
Quando Putin ha detto: “L’Italia mi è sempre stata vicina, mi sono sentito a casa”, secondo lei a chi stava mandando un messaggio?
«Il presidente non parla mai a un singolo ma al mondo. Quello è il suo obiettivo. Ma è vero che Putin, come tutto il popolo russo, ama ancora molto l’Italia nonostante tutto. L’unica differenza che c’è tra i russi e gli italiani è che qui sanno separare la vita di tutti i giorni dalla politica. In Italia no».
Tra qualche mese si voterà per le elezioni europee. Lei voterà?
«Ancora non ho deciso. So che il voto è importante ma devo cercare di capire quali sono i miei progetti, anche perché a giugno mi laureo. Eventualmente, mi rivolgerò all’ambasciata italiana».
Il suo russo è impeccabile. Lo studia da tanto?
«In realtà ho iniziato quattro anni fa e non lo avevo mai studiato prima. Da tre anni sono qui a Mosca e faccio pratica ogni giorno».
Sicura di non avere parenti o antenati russi?
«Ne sono sicura, sono italiana al 100%».
Cosa l’ha spinta a trasferirsi?
«Per me è stato… come si dice in italiano… un vero colpo di fulmine. Non sapevo nulla di questo paese ma me ne sono innamorata. Quindi ho deciso di venirci a studiare e proseguire il mio percorso di studi e di vita qui».
Intende restare a Mosca nonostante la sua famiglia viva in Italia?
«So che i miei mi sono vicini e approvano le mie scelte. Spero, un giorno, di ottenere la cittadinanza».